Lutto

Addio a Renato Bertoli, re dei salotti

Antonio Bertoncini

Si può proprio dire «casa e bottega»: era quella la vita di Renato Bertoli, che ci ha lasciato domenica scorsa a 83 anni a causa di un malore improvviso. Insieme alla moglie Giovanna, Bertoli fondò la ditta Bertoli Salotti nel lontano 1963. Proprio l’anno scorso ha festeggiato insieme alle figlie, al genero e ai nipoti i 60 anni dell’azienda da lui creata e fatta crescere in una vita di lavoro.

«Da diversi anni – dice la figlia Elisabetta – mio padre ha lasciato la conduzione dell’azienda, ma veniva spesso e non mancava mai di dare utili consigli». La Bertoli Salotti è rimasta sempre un’azienda a gestione familiare: le due figlie, Elisabetta e Cristina ci lavorano da oltre trent’anni, insieme a Lorenzo e Michele, figlio e marito di Cristina. «Questa azienda è la nostra vita – conferma Elisabetta – nostro padre ci ha trasmesso la passione per il lavoro. Papà ha pensato a tutto, ha organizzato al meglio e per tempo il passaggio di consegne, mettendoci in grado di lavorare assieme con obiettivi e compiti ben definiti, con la prospettiva di continuare a lungo l’attività».

Renato Bertoli, quinta elementare, si è fatto da sé. Ha cominciato a lavorare con i pantaloni corti alle dipendenze di un tappezziere che gli ha insegnato il mestiere, poi si è messo in proprio facendo lavori di tappezzeria in un garage, e nel 1963, a 22 anni, ha coronato il sogno di avere un’azienda sua, aprendo il negozio in via Trieste, quando ancora a Parma non c’erano ditte specializzate nella produzione e vendita di divani. Quarant’anni fa, il salto di qualità, con la nuova sede nel quartiere artigianale di via Venezia. L’ingresso in azienda delle figlie, poi del genero Michele, e ora del nipote Lorenzo, hanno contribuito a far crescere la Bertoli Salotti e a consolidarla sul mercato.

«Quando mi presento – fa notare Elisabetta con un velo di ironia – spesso mi identificano con il jingle Bertoli Salotti, il salotto di casa tua. Per noi è una specie di marchio di fabbrica, e papà non l’ha mai voluto abbandonare. Come padre era un po’ severo - continua - ma in realtà era sempre disponibile. È sempre stato accanto alla moglie, venuta a mancare 12 anni fa, era innamorato delle sue figlie e stravedeva per i nipoti: ha accolto con grande gioia l’ingresso di Lorenzo in azienda, perché gli ha dato la sensazione di un progetto che continua e che guarda al futuro».

Fuori dal lavoro Bertoli aveva due passioni: la cura dell’orto e la caccia al cinghiale. Anche nell’ultima fase di vita, al mattino andava a prendere un caffè con i suoi amici cacciatori, e poi faceva un salto in azienda: «Viveva solo – conclude Elisabetta – ma era sempre con noi». Bertoli era benvoluto anche dai dipendenti: «Io sono qui da trent’anni - dice Barbara Moretti, addetta all’amministrazione -, con il signor Renato c’è sempre stato un rapporto di fiducia. Era una gran persona, un datore di lavoro vecchio stampo, esigente ma cordiale e disponibile. Quando veniva da me sapevo già quello che avrebbe chiesto, e abbiamo lavorato in perfetta sintonia. Ci mancherà molto».