Intervista

Andrea Pennacchi arriva a Parma: «Vi racconto l'Odissea e il mio vissuto personale»

Mara Pedrabissi

A Parma il 5 dicembre

«La chiave dell'intero spettacolo è che il pubblico partecipa: prima entra nella baracca del porcaro Eumeo, ascolta il racconto di Odisseo, sotto le mentite spoglie del mendicante, e poi diventa proprio parte dell'equipaggio. Finora ha funzionato». Andrea Pennacchi, 55 anni, padovano, uomo di teatro (ha iniziato avendo come maestro il parmigiano Gigi Dall'Aglio), di cinema (è nelle sale con «Berlinguer. La grande ambizione», al fianco di Elio Germano) e di televisione («Propaganda Live») dove si presenta spesso col carattere del personaggio/imprenditore Pojana, racchiude così l'essenza di «Una piccola Odissea» (a Parma giovedì 5 dicembre ore 21, all'Auditorium Paganini, info Arci e Caos).

Ispirato al poema di Omero, il lavoro di Pennacchi si avvale delle musiche dal vivo di Giorgio Gobbo (chitarra e voce), Gianluca Segato (lap steel guitar) e Annamaria Moro (violoncello).

Pennacchi, lei qui incrocia la mitologia dell'Odissea con le sue memorie private...

«Di fatto, racconto l'Odissea. Però nutro il racconto con il mio vissuto personale, giustificando così il motivo del mio racconto. Tutte le immagini che compaiono dell'Odissea sono anche nutrite della mia vita, le persone che ho incontrato, i luoghi che ho visto. Però è un modo per accedere a questo grande capolavoro letterario».

L'Odissea ci arriva dall'VIII secolo avanti Cristo eppure continua ad affascinarci perché ci racconta per come siamo.

«Ci racconta costantemente ed è questa la sua forza. Parla di noi a tutto tondo, nel bene e nel male. Ci sono l'ingegno, il coraggio, i grandi affetti ma anche le vigliaccherie, l'arroganza e tante altre cosette che ci complicano la vita».

Il suo primo incontro con l'Odissea avvenne quando era piccolo: il suo papà gestiva lo stand dei libri alla Festa dell'Unità ma accadde che uno si bagnò...

«Venne a piovere, strano perché alle Feste dell'Unità non pioveva mai, tanto che le chiamavano Feste dell'Umidità. Però accadde. Si bagnò una copia dell'Odissea. Mia mamma non si rassegnò, era uno spreco buttar via un libro, così letteralmente lo salvò appendendolo per farlo asciugare, stirando le pagine. Poi me lo regalò. Andavo alle medie, avevo dodici, tredici anni e leggevo i fantasy. Anche questo mi parve un grande fantasy».

Nell'Odissea c'è una componente femminile: Penelope, Nausicaa, Circe... Come le rende?

«Ci sono due livelli di racconto, c'è un narratore che sono io e poi c'è un narratore di tutta la storia che è Odisseo travestito da mendicante. Quindi i personaggi femminili non sono da interpretare, piuttosto da evocare leggermente. E grazie al cielo perché sono tutte bellissime e sarebbe complicato (ride, ndr)».

Il Veneto, la sua terra, è sempre presente nei suoi racconti.

«Il Veneto non è soltanto Venezia, è tante cose. Io sono dell'entroterra, di Padova. È un luogo di bellezza straordinaria ma anche di zone industriali e capannoni e ferro passato al tornio; è nella zona più inquinata d'Europa in questo momento però ci sono anche le montagne che sono una meraviglia... è un posto pieno di contrasti, vastissimo. Mi dispiace sempre quando viene descritto solo in un modo perché è ricco di tante cose, anche di generosità inaspettate. Certo nella satira, ne tiro fuori le storture. La parte del Veneto che porto in me nell'Odissea invece è quella della bellezza, della nostalgia, della semplicità delle relazioni umane».

«Propaganda Live» avrà ampliato e ringiovanito la platea dei suoi fan, rispetto a chi la conosceva per le fiction, il teatro, il cinema.

«A livello nazionale sicuramente. Però nelle mie lande, tra Veneto, Friuli, Lombardia, ho sempre lavorato molto con le scuole e con le università. Adesso è un po' che non lo faccio. I giovani mi davano energia, entusiasmo, dubbi, incrinavano le mie certezze. In cambio davo loro la calma nelle avversità, la forza del veterano».

Lei ha una figlia che ha circa la stessa età di quando lei scoprì l'Odissea. Che rapporto avete?

«Buono! In questo momento è poco interessata al teatro ma va bene così. Mi fa imparare un sacco di cose anche lei. In cambio io e la madre cerchiamo di tenerla un po' in riga perché alle medie scopri tutto di colpo, vorresti esplodere di colpo...».

Mara Pedrabissi