Report sulle scuole di specializzazione
Giovani medici, fuga dallo stress e dalle emergenze
All'adrenalina e ai pericoli, anche fisici, del Pronto soccorso, molti giovani medici preferiscono la serenità professionale di altri reparti e degli studi medici in libera professione. E così, da qualche anno a questa parte, in Italia, e Parma non fa eccezione, si verifica un vero e proprio fuggi fuggi da alcune scuole di specializzazione – una su tutte, quella di Medicina di emergenza-urgenza – mentre si crea la fila per intraprenderne altre, che promettono migliori condizioni di vita e di lavoro, tipo pediatria, anestesia, psichiatria, ma anche oftalmologia e dermatologia, come dimostra l'andamento delle iscrizioni.
Francesco Ceccarelli, delegato dipartimentale alle scuole di specializzazione del Dipartimento di medicina e chirurgia, e Ovidio Bussolati, componente dell’Osservatorio regionale sulla formazione specialistica in medicina, confermano: anche nel nostro ateneo sempre meno specializzandi scelgono emergenza-urgenza. L'aumento complessivo dei posti a disposizione e delle possibilità di scelta non fa che rendere più evidente il calo delle iscrizioni in alcune scuole. Risultato: molti posti sono rimasti vuoti. «La situazione è cambiata drasticamente negli ultimi anni – premettono Ceccarelli e Bussolati –. Prima della pandemia, il numero di contratti ministeriali era gravemente insufficiente. In pratica, qualche migliaio di neo-laureati in medicina non riusciva a entrare in una specialità nei primi anni post-laurea. Dopo la pandemia, il ministero ha aumentato di circa il 40% il numero di contratti e l’anno scorso abbiamo avuto meno candidati dei posti disponibili. Un effetto “collaterale” è stato che alcune scuole (non solo emergenza-urgenza, ma anche diverse specializzazioni chirurgiche e di laboratorio), hanno avuto percentuali molto alte di posti non coperti. Al contrario, diverse altre, soprattutto quelle che “aprono” a solide prospettive di libera professione, hanno saturato i posti disponibili».
Entrando nel dettaglio, la carriera più gettonata, a Parma è pediatria. «Come numero totale di iscritti, spicca la Pediatria, con oltre 120 medici in formazione specialistica – spiegano –, seguita da Anestesia rianimazione terapia intensiva e del dolore (78), Psichiatria (64), Radiodiagnostica (58) e Malattie dell'apparato cardiovascolare (53). Altre scuole hanno un numero di iscritti minore, ma saturano sostanzialmente tutte le posizioni disponibili, come Oftalmologia, Dermatologia e venereologia, Medicina fisica e riabilitativa, Ortopedia e traumatologia, Ginecologia e ostetricia e Malattie dell’apparato digerente».
Il ministero della Salute ha aumentato i posti disponibili nelle diverse scuole di specializzazione dell'area medica, ma in quelle più richieste l'ampliamento dell'offerta viene rapidamente esaurito dalle richieste. Cosa che non accade in quelle specializzazioni che hanno uno sbocco considerato più logorante e meno gratificante dal punto di vista economico. «Nelle scuole citate in precedenza (cioè in quelle più gettonate come Pediatria, Anestesia, Psichiatria, ecc., ndr) i posti sono stati ricoperti pressoché integralmente negli ultimi tre anni, anche in presenza di un significativo aumento del numero di contratti disponibili».
Nel nostro ateneo «le scuole attualmente accreditate sono 32, a cui si devono aggiungere 7 scuole per laureati non medici», aggiungono Ceccarelli e Bussolati, che comunicano un imminente incremento dell'offerta. «Per il prossimo anno accademico l’Ateneo ha richiesto l’accreditamento di un'ulteriore scuola, Ematologia». L'anno accademico inizierà in autunno e i due medici chiariscono che «sulla base della situazione attuale, al netto dei colleghi che si diplomeranno quest’anno, prevediamo dagli 800 ai 900 iscritti complessivamente. Al 30 giugno 2025 i medici in formazione specialistica erano 911». Ma se i posti nelle scuole non mancano, il problema è il dopo: molti futuri medici scelgono la libera professione al posto del Sistema sanitario nazionale o, addirittura, scelgono altri Paesi, dove le condizioni lavorative sono oggettivamente migliori.
r.c.