Vignale
Chiara Petrolini: «Ho scavato a mani nude e ho sepolto il mio bambino»
Traversetolo Minuscolo il corpicino, minuscola la buca per seppellirlo. Poco profonda e dai lati tanto ridotti che a Chiara Petrolini sarebbero bastate le nude mani per scavarla nel giardino della villetta di Vignale, subito dopo il parto. In questo modo improvvisato la ventiduenne di Vignale di Traversetolo avrebbe sotterrato il primo dei due bambini nati (e subito dopo morti) dalle sue gravidanze nascoste al mondo e alla famiglia. A confessarlo è stata lei stessa, in uno degli interrogatori affrontati prima dell’arresto del 19 settembre scorso. Lo rivela l’edizione di ieri del «Corriere della Sera», in un servizio che ripercorre le tappe - alle quali abbiamo ampiamente dato spazio sul nostro giornale nelle scorse settimane - della vicenda. Quell’interrogatorio si era aperto con l’annuncio di Nicola Tria, avvocato di Chiara, dell’intenzione della sua assistita di rilasciare alcune dichiarazioni prima ancora di rispondere alle domande del pm Francesca Arienti e dei carabinieri titolari delle indagini.
È a questo punto che, scriverà poi il gip Luca Agostini, nelle 109 pagine dell’ordinanza, si taglia un «traguardo investigativo» nel caso. La ragazza smentisce quanto dichiarato nel precedente interrogatorio, quando a chi le chiedeva se avesse già partorito prima del 7 agosto 2024 aveva risposto con un no. Una domanda sorta puntuale, dopo che dalle analisi del suo smartphone erano emerse ricerche specifiche anche su un secondo parto a breve distanza dal primo. «In realtà, sì - ammette lei -. Un anno e mezzo fa, a maggio, ho partorito. Solo che il bambino non era nato vivo, quindi l’ho sepolto nel mio giardino, come questa volta». E a scavare la buca, con le nude mani, sarebbe stata lei stessa, «in dieci minuti, non di più», dopo aver avvolto il corpicino «con una salvietta».
Fotocopia di quelle per il secondo parto solitario le giustificazioni di Chiara per il suo comportamento. «Anche lì, non avevo detto niente a nessuno, perché era un periodo un po' pesante per la mia famiglia e poi perché avevo sempre paura del giudizio della mia famiglia e delle persone». Il periodo era «pesante perché mia nonna non stava bene e io l'accompagnavo sempre a fare le cure e dire una cosa così mi sembrava un peso in più». Chiara dichiara di aver avuto paura. «E quindi ho tenuto tutto dentro. Quando è successo la seconda volta speravo che non riaccadesse, solo che non riuscivo a dirlo e quindi è successo tutto». Una spiegazione contorta, che in realtà spiega ben poco. Per il secondo bimbo, Chiara è accusata di omicidio volontario (il piccolo sarebbe morto dissanguato per la mancata chiusura del cordone ombelicale). Sui resti del primo figlioletto, invece, sono ancora in corso le analisi dei carabinieri del Ris. Chiara sostiene che sia nato morto, dopo essere stato partorito «di notte, in camera mia. I miei non c'erano, non ricordo dove fossero andati. Quel giorno non ero andata dal bambino (per il quale faceva la baby sitter, ndr) perché avevo mal di schiena e non mi alzavo da letto». Il parto, avvenuto con il buio, ma intorno alle «nove, non a notte fonda» sarebbe «durato poco. Quando è nato, ho provato a scuoterlo, per vedere se respirava, ma era morto e allora mi è passato per la testa di metterlo nel giardino». Nella villetta «non c'era nessuno».
E nessuno abita da mesi ormai al 18 di via Baietta. La villetta è posta sotto sequestro, ma da giorni appare deserto anche il cancello del giardino. Meta di un pellegrinaggio di decine di sconosciuti, alle sue sbarre aveva visto formarsi una sorta di muro di fiori con nastri azzurri, peluche, palloncini a forma di cuore e letterine scritte anche da bambini. Tutto finito nei sacchi neri con i quali un mattino si sarebbe presentato il padre di Chiara, accompagnato dai carabinieri. L'uomo avrebbe ripulito l'accesso al suo cortile gridando «Questo non è un cimitero». A raccontarlo a Repubblica è stata una vicina che, sentendo le grida, si è affacciata dalla finestra della cucina e ha riconosciuto Petrolini. «Poi - ha proseguito la donna - ha preso l'auto della figlia, una Panda che era posteggiata qui da agosto e l'ha portata via».
r.c.