NEONATI SEPOLTI
Chiara, niente «sconti»: accuse da ergastolo. E per ora nessuna perizia psichiatrica
Lo sguardo nascosto dietro gli occhiali scuri. L’ultimo schermo per non incrociare il mondo intorno. Anche ieri pareva una ragazzina impaurita, Chiara Petrolini. Ma la sua storia racconta di un abisso. E, per l'accusa, questa 21enne, che amava studiare e sapeva farsi amare dai bambini che accudiva come baby sitter, è un’assassina che ha pianificato i delitti dei suoi due figli appena nati e poi li ha sotterrati in un'aiuola del giardino di casa. Duplice omicidio premeditato e soppressione di entrambi i cadaveri, queste le accuse su cui ieri pomeriggio hanno insistito il procuratore Alfonso D'Avino e la pm Francesca Arienti. E dopo un'udienza durata tre ore e mezza, la gup Gabriella Orsi l'ha rinviato a giudizio, mantenendo l'aggravante della premeditazione, oltre a quella del rapporto di discendenza. Aggravanti, entrambe, che possono portare all'ergastolo: il processo in Corte d'assise comincerà il 30 giugno.
Una settimana fa si erano incrociati fugacemente in quella stessa aula al quinto piano del Tribunale, lei e l'ex fidanzato Samuel Granelli, il padre dei bambini. Ieri sono rimasti a poca distanza, lei in prima fila, lui alle sue spalle, per quasi tutto il pomeriggio. Era arrivato prima lui, sempre accompagnato da un'auto dei carabinieri e fatto entrare da una porta laterale del palazzo di giustizia, insieme all'avvocata Monica Moschioni. Pochi minuti dopo, anche Chiara, su una macchina degli investigatori, è sfilata dentro dallo stesso ingresso, accompagnata dal difensore Nicola Tria. In aula c'erano anche i genitori di Samuel, che già nella scorsa udienza si erano costituiti parte civile. Non è invece stata accolta la costituzione di parte civile dell'associazione reggiana «La caramella buona», come peraltro richiesto dalla procura e anche dall'avvocato Tria, che la settimana scorsa aveva chiesto un rinvio per valutare l'eventuale ammissione.
Piuttosto scontato il rinvio a giudizio, anche se nella scorsa udienza la difesa aveva calato una prima carta: quella consulenza psichiatrica, firmata da Giuseppe Cupello e Stefano Bramante, che ha concluso per la totale incapacità di intendere e volere, pur ritenendo che la ragazza non sia socialmente pericolosa. E anche nella discussione di ieri Tria si è soffermato a lungo sullo stato mentale di Chiara, benché non abbia richiesto al giudice di disporre una perizia. Un'istanza, però, che quasi certamente proporrà alla Corte d'assise: la strada maestra da percorrere, almeno per tentare di ottenere una seminfermità, che perlomeno abbatterebbe la pena.
Ma si preannuncia battaglia anche sul piano giuridico: da un parte l'aggravante della premeditazione, che la difesa cercherà di far cadere, ma anche la riqualificazione dell'accusa di omicidio. Già nell'udienza di ieri Tria, dopo aver chiesto il «non luogo a procedere per tutte le imputazioni», ha insistito sulla derubricazione in infanticidio: un reato che prevede una pena massima di 12 anni, ma previsto solo nel caso in cui il fatto sia «determinato da condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto».
Insomma, una forma particolarmente «attenuata» di omicidio, che avrebbe anche consentito di ottenere il rito abbreviato (con tanto di sconto di un terzo). Ma la derubricazione in infanticidio pare una strada decisamente in salita per la difesa. Una strada che il gup ha sbarrato, così come non ha ritenuto di far partire d'ufficio una perizia psichiatrica. Tutto rinviato davanti alla Corte d'assise, che si troverà di fronte anche una consulenza della procura con una conclusione opposta a quella della difesa.
«Riteniamo che il rinvio a giudizio sia un atto dovuto e che la sede naturale per questo processo sia la Corte d'assise, anche alla luce degli aspetti che la difesa ha ritenuto di segnalare», sottolinea l'avvocata Moschioni, che assiste sia Samuel che il padre.
Sono passati poco più di nove mesi da quando il cane della famiglia, il 9 agosto scorso, scavando nel giardino della villetta di Vignale, aveva portato alla luce il primo neonato. Ma quel piccolo era il secondogenito di Chiara, che aveva già partorito in casa, il 12 maggio 2023, senza che nessuno si accorgesse di nulla, un altro bimbo di cui poi il 7 settembre 2024 furono trovate solo le ossa a poca distanza dal corpo del fratello.
In quella villetta in cui anche ieri Chiara, ai domiciliari dal 20 settembre, è tornata sfilando via in auto insieme al suo avvocato. Nelle prossime settimane, dopo la pronuncia della Cassazione dello scorso febbraio, il Riesame dovrà di nuovo pronunciarsi sul suo futuro prossimo. In casa o dietro le sbarre.
Georgia Azzali