Sorbolo
Addio a Giampiero Campanini, morto a 48 anni: aveva saputo realizzare i suoi sogni
Aveva inventato una curva speciale per impianti d’imbottigliamento ma non ha fatto in tempo a brevettarla. Giampiero Campanini ha una storia singolare alle spalle, fatta di lavoro e pochi sani principi, una storia che non è andata oltre i 48 anni di età compiuti un paio di mesi fa.
Giampiero non era molto intenzionato ad andare a scuola e impegnarsi sui libri. I genitori, forse un po’ disperati per i risultati e quel comportamento che lo portava a uscire dall’istituto tecnico già al primo anno, lo mandano a fare uno dei lavori più duri che esistano. Lui, giovanissimo, trasporta sacchi di cemento tutto il giorno e passa ore in ginocchio come pavimentista ma torna sempre a casa con il sorriso sulle labbra.
Dopo quella prima esperienza inizia come meccanico montatore per le linee di imbottigliamento; a 18 anni entra come socio e a 21 anni rileva la Conveying Systems di Gattatico.
Nato e vissuto a Bogolese, Giampiero si alzava tutte le mattine alle 5, tornava a casa solo alle 21 dopo aver fatto il progettista, il montatore, l’addetto commerciale e chissà che altro.
In azienda era sempre pronto a fare tutto, non era certo il padrone seduto in scrivania tutto il giorno che grida ordini.
Si è tolto alcuni sfizi, passioni che aveva fin da ragazzino. La prima era per le auto, ha avuto Porsche e Lamborghini, l’ultima specialmente attirava molte attenzioni ma lui, Giampiero, non ha mai postato nemmeno una foto per vantarsi.
«Tutte le volte che un bambino si fermava a guardare l’auto - afferma Agata, moglie di Giampiero - lui si rivedeva in quegli occhi scintillanti. La metteva in moto, la faceva vedere tutta fino al motore perché si sentiva fortunato di aver realizzato quel sogno e voleva infondere nei bambini la convinzione di potercela fare».
Oltre ai vini rossi di pregio e alla montagna, l’ulteriore passione era il poligono. Possedeva diverse pistole e la sua “rosata” era di tutto rispetto. Si era sposato solo 6 mesi fa con Agata dopo 9 anni di convivenza.
«Purtroppo ci sono stati problemi sulla diagnosi - prosegue Agata - devo ringraziare i dottori Alessia Fratianni, Francesco Salaroli, Fabiana Perrone, Paolo Ascerto e Riccardo Danielli. Giampiero ha subito tre interventi molto difficili ma non ha mai mollato. Non si è mai lamentato e ha sempre creduto di poterne venire fuori come me. Ma non ce l’abbiamo fatta».
Silvio Marvisi