La sentenza

Processo Busitalia, l'atto finale: tante prescrizioni e due condanne

Roberto Longoni

Il processo «Busitalia-Autoguidovie» è giunto al capolinea senza toccare chissà che meta. Una bolla di sapone, ha commentato qualcuno, e così è dal punto di vista giudiziario anche se magari non proprio da quello etico. La causa che si trascinava da quasi un decennio era legata a una gara d’appalto da 289 milioni per l'assegnazione del trasporto pubblico locale in città e provincia: gara poi annullata, con relativo strascico penale di accuse che spaziavano dalla turbativa d’asta al falso ideologico e materiale, alla corruzione tra privati fino alla rivelazione di documenti segreti. È stato il tempo, con il suo scorrere inesorabile, il giudice supremo per tre ipotesi di reato su quattro in questa battaglia infinita, che ha portato in tribunale undici imputati e due aziende. Gli stessi rinviati a giudizio anni fa dal Gup. Di loro, solo due sono stati condannati.

Tredici (c’era chi doveva rispondere di più reati) le sentenze di non doversi procedere per prescrizione decise dalla presidente del collegio Paola Artusi, dopo che si era già pronunciata in tal senso nella requisitoria la pm Sara Faina. Assolto per prescrizione Mauro Piazza, difeso dagli avvocati Liborio Cataliotti e Matteo Bolsi: ex dirigente di Tep Service, Piazza era stato designato da Busitalia a diventare direttore generale una volta vinto l'appalto. Oltre alla sua, prescritte le posizioni dei componenti della commissione di gara di Smtp: Ezio Castagna (Roberto Olivieri), Stefano Cerchier (Maurizio Trevisan), Francesco Pellegrino (Roberto Olivieri); Poi, Natalia Ranza, consigliere delegato di Autoguidovie (Giuseppe Lucibello), e i vertici di Busitalia: l'ad Stefano Rossi (Riccardo Olivo ed Ernesto De Toni), e il responsabile pianificazione strategica Daniele Diaz (avvocato Guido Colella). Assolto per lo stesso motivo Renato Mazzoncini (Marco De Benedictis e Lodovico Mangiarotti), all’epoca dei fatti amministratore delegato e direttore generale di Ferrovie dello Stato, il gruppo di cui, oltre a Trenitalia fa parte Busitalia; oltre a Busitalia (Stefano Pazienza) e Autoguidovie (Lucibello).

Assolto con formula piena l’allora amministratore unico dell’appaltante Smtp (società compartecipata da Comune di Parma e Provincia) Pierdomenico Belli, («perché il fatto non sussiste») assistito dall’avvocata Maria Rosaria Nicoletti. Ritenuti invece responsabili di falso l’ingegner Raimondo Brizzi Albertelli, all’epoca dei fatti direttore generale di Smtp, e il professor Marco Allegrini, consulente tecnico incaricato di assistere la Commissione di verifica di congruità delle offerte di gara. Entrambi sono stati condannati a un anno e mezzo di reclusione, con pena sospesa, dopo che l’accusa a loro carico aveva chiesto cinque anni e mezzo. Sia gli avvocati Mario Bonati e Stefano Delsignore, legali di Brizzi Albertelli, che Filippo Bellagamba e Carlo Alessandro Vaira, difensori di Allegrini già preannunciano il ricorso in appello, una volta lette le motivazioni il cui deposito è previsto entro i prossimi 90 giorni.

Nulla dovrà infine essere versato da Busitalia né da Autoguidovie, per i cui responsabili civili Sara Faina chiedeva rispettivamente la condanna al pagamento di 420mila e di 320mila. Eventuali risarcimenti potranno essere chiesti dalla Tep, rappresentata dall’avvocato Matteo Ferroni, in sede civile. Per ora all’azienda partecipata da Comune e Provincia, che ha continuato a gestire il trasporto pubblico locale, rimane la soddisfazione di aver visto annullare dal Tar e poi dal Consiglio di Stato, la gara d’appalto del 2017 che avrebbe tolto il servizio alle «Tranvie elettriche parmensi». Già nel settembre del 2018 era stata sancita la vittoria definitiva dell’azienda e dell’ex presidente Antonio Rizzi, che aveva denunciato le troppe ombre nella gara: il suo esposto in Procura aveva avviato l’indagine. Chi aveva sbeffeggiato i vertici dell’azienda per lo «scippo» casalingo aveva dovuto ricredersi.

Più lunghi sarebbero stati i tempi per definire la parte penale della questione. Di un processo estenuante si è trattato, con il cambio di numerosi protagonisti: prima che da Paola Artusi, il collegio era stato presieduto fino alla pensione da Gennaro Mastroberardino. La battaglia di perizie e controperizie ha visto grandi nomi dell'avvocatura contrapposti alla pm Paola Dalmonte succeduta al collega Umberto Ausiello titolare dell’indagine. A Sara Faina è toccato lo sprint finale, ormai fuori tempo. Tra appello ed eventuale Cassazione. facile intravvedere la prescrizione anche per i due condannati.

Roberto Longoni