POLESINE

Resta in cella l'indiano accusato di aver ucciso la mamma

Scena muta, solo lacrime al cospetto del magistrato in un incontro durato pochi minuti. Un incontro che non ha cambiato una decisione scontata, ossia la convalida del fermo in carcere.

Si è avvalso della facoltà di non rispondere R.B, il 51enne indiano rinchiuso nel carcere di via Burla, indagato per la morte della mamma settantenne, Kaur Jaan, avvenuta il 4 agosto all'ospedale di Parma dopo ore di agonia.

L'uomo è accusato di omicidio pluriaggravato perché, secondo le indagini, avrebbe malmenato, nella sua casa di Polesine, in via Verdi, l'anziana donna fino a causarle una fatale emorragia cerebrale.

Ieri mattina in carcere, nel breve incontro con il giudice Luca Agostini, l'indiano (che ha la cittadinanza italiana) ha scelto di non parlare. Il suo difensore Marco Sanviti (che per l'occasione ha sostituito l'avvocata di fiducia, Chiara Ventura) ha chiesto come misura alternativa al carcere gli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico, richiesta che non è stata accolta.

In attesa che, dopo la nomina dei consulenti di parte, venga stabilito un giorno per l'autopsia della vittima (si prevede entro la prossima settimana), è stato fissato in tribunale per questo martedì 12 luglio l'incidente probatorio con la moglie dell'indiano, che al momento ha lasciato la casa di Polesine e si trova con la figlia di un anno in una struttura protetta.

Gli inquirenti vorranno capire cosa è successo nelle ore e nei giorni precedenti alla telefonata della mattina di lunedì 4 agosto con la quale lo stesso indagato aveva chiamato la centrale di Parmasoccorso chiedendo aiuto per la mamma «che ha avuto un malore».

L'ipotesi dei carabinieri, che stanno conducendo le indagini e sono stati i primi ad accorrere in via Verdi insieme all'eliambulanza che ha trasportato al Maggiore la donna già in coma, è che la donna fosse in gravi condizioni già da ore, se non giorni.

Si tratterà anche di ricostruire i contorni di un clima familiare che, stando anche alle testimonianze dei vicini di casa, era violento e pericoloso. Vari abitanti del paese hanno riferito di frequenti urla e litigi, così come dell'abitudine dell'indiano - che lavora in un'azienda del territorio - di alzare spesso il gomito.

La mamma era arrivata dall'India dieci mesi fa. Il suo arrivo potrebbe essere stato sollecitato dalla nuora o dagli altri figli - che pure vivono in Italia - proprio per cercare di ristabilire un po' di pace in una situazione nella quale la nuora - anche lei pare soccorsa in passato da un'ambulanza - si sentiva a rischio. Un tentativo destinato a fallire. L'anziana, riservata e taciturna, si sarebbe lasciata sfuggire: «Qui ho paura, voglio tornare a casa».