Dopo le aggressioni davanti alle scuole

Il preside del Bertolucci: «Servono più controlli. E un nuovo modello educativo»

Un'aggressione con lo spray davanti al Marconi ad uno studente seduto su una panchina in attesa di entrare a lezione. Un tredicenne della Parmigianino che prima viene bullizzato e poi preso a pugni. Mentre i sodali del picchiatore riprendono il tutto col cellulare. E infine il caso del ragazzo del Bertolucci che viene atteso davanti a scuola da un coetaneo che lo butta a terra e colpisce manco il cortile della scuola fosse un ring. Alla fine non è intervenuto un arbitro ma, purtroppo, ambulanza e agenti delle volanti. Dettaglio che raggela: i contendenti hanno 14 anni.

La cronaca è questa. E a chi dice che da sempre i ragazzi si affrontano bisogna ricordare che un episodio può accadere: ma qui stiamo parlando di tre casi in poche ore. E chissà quanti sono quelli che non arrivano all'orecchio dei «grandi», all'amplificatore dei media tanto che tra gli addetti ai lavori serpeggia una ovvia preoccupazione. E si sottolinea che non si tratta di casi isolati.

«L’episodio che ha visto come vittima un giovane studente del Bertolucci, come gli altri che purtroppo si stanno registrando nell’ultimo periodo in varie zone della città, quelle a più alta densità di giovani e ragazzi – come i vari “poli” scolastici, ma non solo – va inserito in un quadro molto complesso, che ha a che fare con i modelli di riferimento, le modalità e i linguaggi con cui oggi si afferma la propria identità e si vivono le relazioni con l’altro, il cambiamento dei modelli educativi, la faticosa gestione delle emozioni, l’acquisizione del senso di realtà, le dinamiche delle relazioni affettive tra i giovanissimi, e molto altro ancora», sottolinea il preside dell'istituto Bertolucci, Lorenzo Cardarelli. «Come scuole di Parma stiamo ovviamente insieme lavorando per comprendere come poter intervenire al meglio sia di fronte agli episodi contingenti, per garantire per quanto di nostra competenza spazi accoglienti e sicuri, sia sulle ragioni profonde che generano questi comportamenti, per cercare di fornire risposte che non si limitino all’intensificazione del controllo – peraltro oggi assolutamente indispensabile ed urgente e quanto mai auspicabile – ma si pongano su un piano culturale ed educativo adeguato appunto alla complessità del fenomeno. E siamo certi dell’impegno e della collaborazione tra tutti i soggetti a vario titolo interessati – scuola, enti locali, prefettura, forze dell’ordine».

Insomma, la situazione è oggettivamente preoccupante. E gli educatori si interrogano tra di loro. E chiedono di non essere lasciati soli. In questo senso è importante ricordare quanto evidenziato dal preside della Parmigianino che, dopo il recente episodio, ha suggerito un presidio di forze dell'ordine davanti agli istituti negli orari di entrata e uscita.

«Qui intorno si concentrano ragazzi di altre zone che non frequentano le scuole», ha dichiarato. E quando ci sono tante persone i rischi aumentano. Anche se sono molto giovani.

r.c.