Una disabile aggredita sul treno

«Mi hanno scippata. Ma quel computer mi serve per vivere»

Luca Pelagatti

Un disperato vede una donna sola sul treno, le strappa la borsa e si dà alla fuga sperando di mettere insieme qualche spicciolo.

A storie come queste la cronaca ci ha, ormai, assuefatto. Ma stavolta è diverso: è peggio.

Sì, perché la persona scippata soffre della sindrome di Elhers-Danlos, una malattia genetica rara, non era seduta sul solito sedile ma sulla carrozzina su cui è costretta a muoversi e nello zaino, oltre al portafoglio e alle altre cose che ogni ragazza porta in giro, aveva il computer che le serve per lavorare, interagire col mondo. «E ci sono programmi speciali che servono ad ovviare le mie limitazioni fisiche».

Vi sembra già assurdo? C'è dell'altro: lo scippatore per arraffare la borsa non ha esitato a usare le maniere forti. E anche la carrozzina ora ha bisogno di essere riparata.

Non è successo in qualche degradata periferia lontana ma in stazione a Reggio, sul regionale che fa la spola tra Bologna e Parma. E la vittima, la 26enne Emma Manghi, lo racconta mescolando l' ovvio dispiacere con la dolcezza di chi, sono parole sue, «crede nella forza delle persone e della solidarietà».

Poi, mentre spiega, si raccomanda più volte: «Sia chiaro, non voglio che traspaia rabbia, rancore». Anche se, è logico, a dover riassumere questa storia, monta l'ira.

«E' successo l'altro sabato verso le 19.30. Io stavo tornando a Parma dopo essere andata a Bologna a sistemare delle pratiche all'università. Ho terminato la triennale in Scienze dell'educazione e inizierò la specialistica in Comunicazione qui a Parma. E ovviamente quel computer mi serve per gli studi ma anche per il mio lavoro come educatrice e progettista sociale». Tutte cose che il ladro, è ovvio, non sapeva: per lui Emma era solo una donna fragile. Un bersaglio perfetto che non avrebbe potuto reagire.

«Naturalmente ho sporto denuncia, le forze dell'ordine stanno facendo indagini per arrivare al responsabile». Ma, francamente, una denuncia in più non renderà meno amara questa vicenda.

«Per me è stato un danno pesante, le possibilità di riavere il mio computer sono poche», prosegue Emma che di fronte alla malattia ha sempre saputo reagire con una forza che si vorrebbe fosse contagiosa. Lei, che è stata premiata nel 2020 con il premio dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili di Parma, è la prima caposcout in sedia a rotelle e un anno e mezzo fa è stata anche ricevuta al Consiglio d'Europa a Strasburgo a parlare di disabilità. Se ci aggiungete che oltre a studiare e lavorare fa parte di «Parmaccessibile», un team che opera per abbattere le barriere, capite che di certo non sarà questa batosta a toglierle la voglia di andare avanti.

«Purtroppo però ho avuto un danno importante: per comprare un altro computer con le stesse caratteristiche speciali serviranno 2200 euro e altri 800 sono necessari per riparare la carrozzina che ha lo schienale danneggiato», spiega raccontando di essere stata costretta a lanciare una raccolta fondi in rete per chiedere una mano. «E' una spesa impossibile al momento da affrontare da sola».

Chi volesse aiutarla può andare sul sito www.gofundme.com e cercare la pagina «un computer per Emma». Lì, la ragazza, ha raccontato l'accaduto, e con pudore, ringrazia tutti per l'ascolto con il suo abbraccio. «Mi occupo di formazione, di progettazione sociale e quel computer, con le sue particolari caratteristiche mi è davvero indispensabile», ripete come se volesse ribadire, e non ce n'è certo bisogno, che la sua richiesta non nasce dall'egoismo. Ma dalla sacrosanta esigenza di vivere la sua vita.

In un'altra occasione, quando la sua voce è risuonata tra le sale austere dell'Europa aveva spiegato che «la disabilità non è una vergogna. È una caratteristica e bisogna viverla». E farlo fino in fondo. Anche quando un disperato ti vede su un treno e pensa che tu sia solo una vittima. Non ha capito nulla: Emma potrà essere fragile fisicamente. Ma in realtà è una roccia.

Luca Pelagatti