OSPEDALE MAGGIORE
Decine di ricette e richieste d'esami «fai da te»: infermiere patteggia
Per quasi un anno era andato avanti con il «fai da te». Prescrizioni a raffica di esami e farmaci, in gran parte anche accertamenti diagnostici decisamente onerosi per il Sistema sanitario nazionale. Come fare le auto-prescrizioni? Piuttosto semplice, visto che è lui stesso del mestiere lavorando come infermiere professionale in un reparto del Maggiore. In totale, da dicembre 2021 a novembre dell'anno successivo, aveva compilato a firma (falsa) di vari medici ospedalieri 53 richieste di esami diagnostici e 30 ricette di farmaci. Accusato di falsità materiale, truffa e tentata truffa, l'infermiere - 26enne, residente a Parma - ieri ha patteggiato 1 anno e 6 mesi. La giudice Gabriella Orsi, riconoscendo anche le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, gli ha concesso la sospensione della pena e la non menzione nel casellario.
Undici mesi senza alcun sospetto, perché le richieste erano fatte a regola d'arte: i ricettari e i timbri erano infatti custoditi in un cassetto, all'interno del reparto, di cui l'infermiere aveva le chiavi per ovvie ragioni di lavoro. E spesso si trovava a a lavorare fianco a fianco con gli specialisti. Un giorno di fine novembre, però, una radiologa, visionando la richiesta di una tac per l'infermiere, si era accorta si un problema di inaproppriatezza della richiesta legata al quesito clinico. Così, aveva chiamato il collega che risultava aver fatto la prescrizione per chiedere chiarimenti. E il castello ha cominciato a crollare, perché il medico nulla sapeva di quella richiesta, anche dopo aver visionato una copia della prescrizione che la radiologa gli aveva immediatamente girato sul telefonino. Necessario approfondire, quindi, chiedendo spiegazioni al diretto interessato. Convocato, l'infermiere aveva subito ammesso di aver falsificato la firma dello specialista e di aver apposto il timbro sulla richiesta.
Ma a quel punto erano scattate ulteriori verifiche. E, collegate al nome dell'infermiere, erano poi emerse decine e decine di prescrizioni dematerializzate, ricette in formato digitale apparentemente sottoscritte da vari medici dell'ospedale. In realtà prodotte da lui stesso, come poi non ha potuto fare altro che ammettere. Ma allo stesso tempo era partita anche la segnalazione in procura da parte della direzione aziendale.
Ma perché quella marea di richieste di esami e farmaci? «In realtà, lui affetto da patologie piuttosto serie, come abbiamo ampiamente documentato, e aveva la necessità di sottoporsi a controlli, ma - spiega il difensore Oscar Caroselli - si è fatto prendere un po' dall'angoscia. Temeva di dover affrontare lunghi tempi di attesa, così purtroppo ha agito in quel modo».
E ha anche pagato. Dopo il provvedimento disciplinare dell'Azienda ospedaliero-universitaria è stato sospeso per sei mesi dal servizio. Un periodo lontano dai reparti e ovviamente senza stipendio. Poi ha potuto riprendere servizio e tuttora lavora al Maggiore. Mentre ieri ha chiuso anche i suoi conti con la giustizia.
Georgia Azzali