Fieri del diploma

Maturi dai 20 ai 60 anni al Toschi: «Grazie al serale abbiamo avuto una seconda possibilità»

«Anch'io ho un diploma»: urla di felicità, quando gli studenti delle 5ªA figurative e 5ªA grafica dei serali del liceo Toschi escono dall'orale. C'è la casalinga, la scultrice, la cantante lirica, il quasi pensionato, la stilista, il futuro attore e l'illustratore. Classi intergenerazionali, con alunni dai 20 ai 60 anni e che grazie al serale hanno avuto «la seconda possibilità».

Anna Di Sarno, casalinga, ha 54 anni e dopo la terza media «ho fatto una scuola da estetista a Bologna. Ci tenevo tanto ad avere il diploma al liceo artistico: sono appassionata di cinema - confessa - e mia sorella Assunta mi ha trascinato in questa esperienza, che si è rilevata bellissima, dal punto di vista culturale e umano: abbiamo avuto insegnanti fantastici, che ci hanno aiutato tantissimo. Non sono poche infatti le difficoltà di un adulto che torna a studiare: è una sfida impegnativa e seria, perché ogni sera sei a scuola con verifiche e interrogazioni. E poi la grande sinergia che si crea in classe con persone di tutte le età: in tre anni si sono creati dei rapporti molto forti, soprattutto con i ragazzi più giovani, che grazie ai corsi serali hanno la possibilità di costruirsi un futuro». La sorella Assunta era già diplomata, «ma il mio sogno era fare il Toschi - dice l'artista che ha alle spalle diverse mostre con le sue sculture -. Questi tre anni mi hanno aiutato ad aumentare l'autostima, anche perché non è un percorso semplice: lasciare la famiglia tutte le sere alle 18,30 e non cenare mai con marito e figli. Riprendere a studiare a una certa età è difficile, ma quando prendi bei voti capisci che ce la puoi ancora fare. Adesso posso scrivere sulle mie presentazioni di mostre: diplomata al liceo Toschi». Maria «Mary-Hell» Caruso ha già due diplomi e una laurea. È sposata, una figlia, presidente dell'associazione «Silentia Lunae» e da 6 anni gestisce i musei della liuteria e del disco al Castello della musica di Noceto: «Mi sono laureata in performance musicale negli Stati Uniti e quando sono tornata a Parma ho continuato a studiare al dipartimento di musica antica - racconta la cantante lirica -. Il Toschi era però la scuola che avrei voluto fare da ragazzina: nel mio cuore ho sempre vissuto con la matita in mano. Al Toschi ho potuto cimentarmi con quello che mi mancava: la tecnica. Ora sono molto felice: è proprio vero che gli esami non finiscono mai». Artemio Garlini ha 59 anni, lavora come metalmeccanico e tra qualche mese andrà in pensione, ma ieri ha superato la maturità: «Dopo le medie avevo iniziato geometra al Paciolo, ma sono stato bocciato, così a 16 anni ho iniziato a lavorare nell'azienda di famiglia, ma ho sempre pensato al diploma. In più ho l'hobby per la scultura e volevo approfondire tecniche e competenze. La scuola mi ha aperto orizzonti che ignoravo. Certo, conciliare scuola e lavoro è complicato. Oltre al fatto che è stato difficile imparare a scrivere un tema: per fortuna abbiamo avuto un prof, Leonardo Abelli, che ci ha preso per mano. E se sono riuscito a finire devo ringraziare prima di tutto mia moglie, che è un'insegnante e che per sostenermi si è iscritta anche lei al Toschi». Giampietro Chiulli ha 26 anni: «Quando ero adolescente ho fatto il diurno per due anni al Toschi, ma ho mollato perché attraversavo un periodo difficile. Mi piaceva il Toschi, ma allora non avevo gli strumenti per mettere a frutto i miei interessi. Così ho frequentato un'accademia di recitazione a Milano e poi mi sono iscritto di nuovo al liceo artistico: ho sempre pensato che questa scuola mi poteva aiutare a trovare quel canale di espressione che cercavo. Adoro l'arte, disegno e suono anche il pianoforte. E ora ho scoperto di essere incline alle materie umanistiche, per cui è nata l'intenzione di fare l'università». Il 23enne Franz Truden da adolescente ha fatto fino alla quinta ragioneria, ma poi «mi sono ritirato per problemi di salute e ho iniziato a lavorare, ma mi è sempre mancato studiare: volevo fare una scuola che mi piacesse, così ho iniziato con il monoennio serale al Toschi, che ora non c'è più per mancanza di fondi, ma che invece dovrebbero riprendere per poter dare ai ragazzi che hanno lasciato gli studi la possibilità di ricominciare: sono tanti come me che dopo le medie sbagliano indirizzo. Ho sempre avuto la passione dell'illustrazione e del fumetto, per cui ho fatto il Toschi proprio per avere le basi pittoriche e grafiche e per poi fare l'accademia. Oggi mi sento carico: il diploma ti apre più strade. I corsi serali nelle scuole sono sempre più necessari e i ragazzi dovrebbero prenderli in considerazione, perché quando si è adolescenti non si ha la maturità per capire cosa si perde non studiando». Tutti fieri di aver fatto una scuola di grande tradizione, con tanto di grazie al coordinatore del serale Stefano Babini. Una scuola di artisti, come Melania Pintus, 42 anni, mamma e moglie, con un grande talento: disegna stoffe. «Da ragazza avevo fatto fino al terzo anno moda all'Ipsia e poi sono andata a lavorare, però mi mancava il diploma, anche perché mi serve per i concorsi. Il serale richiede tanti sacrifici, a cominciare dai permessi lavorativi e dalle difficoltà nello studio, ma i prof mi hanno aiutata: ho imparato persino la matematica. Ogni anno si parla di chiudere i serali per mancanza di fondi, ma invece sono importantissimi. Io per esempio ho scoperto che non ho più voglia di disegnare vestiti: mi interessa molto di più la grafica. Quando disegnavo le stoffe avevo sempre bisogno di un grafico per poterle elaborare, ma ora posso farlo da sola».

Mara Varoli