PER IL FILM «IL COMPAGNO DON CAMILLO»
Guareschi, ecco la sceneggiatura bocciata da Comencini
Sessant'anni or sono, usciva nelle sale il quinto film della serie ispirata ai racconti di Giovannino Guareschi: «Il compagno don Camillo». Dopo i primi due episodi, diretti dal francese Julien Duvivier e i seguenti due diretti da Carmine Gallone ma, soprattutto, dopo il quarto film, «Don Camillo, monsignore ma non troppo», che aveva provocato le dimissioni di Guareschi dalla redazione del «Candido» e la susseguente chiusura del settimanale da parte di Rizzoli, Giovannino tornava a redigere una sceneggiatura cinematografica, sperando di non incorrere nelle precedenti quattro «disavventure».
Così, composti in qualche modo i dissidi con il produttore ed editore Rizzoli, ecco Guareschi accingersi alla redazione di una nuova sceneggiatura, tratta, naturalmente, dai racconti pubblicati sul «Candido» nel 1959 e raccolti in volume nel 1964, con il titolo, appunto «Il compagno don Camillo». Giovannino ha le idee chiare sul come dovrà svolgersi la vicenda e così, il 28 aprile del 1964, redige una traccia, inedita, che la dice lunga sul come, poi, le cose andranno a finire, con il regista Luigi Comencini e gli sceneggiatori Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi. Ecco ciò che immaginava Guareschi: «Premessa. È evidente la necessità – per gli spettatori giovani e per quelli di poca memoria – di iniziare il racconto precisando rapidamente l’ambiente, la situazione e il carattere dei personaggi. Per ovviare a tale inconveniente, l’autore ha pensato: 1 – di premettere alcuni episodi nei quali don Camillo agisca nel suo naturale ambiente. 2 – Di mandare don Camillo a raccontare al vecchio Vescovo la sua avventura in Russia. Ciò permetterà, ogni tanto d’interrompere l’azione mostrandoci don Camillo nel suo abito normale da prete, scambiare qualche battuta col Vescovo. Ciò permetterà di mantenere nella massima evidenza il fatto che don Camillo è un prete. …] Shema del racconto […] Don Camillo si reca dal Vescovo a confessargli che non ha usato la licenza d’una settimana (concessagli per motivi di salute) per rinfrancarsi le forze, ma l’ha usata per fare un viaggetto in Russia, a visitare, assieme a Peppone e a un gruppo di compagni “eletti” un kolcoz sovietico. […] Viaggio in Russia che, come tessuto connettivo, ha due storie secondarie. Una storia lieta che è quella dell’amore del compagno romano Scamoggia e dell’interprete russa Nadia. Una storia triste che riguarda quello che chiameremo “Il compagno padre”. Un alpino della spedizione italiana in Russia, durante la tragica ritirata, trova abbandonato un ragazzino di nove anni. Se lo porta in Italia e, siccome la moglie non può avere figli, lo adotta. Il ragazzo rimane russo, grazie alle letture che può procurargli il “compagno padre” e ammira tanto la sua patria da volerla rivedere. Poi scrive dall’Unione Sovietica e il compagno padre va con la squadra di Peppone per andare a riabbracciare il figlio. Lo ritroverà, invece, ritornando, a Berlino Est. Il figlio tenterà di passare il muro per tornare in Italia col padre, ma verrà fulminato. Episodio necessario perché, qui, don Camillo rivelerà ai compagni l’essere suo (sacerdote che darà l’estrema unzione al ragazzo ucciso ndr.) compiendo un commovente atto di coraggio. […] I vari episodi del viaggio in Russia (tolti dal “Compagno don Camillo) sono scelti fra i più semplici da realizzare e fra i più convincenti: Don Camillo, perfidamente, atteggiandosi a comunista “duro” riesce a far rispedire in Italia il compagno Rondella. […] Incontro col napoletano che fa la “permanente” alle ragazze sovietiche e gli fanno fare il giro dei vari kolkoz a pedate nel sedere. Peppone – E di che ti preoccupi? L’Urss ha 80mila kolkoz. Napoletano – Il guaio è che io ho un sedere solo! […] Così don Camillo, servendosi dei documenti dell’espulso compagno Rondella, può imbarcare sull’aereo il napoletano del kolkoz e scaricarlo a Berlino Est dove lo lascia. Ma lo si ritroverà alla fine. A Berlino episodio finale della triste storia del compagno padre. Ritorno alla base. Don Camillo rientra in sede e qui gli capitano le due ultime avventure collegate alla gita in Urss: a) – capita in canonica, fingendosi un polacco che ha scelto la libertà il famoso napoletano del kolkoz. b) – arrivano a sposarsi Scamoggia e Nadia. Qui termina il racconto dell’avventura russa. L’azione si sposta negli Stati Uniti. Don Camillo deve accompagnare un gruppetto di agricoltori cattolici negli Stati Uniti dove visiteranno una grande fattoria e saranno ospiti di agricoltori cattolici americani. Uno dei partecipanti alla gita emigra in Australia: al suo posto don Camillo si porta Peppone in Usa. […] Finale. Don Camillo e Peppone sono andati a caccia assieme e ora stanno seduti per terra, in un macchione nei pressi del Po, a far merenda. Don Camillo – Addio. Ognuno vada per la propria strada, compagno Sindaco. Peppone – Ognuno faccia la sua strada, compagno prete… Si alzano e se ne vanno, uno verso destra l’altro verso sinistra. Si vede che i due sentieri, a un certo punto, si riuniscono e don Camillo e Peppone proseguono verso il fiume, fianco a fianco».
Naturalmente la sceneggiatura finale del film sarà completamente diversa, con Peppone ricattato da don Camillo per una torbida relazione con una ragazza che gestisce un tirassegno, mancheranno la scena del «Compagno padre», ma anche quella del colcosiano napoletano, mentre l’avventura «americana», si limiterà al vedere Peppone che, travestito da prete, sorprende don Camillo in partenza per gli Stati Uniti, unendosi alla comitiva di sacerdoti.
Niente da fare: quelli che Guareschi chiamava i «cinematografari» riuscivano a stravolgere le sue costruzioni sceniche, senza che l’autore dei racconti e ideatore del personaggi potesse farci nulla.
Resta il fatto che tutti i film, compreso «Il compagno don Camillo», hanno avuto un grandissimo successo. Così, forse, alla fin fine i «cinematografari» non avevano tutti i torti...
Egidio Bandini