AL BOTTEGHINO

Ubriaco, travolse e uccise un netturbino che stava lavorando: patteggia 2 anni e 5 mesi

Georgia Azzali

Un'anima gentile, Mohamed Choukry. Un uomo solare che era riuscito a crearselo il futuro. Lontano migliaia di chilometri dalla sua terra: il cuore era rimasto in Marocco, ma Parma era diventata il suo mondo da più di trent'anni. Con la moglie e i quattro figli. Era andato al lavoro anche quella mattina. E sul lavoro era morto, a 59 anni: travolto e ucciso da una macchina al Botteghino, all'alba del 7 gennaio 2023, mentre stava per risalire sul camion dei rifiuti con cui raccoglieva la carta per la cooperativa Cigno Verde. Alla guida dell'Honda Jazz, un operaio 53enne, parmigiano, che a quell'ora aveva ancora in corpo l'alcol della nottata: il tasso superava i 2 grammi per litro, quindi cinque volte il limite consentito. E, ieri, l'automobilista, accusato di omicidio stradale, ha patteggiato 2 anni e 5 mesi davanti al gup Gabriella Orsi, mentre la patente è stata revocata.

Pena non sospesa, quindi (al netto dei quasi tre mesi già trascorsi ai domiciliari), dovrà scontarla in affidamento ai servizi sociali, ma comunque contenuta, se si considera che il reato prevede fino a 12 anni di reclusione. «Gli sono state riconosciute delle attenuanti, a cominciare da quella del risarcimento del danno liquidato dall'assicurazione, anche se i familiari hanno comunque avviato un'azione civile - spiega il difensore, Filippo L'Insalata -. Per quanto riguarda la dinamica dell'incidente, è stato inoltre considerato anche il fatto che il furgone fosse stato parcheggiato sulla sede stradale e non in una piazzola lì vicino, per cui la vittima si trovava sulla carreggiata quando è stata travolta. Ma, soprattutto, posso dire che l'imputato ha preso coscienza fin da subito della gravità di ciò che aveva commesso e ha realizzato un percorso di giustizia riparativa, avendo in particolare colloqui con alcuni colleghi di lavoro della vittima per analizzare quanto accaduto».

Due anni in cui il 53enne ha poi dimostrato di aver svolto volontariato per l'associazione San Cristoforo , dando anche la disponibilità per effettuare lavori di pubblica utilità per l'Assistenza Pubblica. «Avrebbe voluto avere anche un dialogo con i familiari di Choukry - aggiunge il difensore - e contribuire lui stesso economicamente, per quanto possibile, ma non hanno accettato».

Comprensibile. Forse è ancora presto per placare il dolore. Per lasciare spazio solo alla dolcezza dei ricordi. Moglie e figli aspettavano che tornasse a casa quel sabato mattina, alla fine del turno. Ma alle 6,20 tutto si era interrotto bruscamente. La trama delle ore e dei minuti precedenti l'aveva raccontata lo stesso automobilista durante l'interrogatorio di garanzia: dopo l'aperitivo, la cena e soprattutto il dopo cena con gli amici, il 53enne si era fatto riaccompagnare verso le 4,30 alla sua auto, parcheggiata dalle parti di viale Duca Alessandro. Non si sentiva ancora in condizioni di guidare, così aveva dormito per circa 1 ora e mezza prima di mettersi al volante.

Ma l'alcol non era stato «smaltito». E forse non era nemmeno sufficientemente sveglio, benché dovesse percorrere solo pochi chilometri per arrivare a casa. Le telecamere di una pizzeria lungo la strada avevano ripreso tutto: l'auto che virava verso destra, colpiva il predellino sulla sinistra del camion dei rifiuti, strisciava la fiancata del mezzo e finiva contro il palo di un cartello. Gli ultimi istanti di vita di Mohamed.