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Auto di lusso usate in vendita online. Quell'affare (falso) da 113mila euro

Non pensate alla solita truffetta online. Certo, sempre di (finte) vendite sul web stiamo parlando, ma organizzazione, protagonisti e cifre sono di tutt'altro livello. Due Porsche Macan e due Range Rover Evoque usate e molto ben tenute, almeno sulla carta, acquistate per 113.600 euro, ma mai consegnate. Un film purtroppo già visto, se non fosse che in questo caso gli acquirenti non erano degli ingenui sognatori con la passione per i motori, bensì i titolari di una concessionaria d'auto lombarda. Ben congegnato il sistema, messo in piedi da più persone, ma alla fine è stato possibile rintracciare un'unica persona, ossia l'intestataria di un conto, in una banca parmigiana, sul quale sono finiti i 113.600 euro versati dai titolari della concessionaria. La donna - 38enne, origini moldave, ma residente nel Reggiano - con precedenti specifici, è stata condannata a 1 anno e 6 mesi e al pagamento di 150 euro di multa, in linea con quanto richiesto dal pm Elena Riccardi. Il giudice Francesco Matteo Magnelli ha concesso alla donna la sospensione della pena, ma solo se, entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, verserà 120mila euro di risarcimento ai titolari della concessionaria d'auto che si erano costituiti parte civile. Sotto sequestro rimangono, poi, i circa 3.000 euro che erano stati sequestrati durante le indagini.

Era stato un annuncio nel gennaio 2022 sul sito Autoscout 24 ad accendere la curiosità di un appassionato d'auto lombardo: una Range Rover Evoque a un prezzo interessante. Al numero indicato per chiedere informazioni, chi aveva risposto si era presentato con il nome di un noto venditore della zona, referente di una società conosciuta del settore auto.

Insomma, il cliente si era sentito rassicurato. Ma era solo la prima (perfetta) parte del piano. Intuendo grande interesse dall'altra parte, il venditore aveva anche spiegato di avere a disposizione altre Range Rover e delle Porsche Macan. Acquisti che il cliente non poteva però portare a termine come privato, così era nata l'idea di coinvolgere i titolari della concessionaria d'auto di cui era amico.

E l'affare sembrava convincerli. Era cominciata la trattativa, nonostante qualche perplessità visto che si parlava sempre e solo al telefono. Tuttavia, il nome del noto venditore (che poi depositerà una querela per sostituzione di persona) con cui lo sconosciuto si presentava era già un ottimo biglietto da visita anche per i titolari della concessionaria.

Non basta. Il venditore aveva dato (apparentemente) molte più garanzie inviando le foto delle auto e delle doppie chiavi, ma soprattutto mandando le copie dei libretti di circolazione che risultavano intestati a una società molto conosciuta nel settore dei motori.

Tutto così limpido. E regolare. Certo, non avevano mai visto da vicino le auto né avevano incontrato il venditore, ma i due titolari della concessionaria lombarda non erano mai stati sfiorati da grossi dubbi. Si erano così accordati sul prezzo e sulle modalità di pagamento. Peccato che, dopo il bonifico, il venditore sia svanito. E le fatture emesse non siano mai state registrate. In compenso, i soldi versati dalla concessionaria sono poi finiti nelle tasche di un gioielliere di Bologna. Dal conto della 38enne, su cui era arrivato il bonifico per pagare le auto, a quello dell'orefice per l'acquisto di quattro Rolex. Che aveva il suo lavoro: vendere gli orologi con tanto di regolare fattura.

Georgia Azzali