VIALE TANARA

Adreana, morta nel rogo della casa famiglia: la titolare patteggia 2 anni (pena sospesa)

Georgia Azzali

Una sigaretta. Uno dei pochi piaceri che ancora poteva concedersi, Adreana Borella, inchiodata da anni a un letto. Altre volte, forse, l'avrà fatto. Ma quel 14 agosto 2023, all'alba, si era scatenato l'inferno. Nella sua stanza. E poi pian piano l'incendio si era propagato anche ad altre parti della casa-famiglia «Casa di Arianna» di viale Tanara. Aveva acceso lei, la sigaretta, con un accendino da cucina su cui era riuscita ad allungare le mani, nonostante fosse coricata su un materasso a ossigeno e quella fosse una camera con all'interno strumenti di concentrazione d'ossigeno. Ma nessuno glielo avrebbe vietato e nemmeno era presente un sistema di allarme antincendio. Era stata avvolta dalle fiamme, Adreana, 62 anni, senza poter fuggire da quel letto, dopo che nel 2017 un drammatico incidente le aveva paralizzato le gambe. E per quella morte, Cinzia Gabbi, presidente della cooperativa «Il Quartiere di Avitas» (poi fallita), accusata di incendio e omicidio colposi, ieri ha patteggiato 2 anni davanti al gup Sara Micucci. La pena è stata sospesa.

Un patteggiamento richiesto nelle scorse settimane dal difensore Sergio Andrea Ghiretti e che, alla vigilia dell'udienza di ieri, ha ottenuto il via libera da parte del pm Domenico Galli, titolare delle indagini. Nessun risarcimento per la nipote, che in precedenza si era costituita parte civile assistita dall'avvocato Matteo Bolsi. Era stata accolta anche la costituzione di parte civile di Bolsi e del collega Lorenzo Pagliari come curatori dell'eredità giacente di Adreana. «Con il massimo rispetto dei ruoli di tutte le parti e della sentenza, e premesso che parlo dal punto di vista della parte civile - commenta l'avvocato Bolsi - direi che, visto che è morta una persona con particolare sofferenza per le ustioni sul corpo, non mi aspettavo che il processo si chiudesse con un patteggiamento a pena sospesa comportante l'estinzione del reato in soli 5 anni, anche alla luce dell'importante attività di indagine che poi ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio». Ed è così che ora la battaglia potrebbe spostarsi su un altro piano. «Valuteremo azioni in sede civile, visto che non c'è stato ancora alcun risarcimento per i parenti della vittima», aggiunge Bolsi.

Una lunga serie di omissioni e violazioni sul piano della sicurezza erano state contestate alla responsabile della cooperativa. A partire dall'assenza di soggetti incaricati di attuare le misure di prevenzione e di gestione dell'emergenza. Una sola persona era in servizio quella mattina. Un'unica operatrice per 14 ospiti, suddivisi sui quattro piani dell'immobile. Un altro dipendente, che dormiva nella struttura, non era infatti in attività in quelle ore. E, inoltre, aveva messo in evidenza la procura, operatori senza alcuna formazione relativa alla prevenzione e alla gestione degli incendi. Era stata Adreana a lanciare l'allarme, vedendo le prime fiamme, ma quando era arrivata, l'operatrice non era stata in grado di fare nulla, pur avendo tentato di sbloccare le sbarre del letto per soccorrere la donna. Fiamme che avevano prima avvolto le lenzuola, poi il materasso antidecubito, facendolo esplodere, e infine il corpo di Adreana. Altre dodici persone rimasero intossicate, ma nove furono dimesse nel giro di poche ore, mentre per le altre tre era stata necessaria la camera iperbarica dell'ospedale di Vaio, dove erano rimaste due giorni.

La casa-famiglia era regolamentata da una direttiva regionale ed era nata con l'obiettivo di garantire agli ospiti un'accoglienza con determinati servizi d'assistenza ma anche una certa autonomia. Progetto innovativo, almeno così si prospettava. Ma poi i debiti avevano divorato le aspettative e il futuro della cooperativa. Nel giugno 2023 era stata tentata la strada del concordato preventivo. Ipotesi naufragata, a cui è seguita la liquidazione giudiziale. Ma nel frattempo Adreana è morta. Inchiodata in un letto, senza che nessuno riuscisse a portarla via da quella prigione di fuoco. Avvolta dalle fiamme che forse qualcuno avrebbe potuto spegnere prima che divorassero tutto.

Georgia Azzali