L'ex parroco delle Stimmate
Messaggi vietati in carcere: indagato padre Lucio Boldrin
Più che sorpresa, incredulità. È questo quello che prova in queste ore la gente del quartiere Montanara pensando alla vicenda che vede protagonista padre Lucio Boldrin. Il frate stimmatino, oggi cappellano del carcere di Rebibbia di Roma ma per anni indimenticato parroco della chiesa delle Sacre Stimmate di Parma, è finito nel registro degli indagati per favoreggiamento. Secondo l'accusa avrebbe permesso ad alcuni detenuti di comunicare con l'esterno, anche se non potevano. Il nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Roma, coordinata dai pm Stefano Pizza e Antonio Verdi, gli contesta di aver stampato messaggi sms e whatsapp dei familiari dei detenuti e poi di averli consegnati dietro le sbarre. Gli investigatori hanno anche perquisito la sua abitazione e il suo ufficio, sequestrandogli pc e telefono. Il religioso ha subito deciso di autosospendersi dall'incarico per favorire le indagini.
La notizia è subito rimbalzata fra i suoi ex parrocchiani parmigiani di via Montanara dove, come detto, c'è ora solo tanta incredulità. Lucio Boldrin, 65 anni, sacerdote della congregazione dei padri stimmatini ma con alle spalle una laurea in ingegneria genetica, era arrivato a Parma alla fine degli anni '90 come parroco delle Stimmate di via Sbravati. Qui cinque anni intensi dedicati soprattutto ai giovani con cui aveva creato un rapporto speciale. Un legame fortissimo che non si è mai interrotto tanto che molti dei suoi «ragazzi» di allora hanno continuato a restare in contatto con lui anche quando, nell'autunno del 2003, si era trasferito in una parrocchia romana. Molti sono andati a trovarlo, alcuni, anche se ormai lontano, lo avevano scelto per sposarsi o battezzare i propri figli. Frequentissime le interazioni via social, mezzo che padre Boldrin ha sempre utilizzato per dare risalto alle sue iniziative a favore degli ultimi e degli emarginati. E lo ha fatto con più forza dopo il 2019 quando, diventato cappellano di Rebibbia, ha quasi quotidianamente denunciato il grave stato delle carceri italiane. Giornalista pubblicista, ha pubblicato sul tema anche diversi articoli ed era stato pure ospite di alcune trasmissioni televisive. Ultima apparizione pubblica lo scorso 26 dicembre al fianco di Papa Francesco per l'apertura della porta santa del Giubileo a Rebibbia.
La sua opera di testimonianza rende allora ancora più difficile, per chi lo ha conosciuto, immaginare possibile quanto ora gli viene imputato. E infatti i suoi ex parrocchiani parmigiani definiscono «impossibile» quanto evidenziato dalle indagini oppure, se veramente successo, lo derubricano come «una leggerezza, un gesto inopportuno, ma senza secondi fini». Insomma «un'errore in buona fede» per cercare di aiutare chi, come ha scritto lo stesso padre Boldrin, «finisce non in una struttura di riabilitazione, ma in una discarica dove si è sempre inascoltati e calpestati nei propri diritti, quelli che invece la Costituzione italiana richiederebbe»