Gup
Picchia per anni mamma, papà e fratello: condannato
La madre, il padre e anche il fratello. Tutti in casa avrebbero fatto le spese della sua violenza, il più delle volte scatenata da futili motivi. Episodi ripetuti fino a quando non è scattata la denuncia, che in questi casi assomiglia più a una richiesta d'aiuto per una persona amata, piuttosto che la naturale risposta a un torto subito. I presupposti che sia utile ci sono: il 35enne protagonista di questa vicenda sembra migliorare, grazie alle cure a cui è sottoposto in una clinica psichiatrica.
Ma intanto, la parte giudiziario della vicenda ha proseguito il proprio corso, con un processo per rito abbreviato dal Gup, alla fine del quale l'uomo è stato condannato a un anno e due mesi di reclusione (con sospensione condizionale della pena). Per un anno sarà sottoposto alla libertà vigilata e sarà obbligato a risiedere nella struttura che gli sta permettendo di ritrovare una serenità che fino a poco tempo fa gli mancava.
Mancava anche alla sua famiglia, oltre che a lui. I maltrattamenti ai genitori sarebbero cominciati nel 2020. Alla base dei comportamenti violenti sembra non ci fosse l'abuso di droghe, come capita nella maggior parte dei casi. Quando i figli si trasformano in persecutori di madri e padri in genere è per i danni provocati dalle sostanze o dal continuo bisogno di denaro legato al loro consumo. In questo caso, pare ci fosse un disagio più profondo: tale, nel giugno dello scorso anno, da indurre l'imputato a strattonare la madre e poi a picchiarsi con il fratello accorso in suo aiuto. Zuffa conclusa con l'intervento delle forze dell'ordine.
L'ottobre seguente, fu di nuovo con la madre che se la prese il 35enne: la strattonò, le tirò i capelli e la schiaffeggiò in volto. A fare le spese della sua furia fu anche il padre: il figlio lo prese per il collo, gli premette un dito nell'occhio, gli sferrò un calcio a una tibia e promise di farlo fuori. Ma ci furono altre volte, nelle quali volarono pugni, schiaffi e minacce in famiglia. Fino a quando il figlio non venne allontanato da casa e non ricevette il divieto di avvicinamento ai suoi. Ora, dopo la perizia psichiatrica, che ha riconosciuto una seminfermità mentale (ma non l'incapacità di intendere e di volere) la condanna e, soprattutto, l'obbligo di curarsi.
r.l.