Nuovo codice della strada
I ristoranti in montagna: «Addio ai nostri clienti che venivano da lontano»
Il nuovo codice della strada è in vigore dallo scorso 14 dicembre e pare che le infrazioni rilevate nella montagna siano le stesse del periodo ante riforma. Morale: chi era avvezzo a superare i limiti, continua a farlo. Più o meno. È però aumentata la consapevolezza: la paura è certamente un freno. Soprattutto per chi con la patente ci lavora.
Ma come la mettiamo con chi lavora con la somministrazione? Gli operatori si dividono tra chi non ravvisa problemi, chi non ha registrato cali e chi invece già fa i conti con comande light. «C’è molta paura e chi deve mettersi alla guida rinuncia persino alla birra piccola - riferisce Gabriele Pessina, titolare del ristorante-pizzeria Speedy di Bedonia -. Bene la sicurezza, ci mancherebbe, ma che effetti avrà la nuova norma sui flussi? Qui a Bedonia abbiamo sempre avuto tanti clienti che vengono da fuori comune: Borgotaro, Albareto, addirittura Santo Stefano d’Aveto e Parma. Verranno ancora? Chi vive in paese, corre zero rischi. Ma chi vive nelle frazioni?».
In effetti, tra i ristoratori della montagna serpeggia il timore di perdere non necessariamente le compagnie che magari si attrezzano con un pulmino a noleggio, dividendosi così la spesa, quanto piuttosto le coppie. «I carabinieri stanno facendo il loro lavoro - ricorda ancora Pessina -, ma rendiamoci conto che lo 0,5 di tasso alcolemico è facile da raggiungere: quanti allora preferiranno restare in città sottraendo così alla montagna una clientela conquistata in anni di promozione del territorio?».
Dello stesso avviso anche i titolari dell’Agriturismo «A Föndega» di località Cerosa (Tornolo), secondo cui «per ora i più noleggiano un pulmino per venire da noi (il ristorante si trova sulla SP359R, quella che collega Bedonia al Passo del Bocco e non è certo raggiungibile a piedi, ndr). E per quanto lo faranno? Per non perdere clienti dovremo dare noi questo servizio? Il problema sono proprio i locali come il nostro lontani dai centri (e dai servizi)».
Sempre a Bedonia, un altro storico locale (che ha chiesto di non essere nominato), ha notato un drastico calo delle birre medie: «I più chiedono la piccola e si fermano lì», informano i titolari. «La paura spinge gli avventori a rinunciare o ridurre il consumo - conferma Didier Spagnoli del ristorante «Manubiola» di Bergotto di Berceto -: infatti, è aumentata la richiesta del quarto o del mezzo litro di vino a scapito della bottiglia».
Non è preoccupato, invece, Alessandro Delnevo del ristorante «Così è se vi pare» di Borgotaro. «Da quando è uscito il nuovo codice, non ho notato differenze. A Capodanno, ad esempio, avevamo tavoli con clienti di una certa età che si limitano già di loro. Nessun problema nemmeno con le compagnie più giovani e numerose, abituate a non farsi problemi».
«Anziché criticare la legge - chiosa, infine, Michela Biolzi della “Vecchia Compiano”-, abbiamo cercato di essere propositivi, suggerendo ai clienti il consumo a calice dei vini più importanti come lo champagne o i grandi rossi. Per le coppie che vogliono ordinare un’etichetta di pregio, conserviamo il tappo e poi regaliamo loro la borsina con il nostro logo per portarsi a casa la bottiglia non finita. Sta crescendo intanto l’abitudine tra le compagnie di prenotare un pulmino per andare e venire dal ristorante senza pensieri. E non mancano i gruppi dove due o più avventori non bevono per potersi poi mettere alla guida per gli altri».
La Biolzi però rileva che sono i gestori e i clienti a doversi organizzare: a quando, chiede, un servizio di taxi notturno? «Poterne chiamare uno dopo cena senza doverlo giocoforza prenotare anzitempo, risolverebbe tanti problemi».
Monica Rossi