Processo

«Faccio ammazzare te e i tuoi». Ex convivente condannato

Roberto Longoni

Chiudere con le amiche, darci un taglio con i social, mostrare messaggi e Whattsapp. E al rientro obbligo di «fare rapporto» sulla giornata. Anche se spesso il problema non si poneva, perché lui se ne andava chiudendola a chiave. E allora la casa diventava a tutti gli effetti una prigione. Mentre per gran parte della quotidianità - secondo le accuse della parte offesa - era un contenitore di violenze, umiliazioni e minacce. A subirle, una parmigiana nemmeno trentenne, che alla fine ha denunciato il compagno di origini campane, più grande di una decina d'anni.

Almeno in una ventina di occasioni l'uomo avrebbe preso a schiaffi la convivente, colpendola anche con calci e testate in volto o gettandola a terra. Irripetibili gli insulti (a volte estesi anche alla madre della ragazza), conditi con minacce di morte: a lei, se l'avesse mandato via di casa, anche al fratello e alla sorella se l'avessero liberata. Lui non si sarebbe nemmeno «sporcato le mani», delegando ad altri il compito di passare ai fatti.

Una volta, fu lui stesso a comunicarle a una di lei amica che non si sarebbero più dovute frequentare. Sigillando la telefonata con uno schiaffo in faccia alla compagna seduta al suo fianco in auto. Altra telefonata al datore di lavoro: per intimargli di non contattare mai più la ragazza. Anche la titolare di un centro estetico venne chiamata dal 40enne: per sentirsi dire che la «sua» ragazza non avrebbe mai fatto massaggi.

La situazione precipitò del tutto a fine luglio di un paio di anni fa, quando l'uomo inseguì in autostrada la ragazza che stava andando a Rimini per un paio di giorni con la sorella. Costrette le due a fermarsi, lui poi strinse il polso della convivente, procurandole un trauma distorsivo guaribile in 15 giorni. L'ormai ex finì in carcere e poi ai domiciliari. Destinatario di un divieto di avvicinamento alla giovane, ieri si è ritrovato di nuovo a pochi passi da lei: in tribunale, imputato per maltrattamenti alla convivente. Il giudice Francesco Matteo Magnelli l'ha condannato a due anni e nove mesi, dopo che il pm Elena Riccardi aveva chiesto una pena di tre anni e mezzo. Il divieto di avvicinamento resta. «Per il bene di entrambi» ha spiegato il giudice.

Roberto Longoni