Anniversario

Cristo Risorto, i cinquant'anni della chiesa sempre giovane

Il 22 dicembre 1974 il vescovo Amilcare Pasini inaugurava la chiesa di Cristo Risorto in via Venezia. Esattamente mezzo secolo dopo il vescovo Enrico Solmi ha presieduto una messa di anniversario, scoprendo una targa commemorativa. All’inizio della celebrazione il parroco don Mauro Pongolini si è soffermato sulle numerose e necessarie azioni di restauro da lui apportate all’edificio, quali il rifacimento del tetto, l’impianto di un nuovo sistema di riscaldamento, la ristrutturazione della cappella e il trasferimento degli arredi liturgici e delle campane dalla chiesa sconsacrata di Casalbaroncolo.

Il sacerdote ha rimarcato che Cristo Risorto, «seppure non sia stata portata a termine, non è una chiesa scomoda, ma una chiesa esigente. Richiede, cioè, uno stile celebrativo modulato sulla riforma del Concilio Vaticano II: assemblea riunita, centralità del gesto e della Parola ben pronunciata. Mi piacerebbe che da questa giornata sgorgasse la voglia gioiosa di renderlo un posto sempre più bello e accogliente».

Solmi, nell’omelia sul Vangelo della Visitazione, ha invece sottolineato la gioia missionaria di Maria: «Lei dice a Dio “Ci sto!”. Così va verso l’altro, portando dentro di sé, per la prima volta, Gesù e percorre quelle strade che il figlio batterà poi da adulto. Maria è l’arca definitiva che trasporta Dio ed è immagine della Chiesa che ha come scopo quello di presentare il Signore a tutti. La parrocchia è dunque la dimora di Dio tra le case della gente e Maria entra proprio in una casa, quella di Elisabetta, dove avviene una piccola Pentecoste quando le due madri e i due bambini entrano in contatto. Questa visita ci parla di un incontro che la Chiesa è chiamata a fare in ogni contesto umano accogliendo le persone, curando il rapporto tra giovani e anziani e favorendo l’ingresso della fede nelle case».

Tra i numerosi fedeli presenti, anche Irene Porta, giovane membro dell’Azione cattolica. «Bello - ha evidenziato - vedere riunite oggi tutte le comunità della Nuova parrocchia (che unisce San Leonardo, San Bernardo, Cristo Risorto, Moletolo e Baganzolino), una famiglia da tempo in cammino insieme. Le pareti sono fondamentali, ma la chiesa è prima di tutto costituita dalle persone».

È nella vicina via Treviso che la comunità parrocchiale del Cristo Risorto ha emesso i primi vagiti. Qui sorge, dal 1948, il Villaggio del fanciullo - ora Scuola dell’infanzia “Mazzarello” - che, nel 1969, le quattro suore salesiane che vi insegnavano e don Luciano Scaccaglia trasformarono nel primo punto d’incontro religioso del quartiere, allorché la zona venne separata dalla circoscrizione del San Benedetto, diventando parrocchia indipendente. Così, alla domenica, eucaristia e matrimoni iniziarono a essere celebrati o nella chiesetta annessa all’istituto o nel suo salone. Trascorso un lustro, si sentì l’esigenza di uno spazio più ampio; il resto è storia.

«Ci fu qualche polemica sul progetto del nuovo tempio ideato da Italo Borrini» racconta Paolo Marenzoni, ex parrocchiano che s’interessò alle vicende in questione scrivendo su «Vita Nuova» «don Scaccaglia infatti non gradì l’impiego del cemento bianco per la facciata, più costoso di quello normale. Anche la scala a chiocciola d’ingresso risultava scomoda soprattutto per lo spostamento delle bare ai funerali. La ventata d’aria nuova del Vaticano II richiamò inaspettatamente molti giovani e durante i riti si iniziarono a vedere delle chitarre, scelta che un po’ sconcertava le signore più anziane».

In via Treviso, oltre il cancello verde, il cortile alberato dov’è facile immaginarsi, d’estate, le riunioni dei tanti ragazzi e ragazze per organizzare le attività (dalle visite agli anziani alla preparazione della liturgia) e la Sagra settembrina, una Festa dell’Unità in minore che intratteneva tutto il circondario. Il cantiere da cui sarebbe sorta la nuova chiesa era già attivo lì, vociante e laborioso.

Emanuele Marazzini