Al Paganini

Paolo Cevoli con «Figli di Troia» fa una «lezione di storia» a suon di risate

Pietro Razzini

Una lezione di storia a suon di risate. Ieri sera, l’Auditorium Paganini, con l'organizzazione di Puzzle, ha ospitato lo spettacolo di uno dei comici che ha scritto la storia di Zelig grazie ai suoi personaggi irriverenti (dall’assessore Palmiro Cangini di Roncofritto all’imprenditore del «Glorioso Maialificio Casadei», Teddy Casadei).

Con lo spettacolo «Figli di Troia», Paolo Cevoli ha dimostrato come la rilettura del passato possa diventare un esilarante insegnamento di vita. Il monologo non è solo un viaggio epico attraverso l’Eneide ma un’occasione per riflettere con ironia sulle nostre radici e sul nostro futuro.

Perché in fondo, come dice l’artista, meglio essere «Figli di Troia» che figli di nessuno. «Virgilio fece partire la storia dall’Eneide che, come tutti sapete, ha due spin off: l’Iliade e l’Odissea. I due protagonisti? Enea è un perdente perché scappa dalla sua città. Ulisse, invece, è un supereroe che ha sconfitto i suoi nemici con l’“intelligentezza.” Mi ricorda un po’ Elon Musk: il primo tentò di andare oltre le colonne d’Ercole, il secondo vuole raggiungere Marte».

Il comico romagnolo, con il suo inconfondibile stile fatto di cadenza accentuata e humour lessicale, ha ripreso la vicenda di Enea, l’eroe sconfitto che fugge da Troia in fiamme con il padre Anchise sulle spalle e il figlio Ascanio per mano. Cevoli, però, non si è limitato al racconto classico: ha allargato la prospettiva a tutti quei viaggi epici che hanno segnato la storia dell’umanità, tra realtà e fantasia. Da Cristoforo Colombo a Cappuccetto Rosso, da Jeff Bezos, l’uomo che ha ideato Amazon, a papà Cevoli, Luciano, emigrato in Australia negli anni ‘50 con la valigia piena di sogni («E probabilmente anche di salami»): «Il mio babbo ha vissuto 84 anni e non ha mai concluso un discorso. È dal suo esempio che è nata la mia comicità». Tra aneddoti personali e riferimenti storici rivisitati con la sua tagliente comicità, Cevoli ha voluto trasmettere un messaggio: i giovani di oggi sono la «Generazione Enea». Devono prendersi il passato sulle spalle e accompagnare chi non è in grado di camminare. E lui? Spera solo di trovare il suo Enea contemporaneo che, tra un panino e una profezia, possa aiutarlo a traghettarsi nel futuro: «Io sono come Anchise, il boomer della storia. Il mio primo incontro con Enea è stato a scuola. Tutte le mattine suonava la sveglia alle sei, terminava il momento più bello della giornata, a letto, e iniziava la tortura». Con «Figli di Troia», Paolo Cevoli conferma il suo talento: lo spettacolo di ieri sera è stato in grado di trasformare la grande storia in un racconto alla portata di tutti, con quella leggerezza che contraddistingue da sempre l’artista romagnolo. E il pubblico di Parma, tra risate e applausi, lo ha ringraziato per questa lezione fuori dagli schemi. Perché, come Virgilio insegnava e Cevoli ribadisce, alla fine la cosa importante è avere una buona storia da raccontare. Se viene narrata con un panino alla porchetta a portata di mano, ancora meglio.