ABBANDONO DI MINORI

Lascia i figli di 3 e 7 anni soli in casa: mamma condannata. E lei si giustifica: «Devono responsabilizzarsi»

Georgia Azzali

Un piccolo tour tra supermercati e negozi per fare la spesa. Più o meno due ore e mezza lontana da casa insieme al compagno. Insomma, tutto assolutamente nella norma, se non fosse che nell'appartamento aveva lasciato i due figli soli, di 3 e 7 anni. E che a un certo punto la nonna, che vive al piano superiore, avesse sentito piangere la bambina, la più piccola dei due fratelli. Scesa nell'appartamento di sotto, però, non era riuscita ad entrare, perché la porta era chiusa a chiave. Presa dal panico, anche perché sua figlia, la madre dei bambini, non rispondeva al telefono, aveva subito chiamato la polizia municipale, poi anche i carabinieri, considerando che in casa c'erano anche due cani, tra cui un cucciolo di pitbull. La madre e il compagno erano rientrati poco dopo le 13, ma dopo le dichiarazioni della nonna ai carabinieri, per la donna - 38 anni, origini abruzzesi, ma residente nel Parmense - è scattata la denuncia per abbandono di minori. E nei giorni scorsi il giudice Alessandro Conti l'ha condannata a 4 mesi: la pm Laila Papotti ne aveva chiesti dieci.

Sono passati più di cinque anni da quella mattina di febbraio, quando la nonna, insegnante, stava correggendo i compiti dei suoi alunni nella stanza dell'appartamento al piano superiore esattamente sopra la camera dei bambini. Li sentiva scherzare e giocare. Le era parso anche di capire che forse erano soli in casa, ma non ne era certa. Poco dopo, però, verso le 12,15, aveva avvertito un tonfo e immediatamente i singhiozzi della bambina, 3 anni appena. Si era precipitata davanti alla porta d'ingresso e aveva cominciato a urlare: «Aprite, bambini». Ma allo stesso tempo aveva anche sentito il fratello di 7 anni mentre diceva alla sorellina di fare silenzio. Perché, forse, era proprio quello l'«ordine» che avevano ricevuto: «State qui, zitti e buoni». La nonna aveva provato anche ad aprire la porta finestra che si affacciava sul giardino, ma anche questa era chiusa a chiave.

Attimi concitati, in cui temeva che la bambina avesse bisogno d'aiuto. E il telefono della figlia squillava a vuoto. Così aveva fatto una prima chiamata alla polizia municipale, che però non aveva a disposizione una pattuglia da inviare, tuttavia era stata rassicurata: «Avvertiamo subito i carabinieri e proviamo anche a contattare sua figlia».

Era sempre più preoccupata, ma qualche istante aveva tirato un sospiro di sollievo, perché i bambini avevano scostato la tenda di una finestra, e lei aveva cominciato a comunicare un po' con loro. Era venuta a sapere che la piccola era scivolata con la testa contro l'armadio, ma tuttavia sembrava stesse bene perché in quel momento giocava tranquilla con il cucciolo di pitbull. Scopre anche che con i due fratellini c'è anche il bambino del compagno di sua figlia, 9 anni: le dice che sono chiusi in casa e non hanno le chiavi, inoltre le spiega che entro pochi minuti lui avrebbe dovuto fare un'iniezione. La nonna tenta di rassicurare tutti dicendo che tra poco sarebbero arrivati i carabinieri.

Ma nel frattempo torna a casa la figlia. Sensi di colpa? Nessuno. D'altra parte, «mica sono andata a ballare - le dice -. E i bambini devono responsabilizzarsi e imparare ad essere autonomi».

Georgia Azzali