GIUSTIZIA
Camera penale, è Valentina Tuccari la nuova presidente: «Astensione contro il Ddl sicurezza»
Un ritorno al vertice dell'associazione. E' Valentina Tuccari, 44 anni, la nuova presidente della Camera penale di Parma, che già aveva guidato dal 2016 al 2020. Succede a Michele Cammarata, eletto nel 2022. Vicepresidente è Samuele Quaini, Stefano Melcarne segretario e Laura Flora tesoriere. Del consiglio direttivo fanno parte anche gli avvocati Manuela Mulas, Livio Di Sabato e Giuseppe Rosafio.
Venticinque anni di storia per la Camera penale di Parma. E diverse battaglie, alcune storiche, che l'associazione continuerà a portare avanti. Sfide che dovrebbero avere per tutti gli operatori della giustizia «il fine comune la tutela dei diritti del giusto processo e della presunzione di innocenza - sottolinea il direttivo in una nota -. La nostra storia dimostra che siamo sempre pronti con tenacia e professionalità a combattere battaglie di civiltà contro il populismo giudiziario e la deriva securitaria, che da ultimo hanno trovato espressione nel cosiddetto Ddl sicurezza in discussione al Senato».
Norme contro le quali l’Unione delle Camere penali italiane ha deliberato un'astensione dalle udienze e dall'attività giudiziaria per la prossima settimana, nelle giornate di lunedì, martedì e mercoledì. «La Camera penale di Parma - sottolinea il nuovo direttivo - aderisce e sostiene questa iniziativa e sarà parte attiva, con l’azione politica locale, a fianco e a sostegno della giunta dell’Ucpi, che tra i suoi prossimi traguardi vede più vicina che mai l’attuazione della separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti. Nella consapevolezza che il nostro impegno per la tutela dei diritti di tutti non sarà compreso da molti, abbiamo la certezza di essere seduti dalla parte dei giusti, perché dall’altra parte ci si sono seduti già tutti».
Un'astensione proclamata dopo varie sollecitazioni da parte dell'avvocatura, incontri con il ministro della Giustizia e audizioni davanti alle commissioni parlamentari. Ma l'iter del Ddl sicurezza sta proseguendo. Secondo le Camere penali italiane, però, in questo modo il governo darebbe ai cittadini un «falso e deformante messaggio di sicurezza ed efficienza, come se non fossero già presenti adeguate disposizioni di legge che puniscono l’occupazione abusiva di immobili, il borseggio, le rivolte in carcere o l’aggressione ai danni dei rappresentanti delle forze dell’ordine».
Tra i reati che verrebbero introdotti, figura anche quello di «rivolta in istituto penitenziario»: eppure lo stesso Dap, dopo le sommosse scoppiate nelle carceri nel marzo 2020, aveva messo in evidenza che «la risposta punitiva - si precisa nella delibera delle Camere penali - va in una direzione “ostinata e contraria” rispetto a una vera prevenzione e dissuasione di tali comportamenti, invitando a “una riflessione sulle condizioni di degrado e abbandono in cui versavano molti degli istituti penitenziari”».
Censurabile, inoltre, secondo le Camere penali, perché contraria anche ai principi della Costituzione, l’introduzione di «ogni forma di castrazione chimica quale mezzo di contrasto ai pur gravi reati determinati da motivazioni sessuali, fatta oggetto di un ordine del giorno approvato dalla Camera con il quale si intendeva istituire una commissione o un tavolo tecnico volto a porre rimedio a un'asserita “mancanza di adeguate misure di prevenzione” in termini di recidiva di tali reati».
Derive, secondo i penalisti. Da contrastare.
G.Az.