Via Toscana
Casa Pound. Il concerto «alternativo»
Da fuori non si sente ancora nulla: nessun concerto, nessun brusio di voci. Ci si accorge, però, di avvicinarsi al luogo dell'evento già diversi metri prima dell'arrivo. Polizia, lampeggianti blu, strade blindate, uomini della Digos. «Il concerto di Casapound»? È poco più avanti», informa poi un gruppo di uomini del partito, con indosso una pettorina rossa che mette ben in chiaro la fede politica attraverso la scritta: «Casapound». Già da metà via Mantova indicano la strada - «si può arrivare solo a piedi», fanno sapere - e il parcheggio, che si trova lontano rispetto alla sede di via Toscana. Intanto, sulle colonne grigie del cavalcavia, iniziano a spuntare i cartelloni che pubblicizzano l'evento, alternati a quelli più politici: «Rimpatrio totale e senza compromessi - si può leggere a caratteri cubitali, su uno sfondo blu scuro -. Rimpatrio volontario verso i paesi d'origine per i discendenti di immigrati». Appena più in basso, in un giallo acceso: «Inverti la rotta». È il motto.
A percorrere a piedi quella strada, decine e decine di persone. Di tutte le età, anche giovanissimi. Camminano verso «aperitivo, cena con panini, salumi, salsiccia e hamburger e concerto», così recita la locandina di Casapound. Qualche metro ancora ed eccolo, finalmente, l'ingresso. Si capisce di essere arrivati nel «posto giusto» perché all'entrata della sede c'è un altro gruppo di uomini, sempre con la pettorina rossa, che gestisce gli arrivi. Controllano l'andirivieni. «Devi entrare?», il primo amichevole invito. Per farlo bisogna «essersi pre-iscritti». Oppure, se non si è stati inseriti nella lista ufficiale degli invitati, è necessario fornire il proprio nome e cognome.
Segue, in pochi secondi, una ricerca accuratissima su Facebook e sugli altri social. Google compreso. Una scorsa al profilo: entrare non è così semplice. Soprattutto se scoprono che si è giornalisti: «Con voi non parliamo, è la nostra scelta», è la risposta secca di due ragazzi. Impossibile partecipare. Una stretta di mano come congedo e lo sguardo che segue l'uscita, per assicurarsi che «l'intruso» si sia allontanato davvero, definitivamente. Intanto, fuori dalla sede di via Toscana, iniziano ad arrivare i «veri» invitati. Decine e decine di persone da tutta Italia (i diversi dialetti e accenti non mentono), quasi tutte vestite di nero. Si stringono la mano, una pacca sulla spalla. Discorsi politici da portare avanti. Insieme a conversazioni più leggere e di circostanza. Passano due uomini in bicicletta, fischiano e urlano qualcosa contro l'evento «Concertocrazia», organizzato da Casapound. La reazione è quasi nulla. Un'occhiataccia e poi si rientra per partecipare alla serata.
Verso le 19 ancora la musica non si sente provenire dalla sede. È previsto verso le 20 l'inizio del «concerto di musica non conforme», come spiega la locandina. Per ingannare l'attesa qualcuno esce con una birra in mano o un panino fumante. Lì, poco distante, altri cittadini partecipano al corteo antifascista tra bandiere e striscioni. Ma in via Toscana prosegue tutto tranquillo. Basta essere nella lista degli invitati.
A.P.