Parco Ducale

Presa «Cristina», la tartaruga gigante del laghetto

Mara Varoli

È bruttarella, ma non è un mostro: la sua unica colpa è quella di essere finita tra gli hobby di un uomo, che quando l'ha vista crescere così tanto, l'ha gettata nel posto più vicino, fregandosene se poteva essere un pericolo per gli altri animali. Ma ora «Cristina» è in mani sicure e non potrà più nuocere ai pesci e agli uccelli del Laghetto.

A distanza di quasi due anni, anche la seconda tartaruga gigante del Parco Ducale è stata recuperata. Era il settembre del 2023, quando Johnny Nardi, collaboratore dell'Università di Pisa, era riuscito con la lenza e una fetta di pancetta a prendere «Druga», la tartaruga con il guscio molle, Apalone Ferox della famiglia dei Trionichidi proveniente dalla Florida. E ora è toccato a «Cristina»: anche lei con il guscio molle e carnivora, lunga circa 50 centimetri e carnivora, naturalmente. «Sapevamo che nel Laghetto c'era una seconda tartaruga gigante - spiega Gabriella Meo, garante del benessere animale per il Comune di Parma -. Quando avevamo preso la prima, eravamo riusciti a intravederla. Anche Cristina, così è stata battezzata dai bambini del centro estivo dell'Oasi Lipu di Torrile, ha un grosso collo, il muso preistorico e un carapace di circa 30 centimetri: il suo morso è doloroso. Ma a differenza della prima, è della specie Pelodiscus sinenis, in italiano Tartaruga dal guscio molle cinese. Come quella americana è stata comprata quando era piccola e poi abbandonata nel Laghetto. L'abbiamo cercata tanto, ma solo giovedì un operaio che sta lavorando nell'isolotto alla ristrutturazione del Trianon è riuscito a vederla. E Johnny Nardi con i volontari della Lipu sono riusciti a prenderla con le mani, anche perché ora nel Laghetto c'è l'acqua bassa. E dopo essere stata a Torrile, ora Cristina è stata trasportata da un privato esperto in Toscana».

In questi giorni dovrebbero iniziare i lavori di riqualificazione del Laghetto del Parco Ducale. E Nardi con i volontari ha recuperato anche le altre tartarughe che i parmigiani hanno buttato nell'acqua: «Almeno 130 - conferma Meo -. Le ultime dieci sono state prese dagli operai del cantiere. Le tartarughe maschio sono state sterilizzate dal prof Francesco Di Ianni dell'Università di Parma, che si occupa di animali non convenzionati. Una parte sono state portate nel laghetto di Neviano Arduini con Enpa, le altre sistemate in casa di privati». Anche i pesci sono stati recuperati e portati al sicuro. Le due oche domestiche sono ospiti di una fattoria didattica, mentre gli altri animali che volano torneranno appena il Laghetto sarà sistemato. E tutti saranno più tranquilli senza le tartarughe giganti e quelle piccole, perché essendo carnivore si cibano di pesci, molluschi ma anche di pulcini. L'attenzione va tenuta alta comunque e bisognerà fare una campagna di sensibilizzazione affinché le persone non abbandonino più le tartarughe nel Laghetto. Ricordo che se una persona prende un animale deve tenerlo tutta la vita e non scaricarlo sulla comunità: la maggior parte degli animali abbandonati muore e nel caso delle tartarughe, quelle che sopravvivono, costituiscono un pericolo per l'ecosistema in cui si trovano, proprio perché creano molti disagi all'ambiente. In particolare, la tartaruga cinese dal guscio molle è un animale mordace e rapidissimo, anche fuori dall'acqua, perché va sulla terra per prendere il sole e deporre le uova. Si ciba di pesci e pulcini, per cui rappresenta un problema. Purtroppo, anche per loro la vendita è consentita e quando diventano troppo grandi, come Druga e Cristina, vengono abbandonate. Infatti la popolazione di queste specie è in declino nel mondo, a causa dell'enorme commercializzazione». Soldi spesi per un animale, che ha diritto di vivere e lasciar vivere, ben lontano dall'essere un oggetto o addirittura di essere comprato come hobby.

Mara Varoli