Verso Parma-Empoli

Il doppio ex Morrone: «Sarà una partita aperta»

Marco Bernardini

Nessuno meglio di lui conosce le realtà di Parma ed Empoli, che domenica si ritroveranno una di fronte all'altra nel lunch match della nona giornata. Il doppio ex Stefano Morrone debuttò in serie A tra le fila dei toscani nella stagione 1998-99 poi militò per sei anni in Emilia, dal 2007 al 2013, e qui intraprese la carriera di allenatore, incluse le due panchine in prima squadra in Lega Pro a cavallo tra novembre e dicembre 2016 prima dell'arrivo di D'Aversa. Avversario al Tardini in uno scontro diretto equilibrato. «Come insegna questo campionato, le partite sono tutte aperte -le parole dell'ex centrocampista, classe '78, ora allenatore della Primavera della Ternana- si affrontano due squadre che stanno facendo percorsi diversi: l'Empoli è partito fortissimo, il Parma esprime un bel gioco e forse gli manca qualche punto».

Come ha visto il Parma in queste prime otto giornate?

«Da quando c'è Pecchia, si vede l'impronta che ha la squadra, il modo in cui prepara, affronta, fa le partite e la velocità di gioco. Il Parma lo vedo assolutamente bene».

A cosa sono dovuti i cali di tensione?

«È sempre difficile giudicare da fuori ma, in base a quello che si nota, il Parma fa la partita e non la subisce. Questo è bellissimo, per chi le guarda le partite sono sempre interessanti e piene di spunti. Poi il gol in sé, il contropiede, ogni partita ha la propria lettura. Diventa troppo semplice dire che è colpa dell'inesperienza se no non facciamo giocare mai i giovani. Per me questi giovani sono forti e devono giocare poi sbagliano anche i “grandi”. Più che altro sono letture di alcune situazioni e certi momenti della gara che sicuramente si possono fare meglio come in tutte le squadre».

La stupisce il rendimento dell'Empoli?

«È partito molto bene al pari dell'Udinese e questo dimostra che è una serie A diversa rispetto agli ultimi anni. Tante squadre, anche tra le cosiddette “piccole”, fanno bene perché sono organizzate, ci sono dei valori e il gap si è un po' abbassato. L'Empoli certifica quest'aspetto, allo stesso modo conosco la piazza in cui ho esordito in serie A a vent'anni: lì si lavora bene, fanno crescere i giovani e la sconfitta non viene subita come un macigno. E ogni anno tirano fuori giocatori di livello».

Qual è il suo pensiero su D'Aversa che conobbe ai tempi del Parma?

«Lo ritengo molto preparato, è cresciuto negli anni e sta facendo delle ottime cose. Un allenatore meticoloso, che studia e cura i dettagli. Non è lì per caso, si merita quello che sta ottenendo».

Come giudica Bernabè?

«Per me è un centrocampista fortissimo che può solo crescere e arrivare a giocare a livelli ancora più alti. Sa fare tutte e due le fasi, è intelligente, si muove bene: ha piede, visione e forza nelle gambe. Un giocatore completo, di quelli che piacciono a me anche se non avevo le stesse caratteristiche - ride - avere qualcuno in mezzo che abbina qualità e quantità ed è bravo a giocare con la palla ti consente di imporre il tuo ritmo alla partita».

E Keita riuscirà a ritagliarsi il suo spazio?

«È un giocatore forte che sposa la linea del Parma. Però in Italia si vuole tutto e subito, non è facile l'ambientamento e credo che, probabilmente, anch'io avrei avuto bisogno di tempo se mi fossi trasferito in un campionato estero. Non è scontato che in un secondo si riesca a capire quello che vuole l'allenatore e come funziona il calcio italiano che è molto esigente e tattico. Si danno tante informazioni ai calciatori che all'inizio non si possono apprendere in automatico».

Quale fu il vostro segreto da neopromossi con Guidolin in panchina?

«La continuità del lavoro diventa determinante, avevamo mantenuto lo zoccolo duro della rosa anche in serie A. E, da questo punto di vista, ci assomigliamo molto con la squadra attuale: allora sapevamo già quello che il mister voleva e in campo era molto più semplice. I ragazzi che sono arrivati ovviamente hanno aggiunto qualità al gruppo, è stata una stagione straordinaria perché noi ci sentivamo forti in qualsiasi partita andassimo ad affrontare e solidi nel lavoro quotidiano che poi ti porti dietro alla domenica».

Qual è il presente di Stefano Morrone?

«Ho avuto la fortuna di fare le giovanili al Parma e al Sassuolo dove sono cresciuto molto poi l'esperienza importantissima da secondo di Fabio Grosso, che è un allenatore forte, dal quale ho imparato tanto poi dopo la parentesi assieme a Cristiano Lucarelli sono tornato a ricoprire il ruolo di primo. Mi piace, sono appassionato: mi aspetto di migliorare, di crescere, di farmi conoscere e di avere delle opportunità. Per il momento lavoro e non mi pongo nessun limite».

Marco Bernardini