Allarme

«Ormai le baby-gang rubano indisturbate nei negozi di via Verdi»

«Quei giovani e giovanissimi facevano spesa senza pagare». È rimasta piuttosto colpita una donna che alcuni giorni fa si trovava all'Esselunga di via Verdi, insieme al marito, per comprare alcuni prodotti quando, all'improvviso, è scattato uno shopping selvaggio e illegale da parte di una sorta, da come l'ha descritta la testimone, di baby-gang.

Senza alcuna reazione da parte del personale del supermercato. Anzi, con un senso di ineluttabilità, che l'ha fatta molto riflettere e che non colpisce solamente lei. «Scene che un tempo si vedevano solo in certi film americani - commenta sconsolata -, ma che ora sono la prassi anche qui da noi. E aggiungo purtroppo».

Ci ha pensato un attimo e poi ha considerato che il limite era stato passato. Perciò ha contattato la Gazzetta per raccontare l'episodio di cui si è trovata allarmata e indignata testimone.

I fatti sono accaduti giovedì intorno alle 19 quando all'interno dell'esercizio commerciale c'erano numerosi clienti.

«Quello di cui sono stata testimone all'Esselunga è un episodio allarmante - ripete la donna -. Ho visto con i miei occhi un vero e proprio assalto da parte di una dozzina di ragazzi, apparentemente tra i 15 e i 25 anni, molti dei quali sembravano di origine nordafricana». Ne descrive anche i segni distintivi. «Erano accomunati da uno stile ostentatamente riconoscibile - continua -, zaini North Face, cappellini Gucci. Questi giovani si muovevano con estrema sicurezza e organizzazione, agendo come una banda con lo scopo preciso di razziare la merce».

La scena - continua il racconto - si è svolta «sotto gli occhi di diversi clienti, senza il minimo tentativo di nascondere i furti: prodotti infilati direttamente negli zaini e poi l’uscita, con un’arroganza che lascia sgomenti. Mentre mi trovavo tra le corsie, avendo visto con i miei occhi che uno di questi ragazzi si infilava della schiuma da barba nello zaino, ho immediatamente segnalato l'accaduto a uno dei tre addetti alla sicurezza presenti».

La risposta del dipendente l'ha ulteriormente sconcertata.

«Mi ha risposto - aggiunge -: “Siamo invasi, non possiamo seguirli tutti, non possiamo fare niente”. Nessuna telefonata alle forze dell’ordine, nessun intervento concreto. Solo rassegnazione. Io poi me ne sono andata e non so se abbiano pagato o meno quei prodotti, se siano poi stati obbligati a farlo o l'abbiano fatta franca. È stata però tutta l'atmosfera che mi ha in qualche modo sconvolta. E, soprattutto, la risposta che mi hanno dato i dipendenti, in cui ho colto rassegnazione. Posso certamente capirla ma, come cittadina, provo anche un grande dispiacere».

La donna si chiede: «Davvero la situazione è ormai sfuggita di mano al punto da considerare queste razzie come “inevitabili”? È accettabile che piccoli gruppi organizzati possano agire impunemente, approfittando della debolezza o della paura del sistema di controllo? E, soprattutto, cosa si sta facendo a livello istituzionale per prevenire e contrastare fenomeni di questo tipo? Sono una persona che difficilmente si impressiona o ha paura - conclude -, ma devo dire che ciò a cui ho assistito mi ha lasciato arrabbiata e scandalizzata! Non si tratta solo di “furti al supermercato”: si tratta di legalità, di rispetto per chi lavora e per chi vive in questa città». Le sue domande attendono risposte.

Michele Ceparano