La lectio magistralis al Regio
Metsola: «La nostra Europa più vicina alle persone»
Meno burocrazia, ma più vicinanza alle persone e più sicurezza. Sono questi i pilastri su cui deve rafforzarsi l'idea d'Europa secondo Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ieri al Ridotto del Teatro Regio, ospite della Fondazione collegio europeo. «È vero che l'Europa in cui credevamo era stata costruita per semplificare la vita delle persone», premette nella lectio magistralis «Il futuro dell'Europa è nelle mani degli europei», davanti ad una sala stracolma. «Ma lungo il cammino l'Europa ha finito per dare l'impressione di valorizzare più il processo che lo scopo. Troppi cittadini si sentono lasciati indietro e faticano ad arrivare alla fine del mese. Troppe imprese affogano sotto la burocrazia. Troppi giovani non riescono a trovare un lavoro o si chiedono se potranno mai permettersi una casa», dichiara, facendo autocritica.
«La conferenza sul futuro dell'Europa, due anni fa, aveva già indicato la necessità di riforme e cambiamenti profondi. Ma quelle indicazioni sono state accantonate, quasi dimenticate. Nel frattempo, le forze ai margini dello spettro politico hanno saputo cogliere il malessere e trasformarlo in consenso. Quelle indicazioni, invece di affrontarle con idee e risposte, troppo spesso le abbiamo ignorate o sottovalutate».
Metsola chiarisce: «Essere europeisti non significa non potersi mettere in discussione, al contrario significa essere abbastanza onesti di riflettere, ascoltare di più e cambiare rotta quando serve». E qui ci sta un complimento all'Italia. «ll vostro è un Paese che ha sempre compreso la necessità di adattarsi al cambiamento». Non è un caso se a Roma, nel 1957, sono stati firmati i trattati istitutivi del percorso europeo.
«L'Europa ha costruito un percorso straordinario dal mercato unico alla moneta unica, dall'elezione diretta del Parlamento europeo all'allargamento progressivo che ha visto unirsi popoli e Paesi un tempo divisi . Ma l'Europa non può vivere di nostalgia. Non basta custodire il passato». Serve una svolta.
«Ora è il momento di dare quella spinta che serve per il cambiamento, il cambiamento urgente che i cittadini ci chiedono. Bisogna ricostruire la fiducia, rinnovare quel patto sacro tra istituzioni e cittadini, riportando l'Europa nelle mani degli europei».
Ma cosa chiedono i cittadini all'Europa? «Chiedono solo che funzioni, che semplifichi concretamente la vita quotidiana. Un'Europa che sappia aprire strade, offrendo posti di lavoro di qualità, opportunità più ampie e la possibilità reale di costruire un futuro, un'Europa che protegga i nostri confini. Serve un'Europa in cui la burocrazia venga snellita in modo radicale, dove le imprese possano crescere, creare occupazione, dove l'innovazione sia valorizzata e le start-up abbiano lo slancio per affermarsi e prosperare» Un'Europa, aggiunge, che non penalizzi gli agricoltori, avvantaggiando, involontariamente, la concorrenza di quei Paesi con meno regole. «Significa completare i mercati unici dell'energia, della difesa e soprattutto realizzare l'unione del risparmio e degli investimenti»
Capitolo dazi. «Nel rapporto con gli Stati Uniti non ci fa bene trasformare un'alleanza in competizione. Le nostre aziende sono integrate come le nostre vite. Certo, discuteremo, ma dobbiamo continuare a costruire, trovare un accordo e restare alleati e amici». Poi prosegue: «La resilienza dipende da alleanze molteplici e solide. Per questo dobbiamo rafforzare legami con partner come il Regno Unito, il Canada e i Paesi africani con cui sviluppare investimenti e relazioni commerciali solide. Lo stesso vale per l'America Latina».
Capitolo difesa: «La guerra brutale della Russia contro l'Ucraina ce lo ha ricordato nel modo peggiore. Ora tutti gli Stati membri sanno che l'Europa deve farsi carico della propria difesa. Anche il Parlamento europea lo sa. È fondamentale rafforzare il nostro sostegno all'Ucraina per una pace giusta e duratura. E questo Deve essere anche l'obiettivo quando guardiamo alla crisi nel Medio Oriente».
Pierluigi Dallapina