Intervista

Il pianista parmigiano Cesare Panizzi presenta il suo disco: «New York per me è stata una benedizione»

Claudia Olimpia Rossi

«It’s been a blessing» (è stata una benedizione) è il titolo dell’album d’esordio del pianista parmigiano Cesare Panizzi, vincitore della XXVIII edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani, uno dei riconoscimenti più prestigiosi per il jazz italiano. Il disco, appena uscito per Emme Record Label, raccoglie sette composizioni originali e inedite, scritte da Panizzi con la collaborazione in alcuni brani di Giovanni Piacentini. Ad accompagnarlo in questo viaggio musicale altri due giovani musicisti che si sposano alla perfezione con il piano jazz di Cesare: Giuseppe Cucchiara al contrabbasso e Gianluca Vescovini alla batteria.

Con la sua musica, Panizzi ricerca un suono elegante, delicato e allo stesso tempo energico e stimolante, traendo anche ispirazione da grandi pianisti della tradizione del jazz come Hank Jones e Mccoy Tyner. Le composizioni sono frutto di un approfondito studio della tradizione del bebop e del jazz, oltre che di una visione personale della musica. Un’estetica che si vuole ispirare a un senso di libertà e di uguaglianza, che si può trovare soltanto con umiltà, senza la quale non sarebbe possibile produrre alcun tipo di musica.

Per ottenere questo suono, Panizzi ha scelto di registrare la sua musica con Gianluca Vescovini alla batteria e Giuseppe Cucchiara al contrabbasso, entrambi musicisti di grande raffinatezza e sensibilità artistica. Con il primo la collaborazione è cominciata al Berklee College of Music di Boston, con il secondo si è attivata invece nel corso dell’attività comune portata avanti a New York in concerti ed esibizioni. Parmigiano, il pianista e compositore Cesare Panizzi iniziò a studiare pianoforte con passione a soli sei anni. Diplomatosi in pianoforte classico al Conservatorio «Arrigo Boito» di Parma nel 2019, ha proseguito la formazione musicale negli Stati Uniti, al Berklee College of Music di Boston, grazie a una borsa di studio completa. Sotto la guida di illustri maestri, tra cui la Nea Jazz Master Joanne Brackeen, Billy Kilson e Danilo Pérez, si è laureato in Music Performance nel 2023. Trasferitosi a New York City, ha suonato in prestigiosi locali, collaborando con artisti di fama internazionale del calibro di Eric Alexander, Rodney Green, Giuseppe Cucchiara e Ben Solomon. Appena tornato in Italia, lo scorso giugno ha vinto il Premio Massimo Urbani per solisti jazz.

Abbiamo parlato con lui di «It’s been a blessing» ma non solo. Scoprendo così che a Parma Cesare Panizzi sta creando una comunità intorno al jazz.

Ci racconta l’album, a partire dalla scelta del titolo?
«Nasce da una sensazione: è stato il saluto che ci siamo scambiati con il batterista Gianluca Vescovini dopo la registrazione. Vuol essere un’espressione di amicizia. Vivere a New York ha avuto un impatto su di me e sul modo in cui percepisco la musica oggi. Ho scoperto artisti come Hank Jones o Thad Jones, grandi compositori e musicisti. A New York è sentita profondamente la conoscenza della storia della musica jazz. Per me è stato un periodo di ricerca. Le composizioni sono nate combinando il linguaggio del jazz americano con il mio personale percorso armonico e melodico».

Ci sono temi che desidera veicolare con la sua musica?
«Mi stanno a cuore la fratellanza generale, vivere senza pregiudizi, arroganza, rispettare le altre persone e apprezzare la musica anche semplicemente come tale».

Quando è nato il suo amore per la musica?
«Ho avuto una fortuna: i miei genitori fin da piccolissimo mi facevano ascoltare le opere di Verdi e Mozart. A tre anni mi ricordavo la musica tutta a memoria. Da lì in poi, non sono stato più un momento senza la musica in mente».

Quali sono i suoi progetti, adesso che è tornato in Italia, vincendo il premio Massimo Urbani?
«Ho varie date e festival, oltre all’impegno di completare il percorso di studi. A Parma sto cercando di rimettere in vita la comunità del jazz, con altri amici. Alla Giovane Italia organizziamo delle jam session: sta girando la voce e vengono tanti giovani che vogliono imparare a suonarlo. Ci mettiamo a disposizione per riportare il pubblico al jazz e diffondere l’amore per questa musica che tocca nel profondo».