Lutto

Malore durante la crociera, Matteo Dadomo muore ai Caraibi

Michele Ceparano

Innamorato della vita e impegnato nel volontariato. Il fatto di essere fin dalla nascita, a causa della spina bifida, su una sedia a rotelle, non lo ha mai fermato. Anzi, lo ha spronato a vivere la vita con entusiasmo fino all'ultimo istante. Mai fermo, come sanno i tanti che lo vedevano passare per la città sul suo «triride», la sedia a rotella elettrica. Sempre allegro e ottimista. Anche il luogo in cui la morte lo ha sorpreso spiega molto della sua personalità.

Matteo Dadomo, infatti, trentunenne parmigiano impiegato all'Agenzia delle entrate, ha chiuso gli occhi mentre era con la sua famiglia in crociera ai Caraibi. Proprio le crociere erano uno delle sue tante passioni. Nella notte tra sabato e domenica mentre la nave di Costa Crociere era diretta verso La Romana, in Repubblica Dominicana, Matteo ha accusato un malore che non gli ha lasciato scampo. La sua salma, spiegano i suoi familiari, ora dovrà attendere i tempi della burocrazia, dal momento che, prima di dare il nullaosta per rimpatriarla, le autorità devono espletare una serie di formalità burocratiche, oltre a sottoporla all'autopsia. Insieme all'immenso dolore, dunque, un enorme disagio.

«Ci eravamo imbarcati la domenica precedente - racconta la mamma Rosaria - e avremmo dovuto prendere il volo proprio poche ore più tardi. Ma siamo dovuti rientrare in Italia senza di lui».

Nato a Milano, dove la sua famiglia viveva, venticinque anni fa si era trasferito insieme ai suoi cari (la mamma Rosaria, il padre Giorgio e il fratello Luca, di un anno più giovane) nella nostra città, in via Bixio, in quell'Oltretorrente che il giovane scomparso tanto amava, ricambiato da chi viveva nel quartiere.

A Parma aveva fatto le scuole fino a diplomarsi ragioniere al Bodoni. Poi la ricerca di un lavoro stabile, senza mai restare fermo ad aspettare, coronata dall'assunzione all'Agenzia delle entrate in strada Quarta. Prima, però, tra volontariato e occupazione, si è dato da fare tantissimo, continua ancora la madre, «all'Auser, al centralino dell'Assistenza pubblica e all'Avis. Ha anche frequentato i Giovani francescani. Poi ha vinto il concorso all'Agenzia delle entrate coronando questo sogno».

Le sue passioni erano, dunque, i viaggi, specialmente le crociere, ma anche la buona cucina e lo sport. «Gli ho sempre detto - ricorda ancora la madre -: “Quello che puoi fare, devi farlo”. E con lui abbiamo passato dei giorni meravigliosi in giro per il mondo da quella prima volta, quando aveva appena quattro mesi, che andammo insieme a Lourdes».

Il 31enne scomparso era anche molto attivo all'Anmic, l'ente nazionale di tutela e rappresentanza delle persone con disabilità. Il presidente Walter Antonini ne tratteggia «l'entusiasmo contagioso. Fin da bambino quando giocava nella Magik di basket in carrozzina non stava mai fermo. Era vivace, attivo e di grande sprone per i suoi compagni. Facevamo quasi fatica a “tenerlo”. Era un punto di riferimento anche per tante altre persone».

Un altro posto in cui Matteo si è fatto voler bene è l'Assistenza pubblica dove ha lavorato come volontario al centralino.

«Sempre sorridente e disponibile - spiega il presidente Maurizio De Vitis -, sapeva farsi apprezzare, si adoperava per gli altri ed era anche un trascinatore».

Un ritratto che fa anche il vice presidente Andrea Camin per cui «Matteo era una persona squisita e solare. Era sempre in giro per la città, conosceva tantissime persone e aveva tanti amici. Per anni è stato con noi e si era integrato benissimo. Era un bravo lavoratore e un volontario prezioso».

Qualche aneddoto su Matteo lo offre Carmine Barbato, volontario Unitalsi, che lo ha accompagnato per una decina d'anni con il pullmino del servizio Arianna. «Matteo - dice - era uno di quelli che più spesso usufruivano del servizio, perché usciva di frequente. Allegro e simpatico, andava a cantare nei locali dove facevano karaoke, a ballare in circoli come il Castelletto o, per un lungo periodo, in palestra al Parma Retail. Una sera - conclude - l'abbiamo portato in un ristorante cinese. Lui quella volta era solo ma questo non lo spaventava minimamente. Gli abbiamo detto che, se voleva, ci saremmo fermati con lui ma ci ha risposto: “Mia madre mi ha sempre detto: “Tu esci e poi la compagnia la trovi”. Era uno che sapeva fare gruppo e ci mancherà tanto».

Michele Ceparano