Borgotaro
Case Sottane, il miracolo del borgo chiamato utopia
I serramenti sono stati installati da poco e sui davanzali sono subito sbocciati i fiori. Altri boccioli tempestano di rosso e giallo l’aiuola con la fontana al centro della piazzetta lastricata tra i tre edifici all’ingresso del borgo. C’è chi li innaffia e presto qualcuno li osserverà dall’interno delle finestre, assicura Giovanni Codeluppi, anima del borgo ritrovato, parlando di fine anno come termine per la «ripartenza». C’è di nuovo vita a Case Sottane, come fu per secoli dal Medioevo al dopoguerra. Finito il tempo dei rovi e dei crolli. L’umanità si è ripresa una rivincita sull’oblio di sé stessa, su ciò che qui è avvenuto per la fuga degli abitanti e altrove, nei luoghi delle moltitudini, per la desertificazione dei cuori. Ridare vita a queste pietre abbandonate non è guardare indietro, ma dentro di sé, alla ricerca di qualcosa che non è né antico né nuovo, ma profondamente umano. Necessario. Come il bisogno di miracoli: quando si migliora l’esistente sembra sempre che ne avvenga uno.
Case Sottane, da «missione impossibile», come all’inizio fu definito il progetto, sorride Simona Vitali, è un miracolo che si realizza. «Una storia visionaria - dirà Marcella Saccani, in un incontro dedicato a Mario Tommasini e a don Mario Prandi -. Qui Tommasini avrebbe perso la testa». Luogo in cui all’inesprimibile si uniscono sudore e passione, oltre che generosità. «La determinazione di chi l’ha voluta a tutti i costi si è tradotta anche nella capacità di far fruttare (direi anche con il proprio corpo) tutto ciò che è stato donato in denaro e in beni materiali» aggiunge Simona Vitali. Case Sottane è pietra che sta qui, a picco sulla valle dell’Ingegna, ma che vola anche altrove come idea. «Di recente è stata ospite di una bella iniziativa sulla pace a Collecchio – prosegue la giornalista -. A inizio ottobre sarà in piazza a Fidenza, per San Donnino, un momento sempre molto frequentato».
Ed è forse anche per questo senso di condivisione, di apertura al mondo «esterno» che il taglio del nastro quest’anno avviene su un sentiero liberato dalle sterpaglie. Sterrato che si tuffa nel cerreto, porta al sottostante laghetto delle libellule e dei tritoni e guarda oltre. Lo si percorrerà accompagnati da Guido Sardella, coordinatore dell’Oasi dei Ghirardi (all’interno della quale si trova questo podere), che annuncia la scoperta di altri due tipi di farfalle e altrettanti di orchidee solo nell’ultimo anno. Con lui, Franca Zanichelli, ex direttrice del Parco dell’Arcipelago toscano, entusiasta esploratrice di Case Sottane, «dove il dire e il fare convivono con congruità».
«Qui passavano bambini per andare a scuola a Porcigatone, gente che lavorava nei campi o diretta a Borgotaro» racconta Codeluppi. Strada da fare nel presente ce n’è ancora, e tanta. Un cammino reso possibile dalla generosità di chi c'è stato fin da subito. «La Laminam, la Laterlite, Munus – cita Codeluppi -, la Congregazione Case della carità, il Fondo di solidarietà Barilla, Stefania Bollati di Davines, Riccardo Fornaciari e soci dell’agenzia Reale Mutua di Parma, gli Amici di Porcigatone in festa, l’impresa di costruzioni Sgc di Paolo, Federico Zinelli, che ha messo a disposizione un preziosissimo Bobcat, e l’amministrazione comunale di Borgotaro da sempre vicina a noi». A chi preferisce stare, anziché camminare, il laico «priore» del borgo indica le sedute all’ombra delle querce madri: ognuna è dedicata a chi ha sposato la causa del miracolo. Una è per il compianto Giorgio Delsante, presidente di Munus scomparso lo scorso anno.
A lui va anzitutto il pensiero del successore Paolo Andrei. Al grazie ricevuto da Codeluppi, il presidente di Munus risponde poi con un grazie. «La nostra fondazione non potrebbe esistere, se non ci fossero esperienze come questa – replica l’ex rettore, dopo aver definito Case Sottane idea profetica -. Noi cerchiamo di ascoltare e mettere insieme». E questo pugno di case tra il cielo e il bosco sembra fatto apposta perché ci si trovi, e in sintonia. «Impossibile immaginare un incontro come questo in città – sottolinea Gabriele Ferrari, presidente dell’associazione Amici di Case Sottane, definito da Simona Vitali una delle rocce portanti del progetto -. Questo è davvero un miracolo di tante persone che si tengono per mano per realizzare ciò che sembrava un’utopia. Un’esperienza unica, ma spero spesso ripetibile». A rendere possibile il passaggio dal dire al fare, la reputazione conquistata da Codeluppi e dai suoi: a testimoniarla, l’appoggio anche della Barilla, un’azienda che ha fatto della reputazione e del legame ai territori nei quali opera il proprio valore aggiunto. «Come dire di no? - chiede Paolo Zinelli -. Quando sono stato coinvolto, sapendo le cose buone fatte da Giovanni (Codeluppi, ndr) e Gabriele (Ferrari, ndr), mi sono messo subito a disposizione».
Quale possa essere l'importanza di un’esperienza come quella di Case Sottane, comunità rurale impegnata nell’accoglienza e nell’attività sociale, lo ribadisce Barbara Lori. Parla di cura, la vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale. «Della persona, ma anche dell’ambiente, di un territorio che rischia di sgretolarsi. Per noi, in Regione, è fondamentale avere conoscenza di quello che avviene “sul campo”, per fare leggi e realizzare progetti capaci di generare positività». Che qui si respira, sostiene Stefania Mortali. «Questo è un luogo di biodiversità e di accoglienza - dice l’assessore del Comune di Borgotaro con deleghe a Turismo, Commercio, Frazioni e Animali da affezione -. Quando si viene qui, dove confluiscono tante realtà, si tira fuori il meglio di sé». Concedendosi pure il lusso di poter vantare la vera sostenibilità: ambientale, ma anche sociale ed economica, come ricorda Gabriele Canali. «Anche noi economisti – spiega il docente dell’Università di Piacenza che ha calcolato come Case Sottane, una volta ultimata, possa mantenersi senza aiuti esterni – stentiamo a quantificare il valore dei profitti sociali di queste operazioni. Ma sia chiaro: investire in questi progetti significa investire in futuro». Non male per un borgo antico, abbandonato fino a ieri.