via riomaggiore
La tragedia di Pellegro Bosi: travolto e ucciso da un'auto mentre passeggiava con i cani
Era uscito di casa da una decina di minuti per la quotidiana passeggiata mattutina con i suoi due cani. Voleva probabilmente raggiungere l’area verde dall’altra parte della strada, Pellegro Bosi, per tutti Sandro, 66 anni: l’itinerario di sempre, quello in cui ritrovi luoghi, facce, guinzagli con altri animali che si annusano e riconoscono.
Ma appena sceso dal marciapiede in via Riomaggiore all'incrocio con via Levanto, zona Panorama, un’auto, una Toyota Yaris, lo ha travolto e sbalzato ad alcuni metri di distanza. Un impatto violentissimo, da cui non è riuscito più a rialzarsi.
Erano le 8,40 quando alcuni testimoni hanno chiesto d'urgenza i soccorsi. L’hanno riferito subito - voce accorata - all’operatore all’altro capo del telefono: «C’è un uomo in condizioni gravissime vicino alle strisce pedonali». Così gravi che i militi del 118, nonostante i tentativi tenaci, non sono riusciti a rianimarlo e il medico alla fine non ha potuto far altro che stabilirne il decesso.
Secondo la prima ricostruzione della polizia locale - reparto infortunistica, l'incidente è avvenuto in un momento in cui la strada era scarsamente trafficata. Su disposizione del giudice gli agenti hanno sequestrato oltre al veicolo anche il cellulare del conducente dell'auto, un 43enne residente come Bosi nel quartiere. L'obbiettivo è escludere che vi siano stati motivi di distrazione, ma pare che i primi rilievi abbiano escluso sia che l'auto andasse a velocità elevata sia che l'uomo alla guida stesse utilizzando il cellulare. «Non l'ho proprio visto», avrebbe detto e ripetuto più volte, sconvolto.
Il corpo di Sandro Bosi è rimasto lì, pietosamente coperto da un lenzuolo bianco a neanche un chilometro dalla sua abitazione in via Zanetti, dove aveva salutato mezz’ora prima la moglie Layla Pedrelli. La notizia della tragedia si è sparsa velocemente tra la città e Albareto, i luoghi della sua vita.
Proprio ad Albareto, dove era nato, si sono seguite le telefonate incredule dei familiari e degli amici del paese: «Ma davvero Sandro?». Per tutti il ricordo è quello del giovane benzinaio che grazie alla simpatia, al carattere aperto, all’allegria sempre al fianco, aveva fatto del suo distributore anche un punto di ritrovo.
È la vita di paese, appunto. Poi quando aveva avuto voglia di cambiare, era sceso a Parma ed era diventato dipendente delle Poste come la moglie. Lei in un ufficio, lui in sella al ciclomotore a distribuire corrispondenza e un saluto caloroso, una battuta. «Era un lavoro che amava moltissimo, in strada D’Azeglio lo conoscevano tutti. Era una persona solare, simpatica, accogliente, di grande vitalità e con cui si stava bene», raccontano da Albareto una delle sorelle, Angela, e la nipote Sara.
E a proposito di amore, le passioni che condivideva con la moglie: quelle per gli animali e per i viaggi. In casa i due cani - quelli che ha avuto al fianco fino alla fine e che la municipale ha recuperato dopo che erano scappati, spaventati-, il gatto con loro 19 anni e poi il ricordo delle cavalcate nei boschi delle sue montagne. «La sella del cavallo che aveva quando era giovane la teneva ancora, è nella casa dei nonni», ricorda con affetto Sara. E poi i viaggi dentro e fuori l’Italia, con lo sguardo curioso sul mondo.
Oltre alla moglie Layla, Bosi lascia tre sorelle, un fratello e numerosi nipoti. Due fratelli sono mancati anni fa. Insieme avevano condiviso un’altra tragedia: la morte del padre in un incidente stradale. In un’altra, maledettissima strada.
Nell'anno che si appena chiuso sono stati due i pedoni, due donne, a perdere la vita travolti da un'auto. Il 3 marzo in via Emilia Est l'ex dirigente scolastica Chiara Bonfanti, 76 anni, è stata investita mentre attraversava sulle strisce pedonali. Il 3 novembre a Fontanini, invece, la tragedia di Iole Mochi, 70 anni. Nel 2023 erano state tre le vittime di incidenti simili.
Chiara Cacciani
«Quel punto è pericoloso: l'avevo segnalato»
«Sono sconsolato per non essere arrivato in tempo. O meglio: per non essere stato ascoltato. Forse da domani si farà qualcosa di più, ma con una tragedia evitabile alle spalle». È la mail di un residente della zona quella che arriva alla «Gazzetta a poche ore dal drammatico incidente di via Riomaggiore. Una lettera amarissima: «Ho segnalato più volte al comando della polizia municipale la pericolosità di quel punto, dove la via di un tranquillo quartiere viene scambiata soprattutto negli orari di punta come una valida alternativa per chi dalla zona del Panorama deve arrivare a via Spezia, spesso trasformandola quasi in un autodromo». Non sarebbe questo il caso, secondo i primi esiti dei rilievi della Polizia locale, ma il tema resta. «Io le ho provate tutte, anche attraverso la app Comunichiamo, che è molto veloce come feedback». Proprio dalla App aveva raccontato: «Nelle ultime due settimane per due volte al momento di attraversare via Riomaggiore in corrispondenza del passaggio pedonale in stradello Levanto, mi sono trovato a rischio di investimento da parte di automobilisti che viaggiando a velocità sostenuta e distratti dal telefono, si sono accorti all'ultimo della mia presenza. O non so se ne sono nemmeno accorti».
r.c.