Traguardo

La Toscanini compie 50 anni, il sovrintendente Jais: «Crescere in armonia»

Giulio A. Bocchi

Una ricca serie di appuntamenti - coronata dal concerto, sabato alle 20.30 al Paganini sotto la guida Christoph Eschenbach - servirà a festeggiare, tra sabato e domenica, i cinquant'anni della Fondazione Toscanini, nata il 10 maggio del 1975 e da sedici mesi guidata dal sovrintendente e direttore artistico Ruben Jais.

Cosa si prova a stare sulla poltrona di questa istituzione in un momento così significativo?

«È un grande privilegio poter essere alla guida di un'istituzione così importante e prestigiosa che ha saputo mantenere in questi cinquant'anni di vita un profilo sempre molto elevato sia dal punto di vista artistico, sia da quello produttivo. In questi anni ha affrontato delle difficoltà importanti anche in senso economico e ha saputo uscirne a testa alta. Sono alla guida della Toscanini soltanto da un anno e mezzo, ma è motivo di grande orgoglio, anche se non posso reclamare diritti sui successi di questa istituzione nella quale crediamo moltissimo e che stiamo cercando di sviluppare ancora di più nelle sue due linee: l'attività sinfonica e la collaborazione con i teatri di tradizione della regione per la produzione lirica».

Cosa avete in programma per il futuro?

«Abbiamo appena nominato il nostro nuovo direttore principale: è Kent Nagano, uno dei "top10" dei direttori mondiali che era stato con noi l'anno scorso per un concerto in piazza Duomo. Si è innamorato dell'orchestra e ha percepito qualcosa di speciale. È stato quasi facile portare a termine la trattativa per poterlo avere con noi. Anche questa è una bellissima notizia. Il primo appuntamento insieme sarà a novembre. L'orchestra è in grande forma in un periodo di grandi stimoli: nel novembre del 2026 ci sarà una tournée internazionale in Olanda e in Belgio mentre siamo appena tornati da quella in Spagna e Portogallo. Abbiamo ampliato il nostro organico con dei concorsi e continueremo a farlo per affrontare il grande repertorio sinfonico anche del tardo '800. La Regione crede in noi e ci sostiene: il 16 maggio saremo a Bologna per celebrare gli ottanta anni della Liberazione. È ottimo anche il rapporto con il Comune di Parma che ci ospita nella splendida sede del Parco della Musica. Sono tante le sfide che dobbiamo affrontare per essere degni di tutto il sostegno che stiamo ricevendo: non solo quello istituzionale, ma anche quello delle industrie e delle società del territorio».

Quali sono gli oneri e quali gli onori della sua carica?

«La preoccupazione è quella di fare in modo che l'istituzione possa sempre crescere e svilupparsi in maniera armoniosa e serena. Il mio lavoro, al di là di quello che offriamo al mondo esterno, è quello di fare in modo che negli uffici e in orchestra ci sia la voglia di lavorare e la voglia di produrre perché si crede in un progetto condiviso. I risultati sono il frutto del lavoro di tutti noi. L'onore è quello di essere alla guida di una fondazione che ormai ha cinquant'anni di vita e che ha avuto successi incredibili prima del mio arrivo. Bisogna rendere attuale il nostro progetto perché il nostro mondo è in forte evoluzione e non possiamo pensare di offrire al nostro pubblico il concertino che poteva funzionare negli anni '70. Il modo di fruire la musica classica era completamente diverso: dobbiamo essere in grado non solo restare al passo con i tempi, ma addirittura di anticipare le esigenze del nostro pubblico e riuscire a stimolare il suo interesse. Abbiamo bisogno del pubblico. Fortunatamente quest'anno abbiamo raddoppiato il numero dei concerti sinfonici e abbiamo quasi triplicato la presenza dell'orchestra nelle opere e nei concerti in regione. Abbiamo anche sviluppato collaborazioni con le istituzioni cittadine».

Giulio A. Bocchi