Lutto
Addio al diacono Italo Cavalli, il «confidente» di Papa Ratzinger
«Io e Papa Ratzinger ci siamo confidati un segreto che porteremo entrambi nella tomba», erano state queste le parole del diacono Italo Cavalli dopo l’incontro in Turchia con il Santo Padre. Aveva combattuto durante tutta la sua vita per l’unità della Chiesa cristiana nel mondo e adesso Cavalli è salito in cielo, raggiungendo il suo amato Papa Benedetto XVI, custode insieme a lui di un segreto che li lega dal 2006. Si è concluso martedì scorso il percorso terrestre del diacono, scomparso a 87 anni a causa di una bronchite.
Originario di San Secondo, aveva iniziato le sue prime attività nella chiesa del Sacro Cuore, diventando un punto di riferimento per la comunità dello «Spirito Santo», soprattutto grazie alla sua missione in Anatolia tra il 1993 e il 2014, insieme a monsignor Ruggero Franceschini, già presidente della Conferenza episcopale della Turchia. «Era tutta un’altra epoca - racconta Paola Dall’Olio, moglie del diacono Mario Gerboni, che aveva conosciuto Cavalli - lo ricordo come una persona sempre gioiosa e disponibile, molto affiatato con la moglie “Mariuccia” (Maria Borando, ndr). Erano sempre disponibili ad accompagnare i giovani nei campi estivi che facevamo a Vologno». Il rapporto con «Mariuccia», di cui era rimasto vedovo dal 2020, rappresenta uno dei punti salienti della vita del diacono, che aveva condiviso con la moglie anche uno storico chiosco latteria nel quartiere Cittadella, aperto dalla coppia in via Pizzi. Tra le missioni principali del diacono, c’era quella legata all’ecumenismo, che contribuì notevolmente alla chiamata di Franceschini per l’esperienza in Turchia. «Era molto vicino a questi temi -spiega Elisabetta Zafferri, inserita nella Piccola comunità apostolica di Parma-, a ciò che riguarda la divisione dei cristiani, per cui voleva portare una sensibilità di unità della Chiesa». Durante la missione in Turchia, dove fu nominato diacono permanente nel 1996, Cavalli si impegnò per la rete di chiese presenti nel sud del paese, non temendo le frequenti accuse di proselitismo rivolte ai sacerdoti in Turchia.
Diventò così un punto di riferimento per i fedeli in Anatolia, dove conobbe la sua storica amica Suor Donatella Sana. «Lui e sua moglie -racconta Suor Donatella- mi avevano un po’ adottata, mi aiutarono tantissimo. Mi chiamava la sua bambina, mentre negli ultimi anni io lo vedevo come un figlio, gli sono stata sempre accanto. Ora senza di lui le giornate saranno vuote». Oggi alle 10 si terranno i funerali, partendo dalle sale del commiato «Ade», per poi andare nella chiesa dello Spirito Santo, poi verso il Tempio di Valera. «Avevi il dono di saper ascoltare e consigliare. Ora riposa nella gioia eterna che ti sei guadagnato in vita», un passaggio della lettera dedicata da Adelaide Ciucci, che fece parte insieme al diacono del gruppo del «Rinnovamento nello Spirito Santo».
Pietro Amendola