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Il quindicenne suicida, "decine di chat provano bullismo". Ispettori a scuola, i carabinieri hanno sentito i genitori. Nino D'Angelo: "Scusa se ti chiamavano con il mio nome"

I suoi genitori sono stati ascoltati dai carabinieri, mentre la sua scuola ha ricevuto la visita degli ispettori inviati dal ministro dell’Istruzione Valditara. Sono gli ultimi due capitoli della triste vicenda di Paolo Mendico, il ragazzo di 15 anni che giovedì scorso si è tolto la vita nella sua cameretta a Santi Cosma e Damiano, nel sud della provincia di Latina, poiché vittima di bullismo. Battutine sulla sua statura, sul suo fisico esile e sui suoi capelli lunghi e biondi, ma anche derisioni, umiliazioni e prese in giro andate avanti per anni, dalle scuole elementari, passando per le medie, fino ad arrivare al liceo, come denunciato nelle scorse ore dalla sua famiglia. Lo stesso istituto dove, nelle scorse ore, si sono recati gli ispettori del ministro Valditara, venuto a conoscenza di questa triste storia grazie ad una lettera inviata dal fratello del quindicenne, e che adesso la sta seguendo in prima persona. Difatti i suoi uomini hanno raggiunto la sede distaccata di Santi Cosma e Damiano dell’I.t.i. «Pacinotti» di Fondi, al fine di raccogliere tutta una serie di elementi da consegnare al direttore generale del Lazio. In mattinata, invece, la mamma e il papà del ragazzo sono stati ascoltati dai carabinieri, i quali stanno svolgendo gli accertamenti per conto della procura di Cassino, che coordina le indagini. «Ci sono decine di chat e infinite discussioni in gruppi scolastici che dimostrano tutto, oltre a quaderni con note messe e firmate da insegnanti rispetto a chiare vessazioni» spiega il fratello. Eppure, la dirigente scolastica, la professoressa Gina Antonetti, sostiene che all’istituto «non è mai pervenuta alcun tipo di denuncia da parte dei genitori di Paolo, né questi ultimi hanno mai chiesto un colloquio con me. Anzi, avevano scelto la nostra scuola proprio perchè inclusiva - spiega la preside - Illazioni su docenti indifferenti o addirittura conniventi non trovano corrispondenza da nessuna parte. Paolo si recava sempre allo sportello di ascolto della nostra scuola, ma la psicologa non ha mai rilevato situazioni tali da far scattare un protocollo di emergenza. Ciò che stanno dicendo i suoi genitori è per noi motivo di dispiacere, ma anche profondamente ingiusto. La sua era una classe caotica in cui sono emerse delle difficoltà, ma non tali da far presupporre atteggiamenti di bullismo». Secondo la preside «ci sono stati numerosi incontri di gruppo con una psicologa, oltre alla presenza di tre insegnanti di sostegno che sono abituati a lavorare sulle fragilità di tutti, non solo su quelle assegnate. Abbiamo relazioni e verbali dei consigli di classe, tanta documentazione che esibiremo a chi ce la chiederà"!. Paolo, conclude, «faceva parte della chat di classe come tutti, dove salutava e inviava sticker. Aveva partecipato alle tante iniziative, attive da anni in questa questa scuola, come tavoli contro bullismo e cyberbullismo con la polizia di Stato. Era stato rimandato in matematica, ma poi era stato promosso con un 7, e aveva anche ricevuto i complimenti della sua professoressa. Tutti i docenti e i ragazzi sono sconvolti, e non è assolutamente vero che non eravamo presenti al suo funerale: c'era l’intera classe e tutta la scuola».

Nino D'Angelo: "Scusa se ti chiamavano con il mio nome"

"Come si fa a trovare una ragione, una  spiegazione a questa cosa… Io mi sento piccolo piccolo e non so trovarla. Qual è potuta essere la solitudine che ha confuso i pensieri di questo ragazzino di nome Paolo, fino a portarlo a fare un gesto simile. Dov'eravamo noi, tutti noi che oramai sappiamo sempre poco dei nostri figli, e dov'erano le parole che avrebbero dovuto far capire agli amici di Paolo che certe cose non si possono dire, fanno troppo male, che possono uccidere un ragazzino della loro stessa età…  Perdonaci Paolo se non abbiamo saputo aiutarti e scusami se ti hanno dato il mio nome". Lo scrive sui social il cantautore Nino D'Angelo,  commentando la morte del 14enne che si è tolto la vita nei giorni scorsi a Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina.