CONCERTO

Brunori Sas, due interruzioni ma lo show prosegue: un trionfo

«Grazie di cuore per l’accoglienza e la partecipazione» ha esordito martedì sera il cantautore calabrese Dario Brunori, al secolo Brunori Sas, salendo sul palco del Parco Ducale per il secondo appuntamento della rassegna «Summertime». E' stato un successo, anche se durante il concerto si sono registrati problemi tecnici alle apparecchiature audio per due volte: al primo episodio, il cantautore ha ripreso da solo senza l'ausilio della band; al secondo stop, il concerto è stato sospeso in attesa di risolvere i problemi tecnici. Brunori ha assicurato «possiamo farcela», anche se a ritmi ridotti. E così è stato: lo spettacolo è poi ripreso full band.

«Il presente sicuramente non ci porta ad essere ottimisti - ha proseguito - ma proveremo con il canto a passare dal disincanto ad un nuovo incanto». E catartico il concerto lo è stato davvero perché, per due ore, il pubblico ha ascoltato testi magnifici che, cuciti a ritmi coinvolgenti, generano canzoni ironiche e intime, esistenziali e di acuta protesta. Una scaletta curatissima («Dato che ho scritto solo capolavori ogni sera è una tragedia fare la selezione» ha scherzato) che è una summa di tutti i tòpoi della poetica di Brunori. Dopo l’inizio con «Al di là dell'amore», che riecheggia il dolore per Gaza e muove una critica a «coloro che fanno finta di non vedere e di non sapere che si tratta di donne e di uomini», ecco infatti presentarsi la riflessione urgente sul proprio ruolo di cantautore e sulla materia da trattare («Che cosa vuoi che scriva? Di cosa vuoi che canti?» si sente ripetere in «Come stai»).

In piedi, con polo bianca e chitarra d’ordinanza, Brunori ha ricordato a sé e a tutti che occorre rifuggire gli stereotipi e le frasi fatte, consapevole che, messo da parte l’idealismo («pensavo che fosse tutta una passeggiata e che bastasse cantare canzoni per dare al mondo una sistemata»), si può ancora - e quindi si deve - «raccontare il mondo con parole nuove» perché il miglior antidoto al cinismo rimane «un pugno di poesie». Anche rileggere la propria vita quotidiana con intelligente leggerezza può essere una strada, come in «Italian Dandy», souvenir autoironico della propria gioventù, perché ogni attimo nasconde significato e come la perdita di un padre «che scompare senza neanche avvisare» confonde l’anagrafe e ti fa sentire «piccolo, minuscolo, ridicolo», così un semplice viaggio «Lamezia Milano» diventa l’occasione per riflettere sulla distanza tra passato e presente. I brani, arrangiati e suonati insieme ad un affiatato gruppo orchestrale, sono stati intervallati da dialoghi umoristici con il pubblico che ha tenuto il tempo applaudendo e dando supporto vocale («Mi avete sorpreso: a Parma, d’altronde, non c'è una gran tradizione musicale»), anche perché - ha continuato Brunori con il sorriso - «a causa dell’età, qui c’è una notevole insufficienza polmonare». Ma è stata la canzone d’amore («Perché alla fine, dai, di che altro vuoi parlare?»), che Brunori nella sua carriera ha analizzato, parodizzato, studiato e distillato vincendo anche varie targhe Tenco, a guadagnare gradualmente spazio. In caccia di una definizione che sfugge sempre, ecco allora la gucciniana «Lei, lui, Firenze» in cui due ex malinconici si rincontrano, «Un errore di distrazione» che certifica come il sentimento sia una (benedetta) deviazione dalla razionalità, la matura e disincantata «Per non perdere noi» in cui l’amore si trasfigura in «un’ostinazione, una combinazione di silenzi e di parole rimandate» fino alla miracolosa «Per due che come noi», il savio bilancio di una relazione di lunga data con la compagna di vita Simona Marrazzo (sul palco come strumentista) alla quale Brunori suggerisce di «Non confondere l'amore e l'innamoramento quando fuori tira vento» e, conclude, sicuro, «Ti amo, andiamo». Il cantautore ha affrontato con allegria e disinvoltura anche un’imperdonabile interruzione di corrente durata più di mezz’ora («Ci siamo attaccati alla caserma con una prolunga»), riuscendo ad intrattenere gli spettatori prima improvvisando con la sola chitarra la notevole «Guardia ‘82», il brano più fortunato del primo album, e poi con il pianoforte («Quello che consuma meno elettricità») la stupenda «Kurt Cobain», prima del gran finale con «L'albero delle noci» («L’ho presentata all’inizio dell’anno in un teatrino semisconosciuto della riviera ligure») e l’instant classic «La verità». Alla fine, il «popolo brunoriano» è scattato in piedi sulle note di «Arrivederci tristezza», accompagnando con una standing ovation il congedo del cantante a cui è riuscito, una sera ventilata di luglio, il miracolo, semplice ma prezioso, di «ricordarti chi sei».

Filippo Marazzini

Le polemiche di opposizione e associazioni: «Perché tutto ruota intorno all'Arci?»
Le due interruzioni audio hanno suscitato polemiche: «Il concerto di Brunori Sas - scrive la capogruppo di Civiltà Parmigiana Maria Federica Ubaldi - è stato segnato da gravi problemi tecnici: blackout audio, difficoltà d’ascolto e gestione lenta dei malfunzionamenti hanno compromesso l’esperienza del pubblico, come ampiamente riportato anche sui social. La quasi totalità della programmazione musicale di Parma sembra ruotare attorno a un unico soggetto organizzatore, Arci Caos. Una città come Parma merita molto di più di un monopolio di fatto. Chiediamo al Comune non solo di fare chiarezza su quanto accaduto, ma soprattutto di aprire un confronto pubblico sul futuro della cultura a Parma». Critiche anche da parte del capogruppo di FdI in Consiglio comunale Priamo Bocchi («Quest’anno il comune di Parma ha affidato, senza effettuare alcun bando o avviso pubblico, l’organizzazione della poverissima rassegna estiva Summertime al Parco Ducale, ad Arci Caos. Due soli spettacoli, di cui un concerto, quello di Brunori Sas, costellato di problemi tecnici e interruzioni di corrente») e di Missione Parma («tralasciando il triste episodio del concerto di Brunori Sas, forzatamente interrotto perché il sistema luci e audio è andato in blackout, è evidente come a Parma ci sia un solo committente per l'organizzazione di eventi, ossia Arci»).