FIDENZA
Addio a Paolo Lavelli, colonna della Fulgor degli anni gloriosi
La città piange un altro dei suoi figli più autentici: se n'è andato, dopo un lungo calvario, il borghigiano Paolo Lavelli, molto conosciuto e benvoluto da tutti. Aveva 79 anni.
Fidentino del sasso, era nato e cresciuto nel popoloso quartiere San Michele, in vicolo Ghiozzi, all’ombra del campanile. Aveva lavorato per tanti anni, sino al traguardo del pensionamento, alle dipendenze dell’allora Fidenza Vetraria, addetto alla lavorazione degli isolatori.
Cuore grande e generoso, Lavelli, si era iscritto sin da giovane al gruppo aziendale dei donatori di sangue dell’Adas, dove aveva raggiunto diversi traguardi di donazioni, meritandosi anche l’onorificenza di cittadino benemerito da parte dell’amministrazione comunale.
Ma Paolo Lavelli, negli anni ‘60 e ‘70, era stato soprattutto una delle colonne portanti della Fulgor Basket, ai tempi d’oro della società fidentina.
Fisico possente, molto alto, aveva giocato nel ruolo di pivot. In tanti ancora ricordano le partite di pallacanestro della gloriosa squadra fidentina, in un palazzetto Don Bosco gremito di tifosi. Il pivot Lavelli era diventato famoso per il suo «gancio», che nel gergo del basket è una tecnica di tiro a una mano, che consiste nel disegnare una parabola con il braccio dall’esterno verso l’alto. Anche quando non giocava più, Paolo aveva continuato a seguire la Fulgor come accanito tifoso.
Ma era anche un appassionato di calcio che seguiva la sua squadra del cuore, il Milan.
Solare, dalla battuta sempre pronta, era una vera macchietta e quando lo si incontrava per le strade del centro, con lui arrivava una ventata di simpatia e buonumore. Amava tanto gli animali e in particolare la sua cagnolina Minù, che proprio ieri ha compiuto quindici anni.
Negli anni della malattia è sempre stato assistito con profondo affetto dai suoi cari e dalla vicinanza degli amici Germano Nencini, Armando Perteghella, Gino Parma, Beppe Rota e Mario Tesoriati, che i familiari hanno desiderato ringraziare, unitamente al personale dell’ospedale di Vaio.
Il sindaco Davide Malvisi, appresa la notizia della sua scomparsa, ha ricordato Paolo Lavelli, che aveva conosciuto sin da quando lui era un bambino, in quanto era un amico del papà Umberto. «La prima cosa che viene in mente nel ricordare Paolo è stata la sua simpatia: era impossibile non sorridere alle sue battute. E poi, i tifosi fidentini del basket, non possono non ricordare il pivot Lavelli, colonna della Fulgor. Paolo ha firmato una delle pagine della storia della gloriosa società fidentina. A nome dell’amministrazione e della città, mi stringo in una affettuoso abbraccio ai familiari di Paolo».
Anche alcuni ex giocatori della Fulgor e amici di Lavelli, hanno ricordato la sua bella persona, intrisa di borghigianità. «Era impossibile non voler bene a Paolo, un uomo semplice, che aveva il grande dono di fare sorridere gli altri. Un grande sportivo, un pivot dal gancio magico, che è rimasto nei ricordi dei tifosi della Fulgor. E poi sempre pronto a trascorrere momenti in allegria con gli amici di sempre, un vero “baracher”, come chiamiamo noi, in borghigiano, chi ama stare in compagnia, magari seduto a una tavola imbandita. Ciao amico Paolo, grande non solo di stazza, ma in tutti i sensi».
Paolo Lavelli ha lasciato la moglie Gabriella, le figlie Francesca con Domenico e Federica con Matteo, le nipoti Alessia e Martina. Il rosario sarà recitato oggi alle 19, nella chiesa di San Michele, dove domani alle 14.30, verrà celebrato il funerale.
s.l.