Il progetto di Confindustria
Un piano casa per risolvere l'emergenza abitativa
Si chiama Piano per abitazioni sostenibili ai lavoratori ed è al tempo stesso un’idea di grande valenza sociale e un ambizioso progetto di politica economica potenzialmente in grado di accelerare fortemente lo sviluppo del Paese. È una scommessa sulla quale Confindustria punta moltissimo: le linee guida sono state presentate al governo, in attesa di portare il progetto dettagliato del Piano sul tavolo del ministro Giorgetti.
Il Piano “parla” parmigiano, per due motivi: primo, perché il presidente degli industriali Emanuele Orsini ha affidato a Gabriele Buia, presidente dell’Unione parmense degli industriali, la delega per seguire il progetto; secondo, perché l’idea nasce da un piano casa che a Parma ha funzionato molto bene, catalizzando le forze di imprenditori, Comuni e Fondazioni.
«Proprio partendo dal progetto parmigiano, discuto da tempo di un Piano casa con Orsini, da quando ancora era vicepresidente – spiega Buia –. Insieme, abbiamo messo a punto un progetto che ha l’ambizione di stimolare un circolo virtuoso molto efficace, facendo partire i progetti dal basso, promuovendo e incentivando interventi in ogni regione d’Italia e mettendo in moto il risparmio privato, utilizzando al minimo le risorse pubbliche, che sono sempre più scarse».
EMERGENZA ABITATIVA
L’oggetto del Piano sono le case per i lavoratori e per gli studenti. Per il mondo industriale risolvere l’emergenza abitativa è un’assoluta priorità, perché è un problema che riguarda una gran parte della forza lavoro e che frena pesantemente la mobilità. L’obiettivo è garantire ai lavoratori di potersi permettere un appartamento con un affitto che non superi il 30 per cento del loro reddito e agli studenti canoni alla portata di famiglie normali.
«Oggi, uno dei problemi più seri per gli imprenditori è la carenza di forza lavoro: in molti casi, potenziali assunti sarebbero anche disposti a trasferirsi per accettare un contratto, ma non possono perché non trovano abitazioni compatibili con la busta paga – spiega Buia –. Questo è un problema non solo del mondo dell’industria, ma di tutto il Paese: è un tema sociale grave, che si tocca dappertutto, anche a Parma. E deve essere risolto in fretta».
«Il problema – continua – non riguarda solo i lavoratori delle grandi aziende, ma anche quelli di piccole e medie imprese, degli artigiani. E di tutto il sistema sociale italiano. E riguarda da vicino anche gli studenti: in generale, il livello della tensione abitativa si sta alzando parecchio. Per questo il nostro Piano ha l’obiettivo di proporre una soluzione concreta per correre rapidamente ai ripari».
I PILASTRI DEL PIANO
Quattro i pilastri fondamentali sui quali si basa il Piano, che è riferito solo al tema casa e agli studentati: cartolarizzare gli interventi con la garanzia dello Stato, offrire incentivi fiscali agli investitori, snellire le procedure urbanistiche e edilizie e stimolare la collaborazione con enti statali e locali per la ristrutturazione e il reimpiego dei loro immobili che possono essere utilizzati a scopo abitativo.
LA CARTOLARIZZAZIONE
«Il cuore del meccanismo è l’utilizzo del risparmio privato con la garanzia pubblica. La nostra richiesta al governo – spiega il presidente degli industriali di Parma – è che il Piano possa essere inserito nella manovra. Quello che chiediamo è che lo Stato garantisca la raccolta privata di finanziamenti, facendo in modo che il risparmiatore possa comprare obbligazioni collegate a questi interventi e che il capitale che investe sia tutelato».
Il Piano prevede che le risorse necessarie siano trovate tramite la cartolarizzazione dell’operazione attraverso la creazione di società veicolo. «Dell’operazione, come prevede una legge vigente, si occuperebbero le banche, che avrebbero un ruolo strategico. E i privati – le aziende, ma anche i grandi e i piccoli risparmiatori – potrebbero acquistare obbligazioni con un rendimento pari a quello dei Bot e, in più, con la garanzia dello Stato. Anche il coinvolgimento della Pubblica amministrazione è possibile e auspicabile: le Regioni potrebbero partecipare acquistando obbligazioni, ma anche fare da garanti per gli investimenti dei privati».
LA GARANZIA DELLO STATO
La “marcia in più” di questo Piano è proprio la garanzia pubblica del capitale – attraverso la forma più indicata che il governo potrà individuare – che convincerebbe tantissimi privati a investire in progetti per la casa e per gli studentati. I vertici di Confindustria, e Buia in prima battuta, ne sono assolutamente convinti. «Teniamo presente – osserva Buia – che, se è vero che abbiamo un debito pubblico altissimo, è altrettanto vero che ci sono quasi seimila miliardi di risparmio privato, 1.150 dei quali fermi nei conti correnti. Se lo Stato creasse un piccolo fondo a garanzia della raccolta abbiamo stimato che si potrebbero raccogliere diversi miliardi da destinare a questa operazione. Qualche centinaio di milioni a fronte di miliardi». «Di fatto, sarebbe la stessa operazione fatta dallo Stato, durante la pandemia, con il Decreto liquidità – aggiunge –. Siamo convinti che questo meccanismo darebbe il la a una svolta epocale. È inutile girarci intorno: il tema della casa e degli studentati è strategico per il Paese e lo Stato non può permettersi di risolverlo con le proprie risorse. Ma interventi parziali e provvisori non servono, sono solo un effetto placebo. L’unica strada per dare una svolta è appoggiarsi al risparmio privato. Per dare un ulteriore incentivo, poi, si potrebbe anche pensare di detassare i rendimenti delle obbligazioni. Anche questo aiuterebbe tantissimo».
PROCEDURE PIÙ VELOCI
«Teniamo ben presente – afferma il delegato di Confindustria per il Piano casa – che questi interventi sociali non vanno confusi con l’edilizia popolare, che è tutt’altra cosa. Qui si mira a aiutare quell’ampia fascia grigia che non può permettersi gli affitti correnti ma che non ha le caratteristiche per concorrere all’assegnazione di alloggi popolari». «Bisogna quindi prevedere, esclusivamente per questa tipologia di intervento, deroghe alle norme urbanistiche e edilizie, per rendere meno lungo e accidentato il percorso. Anche la pubblica amministrazione può mettere in campo agevolazioni importanti: la riduzione degli oneri di urbanizzazione e dell’Imu, solo per fare due esempi. Semplificazioni e agevolazioni sono fondamentali».
RIGENERAZIONE URBANA
Un altro pilastro del Piano casa riguarda la collaborazione con i soggetti pubblici. «È necessario stimolare lo Stato e gli enti locali – spiega Buia – perché mettano a disposizione aree disponibili in zone urbanizzate e i loro immobili sfitti o non utilizzati, a patto che siano idonei per un intervento per case e studentati. Una soluzione potrebbe essere che i soggetti pubblici offrano in comodato d’uso gli immobili individuati, in cambio della loro ristrutturazione. Questo permetterebbe anche di accelerare il processo di rigenerazione urbana, che sta a cuore a tutti noi: quando possibile, è sempre preferibile ristrutturare, oppure demolire e ricostruire, evitando di consumare il suolo».
«LA POLITICA DEI FATTI»
La sfida è lanciata: i principi generali della proposta sono stati illustrati al governo, ed è già stato chiesto che il Piano venga inserito nella manovra. Adesso i vertici di Confindustria aspettano una convocazione dal ministro Giorgetti per illustrargli tutti i dettagli.
«Serve la volontà politica per metterlo in pratica: noi gli abbiamo spiegato che siamo convinti che possa dare risposte concrete, e molto in fretta, a un problema che va risolto prima che l’emergenza sociale possa deflagrare. È ora di agire, di passare dalla politica dei proclami a quella dei fatti».
Claudio Rinaldi