Intervista
Zoboli e De Angelis al Paganini: «Gioco di coppia tra battute serrate»
Attesissimi domani alle 21, Marta Zoboli e Gianluca De Angelis toccheranno la nostra città per presentare il loro ultimo progetto comico: «Io e Gianlu» arriverà all’Auditorium Paganini, organizzazione Bewonder.
Lo show è già sold out e, nel frattempo, abbiamo chiacchierato con De Angelis per scoprire tutto sulla coppia più divertente d’Italia.
Fra televisione e web siete un fenomeno assoluto, ma se dovessi presentarci «Io e Gianlu», cosa diresti?
«Direi che siamo un duo assortito in maniera funzionale. Abbiamo una formazione diversa dal punto di vista teatrale, che ha permesso di arrivare a questa alchimia, che portiamo sul palcoscenico. Marta ha un percorso più teatrale, io uno più cabarettistico, per cui quando abbiamo unito le nostre strade, è nata questa forma di stare sul palco».
Rispetto ad altre formazioni comiche, siete risultati ben più longevi in questi tredici anni di attività: qual è il vostro collante?
«Non pensare mai di essere arrivati, di aver sfondato. Abbiamo sempre lavorato molto seriamente nel far ridere, continuando a scrivere e inventare degli sketch. Il nostro banco di prova è sempre stato il pubblico, portando quello che immaginavamo in live, per verificarlo con le persone. Penso questo sia stato l’ingrediente principale: anche quando alcune trasmissioni sono venute meno e bisognava tenere botta. Non abbiamo mai smesso di fare spettacoli dal vivo e abbiamo sempre creduto a questo racconto di coppia».
Nemico della comicità è il sovvenire della noia, ancor più durante uno spettacolo di novanta minuti. Come riuscite a tenere alta l’attenzione del pubblico?
«Abbiamo, come marchio di fabbrica, un modulo sintetico di battute e situazioni serrate, che incidano subito in maniera comica. Pure fra tempi televisivi e internet abbiamo sempre lavorato su due aspetti fondamentali, il racconto e l’immediatezza. Ogni situazione proposta è forte e sintetica: si tratta sicuramente di una velocità che abbiamo appreso in live. Quando sei di fronte al pubblico, devi lasciare il segno nei primi secondi. Essere poi efficaci per un’ora e mezza è il segreto per restare».
In una società talvolta bollata troppo “politically correct”, come credi si sia evoluta la comicità? Qual è il vostro “modus operandi” per non precipitare nell’offesa?
«La comicità ha avuto un’evoluzione molto forte negli ultimi anni, grazie ai ragazzi della stand up, che hanno fatto sì che il linguaggio si evolvesse, potendo anche osare un poco di più. A livello editoriale noi abbiamo due o tre elementi che ricorrono: cerchiamo di essere come efficaci nel brevissimo, restando però molto veri. Portiamo in scena noi stessi e arriviamo in ultimo a osare fin dove si può, cercando di non essere mai volgari».
Alessandro Frontoni