Lutto
Addio a Zanichelli, il magistrato che ricercava la verità con intuito e passione
Un pezzo di Storia era approdato sulla sua scrivania quand’era giudice delegato ai fallimenti: il Crac Parmalat. E in precedenza erano state altre storie che hanno segnato la vita della città – dal giallo della famiglia Carretta ai misteri di Katharina Miroslawa – negli anni in cui Vittorio Zanichelli era giudice istruttore. Ma non è mai stata la pubblica risonanza a guidare il suo lavoro: ogni caso era sacro per il magistrato parmigiano, ogni fascicolo meritava per lui lo stesso, massimo impegno. Quell’impegno, accompagnato da intelligenza e preparazione, onestà e rigore, che nasceva da un naturale senso del dovere e da un profondo rispetto per l’Istituzione che era consapevole di rappresentare.
A ciò si aggiunga la sua generosa disponibilità verso il prossimo, il carattere cordiale e socievole, l’innata simpatia, qualità che gli sono sempre state unanimemente riconosciute - dai colleghi in primis - e ciò già può spiegare il profondo cordoglio e il rimpianto diffusosi in queste ore fra quanti hanno avuto il privilegio di essergli amici, o anche semplicemente l’occasione di conoscerlo.
Perché Vittorio Zanichelli si è spento nei giorni scorsi, improvvisamente, a 77 anni. E seppure l’annuncio non fosse stato ancora dato pubblicamente, la notizia si è diffusa in un batter d’occhio in città, un tam tam incredulo e dolente l’ha attraversata, e una grande folla, commossa, si è raccolta intorno ai familiari del magistrato in occasione delle cerimonie che si sono svolte nella chiesa di Maria Immacolata.
Vittorio Zanichelli è stato giudice a Parma per molti anni. Nella nostra città si è svolta la maggior parte della sua carriera, poi il suo impegno si è spostato a Roma, nominato Consigliere di Cassazione, settore civile e tributario, finché, nel 2012, il suo valore di magistrato è stato premiato con un altro prestigioso incarico: presidente del Tribunale di Modena, ruolo che Zanichelli ha svolto fino al raggiungimento dell’età pensionabile e che gli ha consentito di dar prova anche di ottime qualità organizzative.
Di ciò sono stati testimoni colleghi, soprattutto i più giovani per i quali è stato un apprezzato motivatore, nonché avvocati e professionisti, che ancora ricordano come un periodo d’oro quegli anni, caratterizzati da un insperato funzionamento della “macchina giudiziaria”.
La scienza del diritto è stata per Zanichelli una vocazione giovanile e la passione di una vita, ne sono prova gli incarichi svolti all’Università di Parma, le numerose e importanti pubblicazioni che portano la sua firma e la nomina quale componente della commissione “Rordorf” per la riforma della legge fallimentare.
Arrivato poi alla pensione e con una maggior disponibilità di tempo, ha svolto con entusiasmo il ruolo di referente dell’OCC (Organismo di composizione delle crisi) degli Ordini dei Commercialisti di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, referente dell’OCC dell’Ordine degli Avvocati di Parma e relatore in convegni e scuole di formazione.
Altra passione, lo sport, quello praticato, non visto alla tv. E se il primo amore fu la pallavolo, ai tempi del Romagnosi con il mitico professor Del Chicca, poi vennero - e rimasero fino agli ultimi giorni - il tennis, lo sci, la vela, il cicloalpinismo, praticato su ripidi sentieri fra i monti di Moena. Occasioni anche di socialità, momenti di amicizia e divertimento, prezioso carburante per un carattere estroverso e cordiale.
Zanichelli è riuscito anche a coniugare la passione per lo sport con quella per il diritto, diventando componente degli organi di giustizia della Federazione italiana pallavolo e della Commissione carte federali della Federazione italiana rugby.
La scienza del diritto si è sempre respirata in casa del magistrato: ha insegnato diritto l’adorata moglie Anna, sono laureate in legge le due figlie: Federica, apprezzata avvocata civilista, e Elisabetta che, dopo aver conseguito il titolo di avvocato, è da tempo impegnata a Milano nei ranghi della Banca d’Italia.
«Abbiamo sempre percepito la passione che nutriva per il suo lavoro, senza che ce ne parlasse: ci era sufficiente vederlo, impegnato fra le sue carte, per coglierla. E non c’era mai fatica: lo animava e gli dava serenità» raccontano le figlie.
«Ma è stato anche un nonno affettuoso e disponibile, sempre divertente e divertito con i sei nipoti e loro lo adorano, lo hanno sempre adorato».
Cinque fratelli e sorelle particolarmente uniti fra loro, Vittorio era il decano della piccola “tribù”, un baricentro sicuro, un costante punto di riferimento, e ora anche Giusi, Luigi, Roberta e Gabriela lo piangono. A consolarli la consapevolezza della sua vita, ben spesa fino all’ultimo giorno.
r.c.