INTERVISTA

Michela Brambilla: «Ora i nostri amici con le zampe hanno diritto di vivere»

Mara Varoli

È entrata ieri in vigore la «legge Brambilla» e per chi maltratta e uccide gli animali le pene sono più dure. L'onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente e fondatrice di Leidaa (Lega italiana difesa animali e ambiente) e dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente è stata prima firmataria del disegno diventato legge per una maggiore tutela dei nostri amici a due e a quattro zampe. Un grande merito in un Paese dove gli animali sono sempre più usati dall'uomo e maltrattati: ma perché in Italia c'è così tanta violenza sugli animali? «E’ una bella domanda cui non è facile dare una risposta soddisfacente - risponde Brambilla -. L’empatia verso gli altri viventi è un fenomeno naturale. Il suo oscuramento può dipendere dalla persistenza di una cultura tradizionale in cui non c’era rispetto per gli animali, considerati puramente come strumenti di lavoro o "da reddito". Oppure il maltrattamento degli animali è prodotto di quell’eclissi dei valori che genera tutte le forme di violenza contro i più deboli».

Alla base della nuova legge c'è un concetto fondamentale: gli animali diventano soggetti aventi diritto: in che senso?

«Con la legge Brambilla assistiamo ad una vera e propria rivoluzione, una riforma di portata storica attesa da più di vent'anni. L'animale, essere senziente, diventa finalmente il soggetto giuridico tutelato in via diretta, indipendentemente dal fatto che abbia o meno un proprietario. E si supera la visione puramente antropocentrica che ha finora ispirato il nostro ordinamento. D’ora in poi il bene giuridico tutelato è l’animale in sé, riconosciuto "essere senziente" dall’art. 13 del Trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione europea. Per dirla in breve: prima il titolo IX bis del Codice penale tutela il sentimento di compassione dell’uomo per gli animali, è punita cioè l’offesa a questo sentimento, con la legge Brambilla invece si tutela direttamente l'animale. E’ un passo avanti di straordinaria importanza».

Aumentano le pene per chi usa violenza sugli animali durante eventi: in che modo sono ancora delle emergenze?

«In alcune aree del Paese, questi reati contro gli animali, condotte particolarmente crudeli, sono ancora diffusi e portano alla criminalità organizzata cospicui e facili guadagni. Per chi promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali si prevede reclusione fino a 4 anni e multa da 50mila a 160mila euro. Reclusione da 3 mesi a 2 anni e multa da 5mila a 30 mila euro per chi, fuori dal caso di concorso, organizza o effettua scommesse. Attenzione: stessa pena anche per chi partecipa a qualsiasi titolo. Anche come spettatore. Le misure di prevenzione previste nel codice antimafia, tra cui, per esempio, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e l’amministrazione giudiziaria di beni personali, saranno applicate anche a chi organizza combattimenti tra animali ed esercita il traffico di cuccioli».

Pene più severe per chi maltratta o uccide un animale?

«Certo. La legge Brambilla mette fine al l’impunità. La reclusione potrà arrivare a 4 anni nei casi più gravi, "se il fatto è commesso adoperando sevizie o prolungando volutamente le sofferenze dell'animale" con una maximulta fino a 60mila euro. Per il maltrattamento la riforma prevede fino a 2 anni con multa (fino a 30 mila euro)».

E chi uccide gatti per farne pellicce? Quale la pena?

«In Italia è vietato utilizzare pelli e pellicce di cane e di gatto. Il divieto riguarda sia la produzione, il confezionamento, la commercializzazione, l’esportazione e l’introduzione nel territorio nazionale di qualsiasi articolo costituito anche solo in parte di questo materiale. La violazione è un reato, punito con l’arresto da tre mesi a un anno o con un’ammenda da 5.000 a 100.000 euro, confisca e distruzione dei prodotti illeciti. Vi sono tentativi di aggirare il divieto, anche con nomi di fantasia, ma i controlli, su segnalazione o d’iniziativa delle autorità competenti, contrastano efficacemente questa pratica».

Vedere cani legati alla catena è ancora frequente, ma con la nuova legge sarà vietato. Cosa rischia chi continuerà a farlo?

«Tenere il cane alla catena nel XXI secolo è una barbarie incommentabile, deve finire. Chi la perpetuerà rischierà sanzioni fino a 5mila euro».

Cambia qualcosa per il microchip di cani e gatti?

«Per favorire la regolarizzazione, abbiamo previsto una misura importante: il proprietario, il detentore o l'operatore che non adempie all'obbligo di identificazione non è soggetto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria prevista, se adempie volontariamente all'obbligo di identificazione, purché la violazione non sia già stata contestata».

La nuova legge tutela le specie protette?

«La legge Brambilla prevede un inasprimento delle pene per la distruzione di habitat e l'uccisione di specie protette. Ed è bene ricordare che si applica a tutti gli animali, non solo a quelli d'affezione, compresi quelli che rientrano nelle norme speciali sulle attività umane che li riguardano, per esempio la caccia o le attività circensi».

Novità per lupi e orsi?

«La fauna selvatica vede l'applicazione della legge Brambilla, a maggior ragione se parliamo di specie protette. Uccidere un orso o un lupo è un grave reato».

In Italia ci sono tanti comuni che non investono in canili e gattili: per queste amministrazioni è previsto un maggiore controllo?

«Il tema fuoriesce dalla materia regolata dalla legge Brambilla. Il problema è politico, non penale. Sta innanzitutto ai cittadini, alla loro sensibilità, valutare le politiche per il benessere animale messe in campo dai Comuni».

Anche il soccorso animali è un tema sentito: quali i compiti dei Comuni?

«Secondo la legge quadro sul randagismo (289/1991), i Comuni devono costruire rifugi per cani, nel rispetto dei criteri stabiliti dalle leggi regionali e avvalendosi dei contributi assegnati a questo fine, collaborare con i servizi veterinari delle unità sanitarie locali per il trattamento degli animali, gestire il servizio di pronto soccorso per animali e la custodia a pagamento dei cani di proprietà nelle strutture comunali o convenzionate».

Quali i compiti delle istituzioni sulle campagne di sterilizzazioni gatti?

«La legge prevede che il controllo della popolazione felina avvenga principalmente tramite la sterilizzazione dei gatti liberi, intervento che spetta all’autorità sanitaria competente (servizi veterinari delle Asl), con il supporto organizzativo e operativo del Comune».

Cosa rischiano i titolari di allevamenti abusivi e gli acquirenti?

«I titolari rischiano diverse sanzioni, di tipo penale e amministrativo, in particolare se gli animali sono detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura o se subiscono maltrattamenti. Si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso, spesso legato alla vendita online dei cuccioli tramite piattaforme di e-commerce e canali social. Io consiglio di cercare in canile o in gattile un nuovo amico a quattro zampe. Altrimenti, se si acquista, è sempre bene verificare che allevatori e commercianti operino nel rispetto della normativa».

Aumentano le pene per chi disperde esche avvelenate?

«Sì, in quanto si configurino i reati di uccisione e maltrattamento. Anche in questo caso parliamo di previsione di reclusione ed importante multa».

Quali i prossimi obiettivi?

«La difesa della legge sulla caccia, per non consegnare a poche lobby un patrimonio di tutti, una chiara disciplina dell’accesso ai luoghi pubblici, ai luoghi aperti al pubblico e sui trasporti pubblici con animali d’affezione al seguito ed un sistema veterinario pubblico per aiutare le famiglie indigenti a garantire la salute ai piccoli amici».

Mara Varoli