Il 23enne

Incidente di Vicopò: domani i funerali di Giovanni Gattola con i parà della Folgore: bandiera e basco sulla bara

Mara Varoli

Onore e gloria. L'ultimo saluto a Giovanni Filippo Gattola, militare in carriera della Folgore, si terrà domani alle ore 11.30 nella chiesa della Trasfigurazione in via Sidoli. Un funerale solenne con i commilitoni della Folgore e anche una rappresentanza dei carabinieri. Sulla bara non mancherà la bandiera italiana e il basco.

«Un paracadutista non muore mai, vola più in alto nei cieli blu per insegnare agli angeli a volare».

Giovanni Filippo Gattola aveva 23 anni ed è morto nell'incidente di sabato scorso alla sera in via Mantova, davanti a quella chiesa di Vicopò in cui tanti hanno pregato per lui. Travolto da una Hyundai, che svoltando a sinistra ha centrato l'Aprilia 450 guidata da Gattola. Una tragedia: Giovanni è morto sul colpo sotto gli occhi degli amici, con cui era diretto a Sorbolo per un raduno di moto al centro sportivo di via Gruppini.

Era nato a Manfredonia, in provincia di Foggia, il 14 gennaio 2002, e si era trasferito a Parma con la famiglia. Dopo aver frequentato l'istituto professionale Giordani e dopo aver conseguito il diploma, Giovanni si era arruolato nell'Esercito e con il giuramento è passato alla Folgore: il corso di paracadutista a Pisa e poi in servizio al 187º reggimento paracadutisti Folgore a Livorno. Aveva deciso per la vita militare per una passione profonda per la divisa. E aveva vinto il concorso nei carabinieri, per cui sarebbe dovuto partire a novembre per una nuova destinazione.

«Un ragazzo adorabile, si faceva voler bene da tutti - dicono i famigliari -: ci ha insegnato la vita e che bisogna essere molto determinati per ottenere quello che si vuole. Una persona altruista, disponibile e con gli occhi che brillavano di luce». Oltre alla passione per la vita militare, Giovanni era appassionato di moto. Ed era tornato dalla caserma Vannucci di Livorno in licenza a Parma venerdì, così come faceva tutte le settimane nei weekend. Andava in palestra e stava molto con la famiglia, per respirare il calore affettivo. E poi usciva con gli amici e con il fratello maggiore Nicola, per il quale Giovanni era un esempio. Una persona molto seria, ma al tempo stesso allegro, un burlone a cui piaceva scherzare.

Giovanni lascia nel dolore infinito la mamma Giustina, il fratello Nicola, il papà Angelo e il suo «papone» Antonino. Scrive il cugino Gianluca: «Una persona rigorosa, dura con sé stesso per il bisogno di dimostrare a tutti e a sé quanto valeva, sapendo amare e trasmettere sempre qualcosa, inconsapevole di lasciare ovunque il suo sorriso indelebile e la voglia di amare». Un ragazzo strappato ai suoi sogni, che stava realizzando passo dopo passo. Onore e gloria a lui, perché il suo nome andrà ricordato per quello che ha lasciato nell'adorata famiglia e in tutti coloro che hanno «volato» con lui.