Il nuovo tecnico crociato
Cuesta è già innamorato di Parma: «Qui ho trovato tanta energia positiva. Valutatemi per quello che farò»
L'idea di calcio di Carlos Cuesta è ancora tutta da scoprire. Ma le fondamenta sono le più semplici di questo mondo. «Il concetto da cui partire è quello di squadra. E la squadra è una, sia quando si attacca che quando si difende: si gioca in undici e si difende in undici, tutti sulla stessa linea ma ciascuno con il proprio compito e il proprio ruolo, occorre saper fare entrambe le cose. Ecco, il Parma dovrà avere questa identità: provare a fare gol e cercare di non prenderne».
Cuesta articola il suo pensiero. «Il calcio moderno impone di essere completi: devi essere bravo a difendere, a pressare alto, ad attaccare con decisione gli spazi quando ci sono e anche quando non ci sono. Dobbiamo essere bravi a sfruttare al meglio le qualità dei nostri giocatori, sviluppando soluzioni a seconda di come si evolve la partita e delle caratteristiche dei nostri avversari».
Una buona base
Il nuovo tecnico crociato, nello specifico, non parla di moduli. Men che meno di giocatori che potranno essere utili alla causa. «Le valutazioni sui singoli le faremo a tempo debito, di comune accordo con la società». Ma una cosa, Cuesta, la mette subito in chiaro: «Il Parma ha certamente del potenziale e una buona base. Per questo mi sento di ringraziare mister Pecchia e mister Chivu: ritengo abbiano fatto entrambi un buon lavoro per il presente e per il futuro di questa squadra».
Al netto della giovane età Cuesta ha già avuto modo di lavorare in Spagna, Italia e Inghilterra, tre delle migliori nazioni in campo europeo. «Ma non credo sia opportuno parlare di differenze tra questi paesi: personalmente ho sempre cercato di assorbire quanto più possibile dalle esperienze lavorative fatte in passato. Apprendo ciò che credo sia utile per dare il meglio e per far stare bene i miei ragazzi. Di sicuro, il calcio ora è molto più organizzato. Cambia però l'ambiente in cui ci si trova: in Italia si parla di aspetti diversi rispetto alla Spagna, ma tocca sempre al singolo professionista recepire determinate cose e farle proprie, in modo da poter avere un bagaglio di conoscenze più ampio».
La grande occasione
La chiamata del Parma è stata inaspettata. «Sì, in effetti non me l'aspettavo» ammette il tecnico maiorchino. «Ero concentrato sul mio lavoro all'Arsenal e felice di proseguire quell'avventura. Ma quando si è palesata la possibilità di venire a Parma ho pensato che potesse essere quella giusta. Da allenatore sono sempre proiettato a prepararmi al meglio per aiutare i ragazzi. Poi arriva l'occasione che non ti aspetti: a me è successo grazie al Parma e ora l'unico pensiero è quello di continuare il percorso iniziato».
Da componente dello staff tecnico dell'Arsenal al ruolo di primo allenatore nella serie A italiana, è davvero un bel salto. «Quale sarà la difficoltà più grande da affrontare in questo passaggio? Ho sempre cercato di aggiungere valore al mio lavoro: in questo nuovo ruolo la scelta sarà mia e non sarà influenzata, questo è senza dubbio il cambiamento più rilevante».
L'età e la fiducia
Essere arrivato al Parma, a nemmeno 30 anni (li compirà a fine luglio, ndr), è già una gran bella responsabilità. «Sono onorato di essere l'allenatore di un club così blasonato come il Parma – dice Cuesta -: fin dai primi colloqui ho sentito subito grande fiducia. L'età? Può essere una sorpresa per tanti, ma per quanto mi riguarda è solo un numero. Voglio essere valutato per quello che potrò dare da allenatore del Parma. Darò il meglio e il massimo di me stesso, come ho sempre fatto. E non voglio parlare nemmeno di aspettative: quelle, infatti, non portano risultati. Il focus deve essere esclusivamente il lavoro».
Cuesta non pensa nella maniera più assoluta che la sua giovane età possa influire sui rapporti all'interno dello spogliatoio. «Ho vissuto la stessa cosa all'Arsenal: quando sono arrivato lì avevo 24 anni. Bisogna che i ragazzi capiscano prima di tutto che sono una brava persona. Poi, certo, dovremmo trovare il feeling giusto, creando le condizioni ideali per lavorare nel migliore dei modi».
Parma, che energia
Di Parma Cuesta ha avuto già buone impressioni. «Ho sentito subito un'energia positiva, trovando gente umile, dedita al lavoro, accogliente e capace di farti sentire a casa. Mi hanno raccontato tante cose piacevoli anche sull'ambiente che si crea al Tardini. L'insieme di tutto ciò dovrà rappresentare l'essenza del nostro modo di lavorare e di affrontare la quotidianità».
Non ha un modello di riferimento, Cuesta. Né Mourinho, né Fabregas. «Imparo da tutti, attingendo non solo dal calcio. Le esperienze che ho vissuto tra Spagna, Italia e Inghilterra mi hanno senz'altro aiutato a fissare determinati concetti», ma l'ambizione resta «migliorare come allenatore: questo mi consentirà di mettere più opzioni a disposizione dei giocatori».
«Cultura di club»
Sulla serie A il tecnico osserva: «È un campionato con tanti calciatori e allenatori bravi. Sarà una bella sfida. Ripeto: il Parma dovrà avere un'identità ben precisa. Ma dovrà al tempo stesso essere versatile».
Cuesta è in piena sintonia con la filosofia del Parma. «Con il club siamo d'accordo sui compiti specifici e sulla mentalità. Questo è un progetto complessivo, che non riguarda solo la prima squadra maschile. Il Parma vuol costruire una cultura di club, dobbiamo essere una cosa sola. Questa cultura si crea con la mentalità e l'atteggiamento giusto, che dovranno essere fonte di ispirazione».
Vittorio Rotolo