sanità

L'ospedale: «Tempi di risposta del 118, a Parma l'ambulanza arriva in soli 8 minuti»

Pierluigi Dallapina

Otto minuti a Parma e nove a Fidenza. Questi sono i tempi di risposta del 118 per i codici rossi, cioè per i casi più gravi, misurati dal momento in cui la centrale operativa riceve la chiamata e l'esatto istante in cui i soccorritori raggiungono il paziente. L'Azienda ospedaliero universitaria fa il punto sui tempi di risposta - e sulla professionalità di medici e infermieri - dopo giorni di polemiche in cui sono stati accesi i riflettori sulla scarsa reattività della macchina dei soccorsi.

Il primo a puntare il dito è stato Pietro Vignali, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, che ha parlato di tempi non rispettati a Parma, Fidenza, e poi Bore, Corniglio, Pellegrino, Monchio , Tornolo e Terenzo. Alle critiche aveva risposto Antonio Pastori, coordinatore regionale del 118, che per tutta l'Emilia-Romagna aveva parlato di tempi di risposta di tre minuti sotto il target nazionale di 18 minuti.

Polemica chiusa? No, con il sindacato dei medici Snami che oltre ai tempi di risposta ha parlato di «grande punto interrogativo sugli standard clinico assistenziali». Il comunicato stampa dello Snami muoveva una vera e propria accusa: «Sono ormai numerose le segnalazioni dei medici che documentano l'invio, su codici di gravità presunta elevata, di ambulanze con solo personale volontario».

Tempi sotto la media

Annalisa Volpi, direttore dell'unità operativa Emergenza territoriale, parte da una premessa fondamentale: chiarire le norme che dettano i tempi del soccorso.

«I tempi di risposta nella provincia di Parma sono in linea con quanto previsto dal decreto ministeriale del 12 marzo 2019. Nella provincia questo tempo è inferiore al target nazionale, perché il valore registrato nel 2024 e nei primi cinque mesi del 2025 è pari a 14 minuti. Noi comunque non ci accontentiamo, vogliamo continuare a migliorare i tempi di risposta, ad esempio migliorando la geolocalizzazione degli eventi».

Ma cosa prevede il decreto? Prevede che il tempo di risposta per i codici rossi - cioè il tempo tra la chiamata e l'arrivo dell'ambulanza - deve essere inferiore a 18 minuti nel 75% dei casi. Il decreto non differenzia - ricorda l'Azienda ospedaliera - tra area urbana ed extraurbana. «I tempi di soccorso nell'area urbana di Parma - specifica Volpi, entrando nel dettaglio dei 14 minuti validi per tutto il Parmense - hanno una media di otto minuti, mentre nell'area di Fidenza la media è di nove minuti».

Un ulteriore chiarimento. Per area urbana viene intesa una porzione di territorio con una densità abitativa di almeno 1.500 abitanti al chilometro quadrato.

L'ora del «quintetto»

First hour quintet: termine tecnico per indicare le cinque condizioni di emergenza in cui la prima ora di intervento ha un ruolo chiave. Anche in questo campo Parma, afferma Volpi, garantisce un elevato livello di qualità nella risposta, grazie all'impiego di personale altamente specializzato. «Il sistema provinciale si dimostra particolarmente efficace nel rispondere alle patologie tempodipendenti, come infarto miocardico, arresto cardiaco, ictus ischemico, trauma grave e insufficienza respiratoria, in quanto vedono la presenza di un sanitario, medico o infermiere, altamente specializzato, in una percentuale dei casi che, nei primi mesi del 2025, supera il 90% e che per l'arresto cardiaco ha raggiunto il 99%».

Tecnologia e montagna

L'uso della tecnologia può aiutare la centrale operativa delle emergenze ad abbattere ulteriormente il tempo di reazione. Come? «Ad esempio, migliorando il nostro sistema cartografico, per dire esattamente all'ambulanza dove andare», spiega Volpi, riferendosi in particolare alla montagna, dove spesso capitano richieste di intervento in aree sperdute o lungo i sentieri. Per quanto riguarda i sentieri, un anno fa era stata annunciata l'attivazione di un sistema sperimentale e innovativo per la segnalazione dell'emergenza sanitaria, realizzato dall’ente Parchi del Ducato in accordo con la centrale operativa 118 Emilia ovest. «Un altro modo per ridurre i tempi di intervento - prosegue Volpi - è l'attivazione in modo più tempestivo degli equipaggi di soccorso». Ma non è finita. «C'è il ricorso alla telemedicina, ad esempio con il cardiologo, il neurologo, il ginecologo e il neonatologo, per indicare il percorso più appropriato per il paziente. In questo modo la persona va direttamente in reparto dove c'è già l'équipe pronta ad intervenire».

Pierluigi Dallapina