Lutto
Il mondo della scuola piange Laura Caronna, la prof sempre pronta a nuove sfide
Sono stati 83 anni vissuti intensamente quelli di Laura Caronna, venuta a mancare lunedì scorso, mentre era ricoverata nel padiglione Cattani dell’ospedale Maggiore. E’ stata la cronaca di una morte annunciata, la conclusione di un calvario che durava dai tempi della pandemia, quando le fu diagnosticato un Alzheimer che non le ha dato scampo.
È il figlio Lorenzo, da sempre impegnato nel sociale, noto per la sua lunga militanza politica e per aver ricoperto il ruolo di assessore al Comune di Parma, a ripercorrere i passi di una vita per certi versi straordinaria, vissuta a tinte forti, nel dolore come nella gioia, nell’entusiasmo e nella voglia di cambiare il mondo, nell’insegnamento vissuto quasi come missione, come nell’impegno politico da donna di sinistra che ragionava con la sua testa. «Mia madre - dice Lorenzo - si è spenta serenamente, circondata fino all’ultimo giorno dall’affetto dei suoi cari, oltre che da me, dal marito Pier Luigi Bo e dalle amatissime sorelle Emilia e Silvana, che l’ha abbracciata all’ultimo istante di vita».
Laura Caronna era nata il primo luglio del 1942 a Ploaghe, in provincia di Sassari, dove la famiglia si era rifugiata in tempo di guerra, ma è cresciuta a Caltanissetta, si è laureata in Sicilia ed è arrivata Parma nel 1964, destinazione di lavoro del padre, alto funzionario della Banca d’Italia. «Mia madre - ricorda Lorenzo - veniva da una famiglia tradizionalista dell’alta borghesia siciliana, ha avuto un’educazione rigida, ma le tre sorelle si sono poi conquistate la loro piena libertà, imboccando altre strade, tutte legate alla sinistra politica». Laura visse le sue prime esperienze sociali alla parrocchia di San Leonardo con don Augusto Fontana. «All’inizio degli anni Settanta - ricorda Lorenzo - scoprì l’amore con Carlo Lasagna, un maestro molto vicino a Mario Tommasini, che fu al suo fianco nella battaglia per la chiusura del brefotrofio. Si erano da poco sposati quando un destino beffardo segnò la loro sorte: Carlo morì in un incidente d’auto a Stradella nel giugno del 1970, quando Laura ancora non sapeva di essere incinta. Qualche anno dopo la mia nascita, cominciò a lavorare come insegnante di sociologia all’istituto sperimentale Itsos di Fornovo, dove conobbe Pier Luigi Bo, con il quale ha convissuto fino alla fine dei suoi giorni, anche lui uomo di cultura, preside, persona straordinaria che mi ha fatto da padre». Laura era una donna generosa, curiosa della vita, pronta ad affrontare nuove sfide: negli anni Ottanta arrivò al Melloni, dove divenne vicepreside.
Fu tra le prime a portare i suoi ragazzi ad Auschwitz, per non dimenticare. Il suo impegno politico e sociale si è quindi manifestato con le «Donne in Nero»: «Laura - dice Lorenzo - era molto sensibile alla causa palestinese, ma era anche molto legata alla cultura ebraica. Per lei è stato naturale impegnarsi con le Donne in Nero per perorare la causa della convivenza pacifica. Inoltre diede vita a Parma ad un movimento di supporto ai disertori di guerra dell’ex Jugoslavia: li andavano a prendere al confine e li portavano in Italia. A casa nostra ne abbiamo ospitati diversi, sia serbi che bosniaci, e diversi sono rimasti qui, dove hanno trovato famiglia e lavoro». Fra le sue passioni c’era il Teatro (operava nella Fondazione Amici di Teatro Due) e la sua casa era piena di libri: «Non eravamo ricchi - ricorda il figlio - ma i soldi per un libro non mancavano mai. Per me è sempre stata una madre severa ma amorevole, non ha mai dimenticato lo strano regalo del destino del figlio come lascito insperato del padre. Aveva le sue idee, ma ha sempre rispettato le mie scelte. E’ stata impegnata anche nel movimento femminista, ma mai in modo viscerale». Le esequie si svolgeranno oggi con partenza alle 10,45 dall’Ospedale Maggiore per la chiesa di Santa Croce.