Lutto
Addio a Dondi, il signore delle viti e della notte
Partito dalla campagna fino a emigrare in Venezuela per fare poi fortuna con viti, dadi e bulloni: sembra una storia di fantasia ma è pura realtà. È la vita di Guglielmo Dondi, scomparso domenica scorsa per arresto cardiaco a 92 anni, conosciuto per essere il fondatore di Commercial Dado, partito da un negozio di ferramenta e arrivato ad avere nove magazzini nel nord Italia e la proprietà di diversi locali notturni fra i più noti come Nabila, Escalier poi divenuto SottoSopra.
Dondi nasce a Enzano frazione di Sorbolo nel 1932, la guerra lascia ben poche possibilità di lavoro in patria: così, come tanti altri, nel 1950 si imbarca per il Venezuela. In Sudamerica fa diversi lavori, tenta alcune attività, riesce comunque a mettere da parte qualche soldo. Cosa più importante, conosce Carmen. La scintilla scocca probabilmente sulla pista da ballo, così che negli anni ‘60 i due si sposano. Dalla loro unione nascono Giuseppe, Julissa e Guglielmo detto «Pippo», scomparso qualche anno fa.
Tornato in patria, Guglielmo acquista il negozio di ferramenta in via XX Settembre nel 1970 e nel giro di pochi anni si specializza in viteria e bulloneria, nel 1976 apre la prima filiale a Suzzara a cui seguiranno Piacenza, Mantova, Anzola di Bologna, Brescia, Settimo Milanese, Verona e Vicenza mentre, nel 1999, inaugura il grande edificio in via Emilia Ovest dopo una lunga ristrutturazione.
«Dondi - così il figlio Giuseppe chiama il padre in segno di riverenza - lavorava da mattina a sera, si è specializzato vendendo nel nord Italia con un’attività in cui esiste ancora il grossista, evitando tempi morti ad altre aziende che altrimenti non sarebbero in grado di importare il materiale e nemmeno di farlo produrre. Un’attività in cui il margine è ridotto e occorre lavorare sui grandi volumi».
«L’unica sua distrazione - prosegue il figlio - era la messa alla domenica a Fontanellato, ballare il liscio e gestire i locali come il Nabila, dagli anni ‘90 in poi, e l’Escalier. Era autoritario, tendeva a tenere tutto sotto il suo controllo ma salvaguardava le persone, i dipendenti. Non ha mai sgarrato nel pagare gli stipendi perché teneva molto all’azienda e diceva che era meglio ritardare i pagamenti a un fornitore piuttosto che ai propri lavoratori». Lo stesso atteggiamento protettivo emerge con la figliastra Valentina, adottata da una madre cinese che aveva avuto problemi di famiglia, che di recente si è laureata con il massimo dei voti.
Dondi era un figlio della campagna che ha fatto fortuna arrivando ad avere un’azienda con nove magazzini, una cinquantina di dipendenti e un fatturato attorno ai 40 milioni di euro, oltre a due alberghi. «Dondi - scrive il sindaco di Sorbolo, Nicola Cesari - è stato un sorbolese illuminato che ha saputo unire le sue grandi capacità imprenditoriali e qualità umane. Persona d’altri tempi che ha lasciato il segno nella storia di questo territorio».
Silvio Marvisi