Protesta

«Biblioteche comunali, perché a Parma orari così ridotti?»

Ginevra Maria Bianchi

A Parma lo studio non fa gli straordinari, e questo, per gli studenti, non è solo un modo di dire. Nella città ducale, infatti, il tempo passato in biblioteca sembra seguire un ritmo «che non sta al passo delle necessità dei ragazzi»: orari frammentati, chiusure anticipate e l’assenza quasi totale di disponibilità domenicale rappresentano un ostacolo concreto per chi cerca spazi adeguati per studiare.

«Non tutti hanno le condizioni per studiare in casa, ed è giusto che venga garantito più tempo negli spazi pubblici», afferma Asia Tedesco, studentessa fuori sede che ha deciso di fare della sua esperienza personale un motivo di protesta. Ma analizziamo alcuni orari. La biblioteca Malerba ha una duplice fascia oraria, dalle 9,30 alle 13 e dalle 15 alle 19, che spezza la giornata ai frequentatori, ma rappresenta comunque una delle opzioni più flessibili dal martedì al sabato, anche se la domenica è limitata al mattino, stando aperta dalle 10 alle 13. La biblioteca Pavese, poi, ha orari spezzati, che coprono però tutti i giorni della settimana, anche la domenica fino alle 19. La Civica, situata nel cuore della città, offre un orario continuato fino alle 19 dal lunedì al giovedì, mentre il venerdì apre più tardi, alle 10.30, e la domenica rimane chiusa. E infine, la biblioteca Guanda ha un orario simile e continuato, dalle 9 alle 20 tutti i giorni. Peccato che la domenica rimanga chiusa. Anche lei.

«Si fa fatica a trovare biblioteche vicino a casa che restino aperte fino alle 19, che è ancora un orario in cui si è immersi nello studio, se vogliamo dirla tutta - continua Asia Tedesco -. Ci vorrebbero spazi aperti più ore al giorno, anche dopo cena. Al momento, però, non c’è molta flessibilità oraria».

«E’ un tema, questo, che deve iniziare a essere preso davvero in considerazione - aggiunge la sorella Gaia, anche lei studentessa fuori sede - . Le biblioteche universitarie hanno spazi limitati, quindi spesso ci rifacciamo sulle comunali, che non hanno orari comodi».

La domenica, in particolare, rappresenta una sfida: «Parma è una città che ha davvero del potenziale, con tante facoltà e tanti ragazzi sulle spalle - commenta Vittoria Cola, studentessa pendolare -. Ci sono servizi che sono eccezionali e per nulla scontati, come le connessioni wi-fi gratuite o la disponibilità del personale. Ma sugli orari bisogna migliorare, anche confrontandosi con realtà più all’avanguardia. A Bologna tutte quante le comunali durante la settimana fanno orari continuativi e mai frammentati, anche se spesso solo fino all'ora di cena. E’ a questi luoghi, secondo me, che bisognerebbe ispirarsi». Luoghi come la biblioteca Salaborsa di Bologna, aperta dal lunedì al sabato dalle 9 alle 20 (fatta eccezione per il lunedì che ha apertura alle 14), come quella dell’Archiginnasio, sempre a Bologna, che apre i battenti dalle 9 alle 19 per tutta la durata dei giorni lavorativi anche se, al sabato, sta aperta solo fino alle 14. Oppure, per cambiare città, come la Delfini di Modena, che è aperta dal lunedì al sabato, dalle 9.30 del mattino fino alle 20 di sera. Ma è proprio su questi punti che tiene a fare alcune precisazioni, l’assessore ai servizi educativi e alla transizione digitale, Caterina Bonetti: «É bene specificare, prima di tutto, che le biblioteche non nascono come aule studio, ma come luoghi di lettura, attività culturali e conferenze che promuovano la letteratura in quanto tale. Poi, chiaramente, possono essere anche posti adibiti allo studio. Ma non solo - puntualizza -. Detto questo, siamo pronti a valutare possibili ampliamenti degli orari o la creazione di nuovi spazi in città, magari collaborando con l’università. Il titolo di Parma Capitale dei Giovani ci stimola a raccogliere queste richieste. Ovviamente, c’è una questione di costi e organizzazione, non lo nego, ma siamo intenzionati a discuterne, soprattutto coi nostri studenti».

Un confronto aperto, dunque, che lascia intravedere possibilità di miglioramento. Ed è proprio questa disponibilità che gli studenti si aspettano. «Studiare in una città universitaria non dovrebbe significare rinunciare alla pausa pranzo per riuscire a totalizzare abbastanza ore di studio prima della chiusura della biblioteca, tanto meno restare sempre a casa, magari non sentendosi a proprio agio, per mille motivi - appunta Francesca Negroni, studentessa pendolare - . C’è un reale bisogno di luoghi con orari più adatti alle nostre esigenze, perché studiare bene in una città fatta e pensata per i giovani, come dovrebbe essere Parma significa anche avere accesso a spazi che mettano i nostri tempi e le nostre necessità prima di tutto».

Ginevra Maria Bianchi