Intervista al ministro Urso
«Il Made in Italy, un pilastro della nostra economia»
Ministro Urso, qual è lo stato di salute del Made in Italy?
«Il Made in Italy è un pilastro dell’economia italiana, con un valore di 750 miliardi di euro e oltre 430 miliardi di esportazioni. L’Italia è diventata nel 2024 il quarto Paese esportatore al mondo, superando Corea del Sud e Giappone. Ora è il momento di consolidare questa posizione, cogliendo le opportunità offerte dalle economie emergenti come India, Indonesia e Malesia e accelerando la digitalizzazione dei processi produttivi. Questo anche per fronteggiare meglio la minaccia dei dazi americani».
A proposito: quanto è preoccupato per le minacce di Trump di imporre dazi all’Europa?
«Ci troviamo in una situazione di grande incertezza e le conseguenze negative sono già in atto; dobbiamo predisporre subito una strategia comune. La politica commerciale è infatti una prerogativa esclusiva della Commissione Europea alla quale chiediamo di agire con responsabilità al fine di evitare una escalation, che accrescerebbe il danno. La soluzione non è quella di reagire ma di predisporre una politica strategica industriale che restituisca competitività alle nostre imprese e, nel contempo, aprire nuove strade con accordi bilaterali, per esempio con l’India e i paesi emergenti nell'Indo-Pacifico, dopo quello con il Mercosur».
Oggi sarà a Parma, per una delle iniziative della «Giornata nazionale del Made in Italy 2025». Qual è il significato di questa serie di appuntamenti?
«Gli oltre 600 eventi previsti in Italia e in altri 30 Paesi offriranno una vetrina globale sull’eccellenza del Made in Italy, valorizzando il saper fare italiano e il ruolo strategico delle nostre filiere. L’obiettivo è avvicinare cittadini e studenti alla tradizione manifatturiera e all’innovazione, che rendono il nostro sistema produttivo un modello di successo, contribuendo alla crescita economica, sociale e culturale del Paese».
A Parma parlerà di industria agroalimentare in un incontro a Palazzo Soragna e di farmaceutica nel quartiere generale della Chiesi. Dal suo punto di vista, qual è lo stato dell’arte del settore agroalimentare, così importante per Parma e l’Italia?
«L’agroalimentare è un settore strategico per l’economia italiana. Negli ultimi anni, la sicurezza alimentare è migliorata e i costi di produzione si sono ridotti. Ora è necessario un ulteriore impegno in investimenti per sviluppare modelli produttivi più efficienti e sostenibili, garantendo al contempo redditività e competitività».
E invece per quanto riguarda la farmaceutica?
«Questo è un modello virtuoso del Made in Italy che cresce, trainato anche dagli investimenti delle multinazionali che stanno rafforzando la loro presenza nel nostro Paese. Nel 2024 il settore ha superato per la prima volta i 54 miliardi di euro di export, confermando la competitività dell’industria italiana sui mercati globali. Per mantenere questa posizione di forza è fondamentale accelerare l’innovazione lungo l’intera filiera e potenziare la ricerca. Su questi temi abbiamo avviato un tavolo di settore, che sta definendo una strategia destinata a confluire nel disegno di politica industriale Made in Italy 2030. Come governo, siamo già intervenuti sulla regolamentazione e stiamo rivedendo gli strumenti di incentivazione, introducendo procedure fast track per agevolare gli investimenti delle imprese estere in Italia. Inoltre, con “Invest in Italy”, abbiamo mappato quasi 300 siti disponibili in diverse regioni, offrendo nuove opportunità a chi vuole investire nel nostro Paese. In ogni caso, ci vuole particolare attenzione perché proprio l'alimentazione, con i vini, e la farmaceutica sono i settori più esposti ai dazi americani».
Ha promesso che entro maggio verrà pubblicato il «Libro Bianco Made in Italy 2030» con la strategia e gli obiettivi della nuova politica industriale italiana per i prossimi cinque anni: può anticipare qualcosa dei contenuti del libro?
«Questo documento rappresenta un traguardo significativo, frutto di un’ampia consultazione, che ha coinvolto oltre 500 soggetti pubblici e privati: un evento senza precedenti negli ultimi 30 anni. Contiene proposte concrete per rafforzare il comparto manifatturiero, organizzato in filiere produttive e orientato all’export. Affronta, inoltre, questioni cruciali come il protezionismo e la modernizzazione del sistema industriale e introduce il progetto per istituire una Conferenza delle imprese e delle filiere, un nuovo strumento strategico per il settore».
Claudio Rinaldi