Fidenza
Addio al palazzetto Don Bosco
Passando da via Berzieri, tanti fidentini avranno notato che sono iniziati i lavori di demolizione del palazzetto dello sport don Bosco: un altro angolo così caro al cuore dei borghigiani sta per sparire insieme a tanti cari ricordi. Un grande cartello di un'agenzia immobiliare, affisso sulla cancellata, illustra quello che sorgerà: un complesso residenziale, chiamato le Terrazze del Borgo.
Ebbene sì, il caro vecchio Don Bosco, che risale al 1965, sparirà, dopo che era stato piazzato da tempo sul mercato, da parte della Diocesi, che ne è la proprietaria. Il destino del glorioso palazzetto, dove sono passate generazioni di borghigiani, è segnato: la struttura, ormai decadente, sta per essere rasa al suolo, per lasciare spazio a due edifici. Sono ancora in tanti a ricordare quando il palazzetto era una fucina di aggregazione giovanile, con una grande palestra, il bar sottostante, la cappellina con una abitazione del parroco, per tanti anni don Felice Castellani, gli uffici. Un grande spazio per altre attività sportive, come il calcetto, praticato sino a qualche anno fa, era all’esterno. Negli anni ha ospitato partite di basket, pallavolo, ma anche veglioni di carnevale, concorsi musicali, tombolate, funzioni religiose a cura dei salesiani e tanti altri indimenticabili momenti che sono rimasti nel cuore dei borghigiani. E nella mente dello storico ex giocatore della Fulgor basket, Gabriele Rigoni, è riaffiorato il ricordo degli anni gloriosi, in cui aveva calcato il parquet del Don Bosco: «ll palazzetto Don Bosco saluta la città. La nostra palestra storica, la platea che ha visto il basket fidentino diventare grande e la pallavolo femminile arrivare addirittura in serie A, invece di essere ristrutturata e riportata agli antichi fasti, viene abbattuta insieme a tutta la sua storia gloriosa. Mi dispiace moltissimo, per me è il luogo della memoria dove sono cresciuto, vedendo giocare mio fratello Giuliano, insieme a Nico Fontanelli, Silvano Minotti, Fabrizio Martelli, Angelo Campanini e sono diventato grande, arrivando a giocare insieme a loro e alla famiglia Trevisan al completo, a Dino Longstone Pietralunga, Mauro Calzetti, Paolo Castellani Maurizio Benassi Luigi Marchignoli, per arrivare fino a Pietro Lazzari, Giordano Ferrari, Claudio Negri, una storia in cui non dimentico i tanti che hanno pure condiviso la stessa passione e quindi lo stesso luogo. Talvolta mi capita di sentire ancora le urla dei tifosi, di quelli sempre presenti, come Scudieri, Silvano Pedretti, i fratelli Menta, Bruno Aimi, Giulio Lavezzini, la Rossa, la Mariella, sento i loro consigli mentre facevo le rimesse a un passo da loro e talvolta sento ancora o lo sogno nei dormiveglia, il rumore del legno delle tribune sottocanestro che, nelle rimonte improvvise, diventavano un unico tamburo incessante che moltiplicava le nostre forze, rendendo facilmente possibili imprese sportive che parevano improbabili. Abbiamo perso ben poche partite in quel campo, ma questa non l’ abbiamo vinta. A nome di tutti i tuoi ragazzi di un tempo un abbraccio affettuoso pieno di nostalgia a te, addio nostro vecchio caro Don Bosco. Credo che questo monumento allo sport fidentino non meritasse l’ obsolescenza: gli interessi economici hanno prevalso. Grazie a te, Giordano Mori, per avermelo ricordato».